La suggestiva celebrazione, il 19 maggio, della Domenica di Pentecoste nella Chiesa Madre

La suggestiva celebrazione, il 19 maggio, della Domenica di Pentecoste nella Chiesa Madre

26 Maggio 2024 Off Di Pantaleo Gianfreda
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Don Francesco mentre alza la Torah

Una settimana fa, domenica 19 maggio, è stata la ricorrenza della Pentecoste, la festa religiosa che celebra, cinquanta giorni dopo la Pasqua (il termine “Pentecoste” deriva dal greco antico “pentēkostḗ [hēméra]”-“cinquantesimo [giorno]”), la discesa dello Spirito Santo su Maria e gli apostoli e chiude il periodo pasquale con l’emblematico gesto dello spegnimento del cero pasquale.

Quest’anno la Parrocchia “Natività di Maria Vergine”, su iniziativa e sotto la guida del giovane e attivo amministratore parrocchiale Don Francesco Vincenti e con la collaborazione di numerosi/e parrocchiani/e, ha voluto proporre la celebrazione liturgica della Pentecoste in modo originale e suggestivo.

Una celebrazione-rappresentazione che ha coinvolto tanti/e volontari/e della Parrocchia ed ammaliato i fedeli presenti grazie all’efficace coreografia preparata da Alessandro Bardoscia e Francesca Costa sull’abside della Chiesa con colorati drappi riportanti i sette Doni dello Spirito Santo (Sapienza, Intelletto, Consiglio, Fortezza, Scienza, Pietà, Timor di Dio), la presentazione simbologica di alcuni antichi riti, la celebrazione liturgica con la lettura del Vangelo in diverse lingue, le suggestioni canore del bel coro preparato e diretto da Debora De Prezzo e le performances soliste di alcuni giovanissimi coristi.

I sette “Doni dello Spirito Santo”.
Sotto: il coro diretto da Debora De Prezzo

Preparato sin nei minimi particolari, grazie anche alla profonda sensibilità culturale e artistica di Debora, la celebrazione religiosa è assurta così ad evento pedagogico e culturale di straordinaria efficacia, che merita di essere portato alla conoscenza dei lettori.

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In apertura, mentre il corteo del sacerdote e dei due fedeli con il “Rotolo della Santa Torah del Signore” (il testo sacro dell’ebraismo) avanzava dall’ingresso della Chiesa sino all’altare, dall’alto della cantorìa venivano sparsi petali di rosa, in ricordo delle “lingue di fuoco”, rappresentazione dello Spirito Santo, che si posarono su Maria e sugli Apostoli.

E quando il sacerdote, nel corso della celebrazione, apre il Rotolo e lo innalza al cielo mostrandolo ai fedeli, nel riporlo lo cosparge con una goccia di miele, lo unge di olio di nardo e vi sparge grani di mirra e incenso, la voce in sottofondo di Debora, accompagnata da una musica melodiosa, così spiega efficacemente ai fedeli:

È il rotolo della Santa Parola del Signore, precisamente è la Megillot del libro dell’Esodo del dono della Torah, che nella tradizione ebraica è uno dei libri più importanti che vengono proclamati durante Festività particolari, tra cui la Pentecoste (memoriale del dono della legge). Attraverso il segno di questo rotolo della Parola sottolineiamo la forza della presenza del Signore che ci parla nella Sacra Scrittura e richiamiamo l’importanza dell’accoglienza del dono dello Spirito Santo, affinché possiamo annunciare le meravigliose opere di Dio. Il celebrante pone una goccia di miele sul rotolo, poiché, come leggiamo nel Salmo 118, “Le tue parole sono più dolci del miele al mio palato, o Signore”. Unge la Divina Parola con olio di nardo profumato (lo stesso profumo con cui Maria Maddalena cosparse il corpo di Cristo Morto prima che venisse deposto nel sepolcro). Anche la sposa del Cantico esulta: “Olio effuso è il tuo nome”. Sparge grani di mirra e di incenso sopra la dolce e profumata Parola del Signore, come troviamo nel Cantico: “Il mio sposo riposa con un sacchetto di mirra sul cuore”. Getta petali di rosa (simbolo dello Spirito Santo), poiché fiorisce la primavera e l’inverno non c’è più dove regna il Signore, dove la Sua Parola e la Sua Voce ci parlano”.

Miele, olio di nardo, grani di mirra e incenso

Sugli scalini dell’abside una preziosa teca (artigianalmente e minuziosamente realizzata e antichizzata da Germano De Prezzo) contiene le pergamene dell’Exultet pasquale e della Pentecoste che si aprono da sinistra a destra (simbolicamente, dal sorgere del sole al tramonto), il Vangelo del giorno in diverse lingue, il testo in greco del brano degli Atti degli Apostoli e quello in ebraico della consegna delle Tavole della Legge.

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In un contenitore cilindrico, che richiama la capsa romana, sono, invece, depositati i rotoli per i lettori che, subito dopo la lettura del Vangelo da parte del celebrante, leggono lo stesso brano del Vangelo in sei lingue, nel ricordo del “miracolo traduttivo” avvenuto nel giorno della Pentecoste, quando tutti, Giudei e Gentili, si capivano gli uni gli altri parlando ciascuno la propria lingua e gli apostoli parlano lingue a loro sconosciute ma comprensibili a tutti gli esterrefatti convenuti.

A succedersi nella lettura alcuni giovani e meno giovani lettori e lettrici: Mattia Sedile che legge il Vangelo nella lingua dei greci, Giulia Resta in latino, Giovanna Miccoli in inglese, Elisa Cazzato in francese, Matilde Calò in spagnolo e Joao in portoghese (Joao è un giovane sudamericano residente a Matino, che si sta preparando a ricevere tra pochi mesi il sacramento del Battesimo).

Mattia Sedile legge il Vangelo in lingua greca. Sotto: Giulia Resta legge in latino, Giovanna Miccoli in inglese, Matilde Calò in spagnolo, Elisa Cazzato in in francese e Joao in portoghese

Una celebrazione della Pentecoste veramente originale, intensa, suggestiva e istruttiva accompagnata da un coro superstar (costituito per l’occasione e che tutti si augurano continui nelle sue manifestazioni canore) che nelle settimane precedenti si era quasi giornalmente esercitato con assiduità ed impegno. Va rilevato che il coro, diretto da Debora De Prezzo e composto da adulti e ragazzi, si è potuto avvalere anche del prezioso contributo artistico di Gianluigi Corsano, organista della Cattedrale di Otranto, di Giuseppe Calò alla chitarra e della precedente collaborazione del giovane pianista Marco Antonazzo, assente quel giorno per impegni universitari.

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Il plauso dei fedeli presenti e i ringraziamenti finali di Don Francesco a tutti/e i/le protagonisti/e sono stati il suggello finale di una giornata religiosa e culturale di estremo interesse e rilevanza nel ricordo della Pentecoste, la cui lezione può essere ben sintetizzata anche da un punto di vista laico, oltre che religioso, da un significativo brano, che pubblico di seguito, tratto da uno dei preziosi ed istruttivi libri del latinista-grecista Ivano Dionigi, già Rettore dell’Università di Bologna.

Pantaleo Gianfreda


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