La “Grazia” dei 100 anni… Grazia De Giovanni, una nuova centenaria a Collepasso

La “Grazia” dei 100 anni… Grazia De Giovanni, una nuova centenaria a Collepasso

27 Maggio 2024 Off Di Pantaleo Gianfreda
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Grazia De Giovanni, 100 anni

Chiamarsi Grazia, in onore della Madonna delle Grazie Protettrice di Collepasso (come tanti e tante nel paese, soprattutto nel passato), ed ottenere la “grazia” di arrivare a 100 anni, nonostante una vita di intensi sacrifici e privazioni: è quanto accade a Grazia De Giovanni, nata a Collepasso il 27 maggio 1924 ed arrivata oggi al traguardo dei 100 anni.

Con Grazia tornano ad essere quattro le persone centenarie di Collepasso, tutte donne, quasi tutte nate nel mese di maggio: la “decana” Otilia Malerba, che ha compiuto 102 anni il 9 maggio; Lucia Errico che ne ha compiuto 101 il 20 maggio e Coltura De Gabrieli, 100 anni il 1° gennaio (unica non “mascialura”).

Quando nasce Grazia, sesta di dieci figli di Cosimo e Carolina Verardi, si erano da poco svolte, il 6 aprile 1924, le ultime elezioni libere, pur contrassegnate da violenze, che porterà il fascismo al potere in Italia per un ventennio, grazie al successo, massiccio soprattutto nel Mezzogiorno e nelle isole, della Lista nazionale egemonizzata dal Fascio, che ottiene il 65% dei voti e oltre 3/4 dei seggi.

Foto giovanile

Da ragazza Grazia fa la tabacchina, come tante giovani donne dell’epoca, presso i locali dell’attuale Palazzo Baronale, adibito in quei tempi come magazzino di lavorazione del tabacco, la cui coltura era stata reintrodotta nel Salento a fine ‘800-inizio ‘900 con la diffusione delle nuove varietà c.d. “orientali” (Erzegovina, Xanthi Yakà, Perustitza). Nei primi anni ’40 si trasferisce poi a Taranto (a destra, una foto che ritrae un’elegante Grazia negli anni tarantini), dove vivono le due sorelle Tina e Bice. Vivrà per circa venti anni con la sorella Tina e l’aiuta a crescere i tre figli Franco, Tonio e Mimmo, che considerano tuttora la zia come una seconda mamma.

Grazia con i nipoti di Taranto nel giorno del suo matrimonio

Quando i nipoti sono già grandi, ritorna a Collepasso. Incontra Giorgio Rizzo, “lu Giorgi Rizzu”, camionista  doc, rimasto vedovo da alcuni anni. Si sposano il 19 settembre 1966 ad Otranto. Ad unirli in matrimonio mio zio Don Grazio Gianfreda, sacerdote collepassese e parroco della Cattedrale, al quale Giorgio e Grazia saranno per sempre legati da stima e affetto. L’anno dopo nasce la piccola Enza.

19 settembre 1966: Grazia De Giovanni e Giorgio Rizzo sposi

Non è fortunata Grazia. Dopo sei anni di felice e serena vita coniugale muore il marito e rimane vedova con una figlia di soli cinque anni da crescere e accudire.

Con la piccola Enza

Inizia per Grazia una vita difficile, piena di stenti e sacrifici. Pur di dare alla figlia una vita tranquilla e dignitosa, si dedica ad ogni tipo di attività, pur minuta. Dalle “casce te lu tabaccu” da infilzare e tomaie di scarpe da assemblare che le portano a casa alle “robe da ricamare” per alcune clienti, Grazia non si tira mai indietro pur di non far mancare niente alla piccola Enza. Scorrono lacrime di emozioni quando la figlia ricorda “l’ossu te lu pollu ca’ se rusacava la mamma” di nascosto dopo aver destinato la “polpa” solo alla sua piccola, che le chiedeva: “Mamma, ma tu perché non mangi?”, ricevendone risposte rassicuranti.

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Pur tra tanti sacrifici, difficoltà e imprevisti, Grazia riesce a crescere da sola la figlia e permetterle anche di raggiungere la maturità ed acquisire un diploma scolastico.

Sacrifici, dolori, difficoltà “scritti” e scolpiti ancora oggi sul viso centenario di Grazia, che si leggono soprattutto nel “libro” dei profondi occhi oggi rassegnati e grati a Dio, nel quale ha sempre riposto fiducia e devozione.

Rimane ancora sola Grazia dopo che l’unica figlia, a 23 anni, si sposa e si trasferisce a Milano con il “cuore spezzato” per la mamma solitaria al paese. Nel frattempo nasce Alessandro, amatissimo e unico nipote.

Quando Enza ritorna a Collepasso e rimane anche lei sola e con un figlio da crescere, mamma e figlia si ricongiungono nella stessa abitazione e Grazia, ormai già avanti con gli anni, diventa per lei la “priorità assoluta” cui dedicarsi riconoscente insieme al figlio.

La presenza dell’amatissimo ed unico nipote sembra rinvigorire e ridare nuova vita a nonna Grazia, che si dedica “anima e corpo” a lui, accompagnandolo quasi giornalmente a scuola, assistendolo nella vita quotidiana e nei suoi studi, quando la figlia è occupata al lavoro.

Ho avuto due mamme nella mia vita”, dice oggi Alessandro.

Nonna Grazia e il nipote Alessandro.
Sotto: mamma Grazia e la figlia Enza

Da anni ormai la figlia Enza si dedica a lei. “Mamma rappresenta oggi per me la priorità – dice -. Il buon Dio mi ha assegnato una missione impegnativa, cui mi dedico ormai  da  14 anni, senza lamentarmi mai di nulla, come lei stessa ha fatto con me e mi ha insegnato, donando tutta me stessa a lei e privandomi della stessa mia vita personale. Prego tanto il buon Dio perché mi dia la forza di continuare ad accudire la mamma per tutta la sua vita”.

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La dedizione della figlia permette a Grazia di vivere oggi una vita tranquilla che l’ha portata al traguardo centenario tra preghiere, letture, ricami e le permette persino di dedicarsi talora alle sue amate polpette.

Tre momenti delle giornate di Grazia: mentre legge e (sotto) mentre fa l’uncinetto e… le polpette

Grazia è una donna molto religiosa e le piace molto leggere e vedere soprattutto “ciò che è religioso”, mi dice la figlia, mentre la televisione è costantemente sintonizzata su programmi religiosi.

Due anni fa, mi dice la figlia, è riuscita a superare una delicata operazione chirurgica grazie a Santa Rita, festeggiata il 22 maggio, che sognava nel corso dell’intervento. Grata, al rientro a casa, lei e la figlia si sono messe a costruire, pietra su pietra, una piccola grotta votiva in onore della Santa.

La piccola grotta votiva dedicata a Santa Rita

Grazia è molto devota alla “Santa dei casi impossibili” e ancora oggi e ogni giorno si rivolge a lei con un’antica supplica-cantilena che, a suo dire, si tramanda nella sua casa da tre/quattro generazioni.

Anche nel ricordo di antiche suppliche e tradizioni dei nostri avi, ne riporto il testo, che così recita: “Santa Rita ssi’ bella e ssi’ pulita, tre angeli a menzu casa, ddhoi su lu lettu, la Matonna la tengu am piettu. Gesù Cristo an capitali, lu nimicu ccu’ pozza ‘ffundare, fuggi fuggi tantazzione, nnu’ me mintere eresia ma m’ha mandata lu Signore, ca’ aggiu servere Maria, e Maria m’ha ‘mprumisu, ca’ me t’ha lu paradisu ca’ nnu’ osci o crai, quando moru me lu t’hai.  Scinditi angeli santi, scinditi tutti quanti, apritime lu core ca’ ha trasire nostru Signore, iddhru trase e ieu lu chiui stamu am pace ccu’ Gesù, iddhru trase e ieu lu ‘nserru, stamu am pace pe’ l’eternu”.

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Auguri, nonna Grazia, e ad multos annos!

Pantaleo Gianfreda


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