L’affetto, il rispetto, la stima, il calore e il “magone” dell’“assemblea del popolo di Dio” nel commiato a Don Francesco

L’affetto, il rispetto, la stima, il calore e il “magone” dell’“assemblea del popolo di Dio” nel commiato a Don Francesco

27 Ottobre 2024 1 Di Pantaleo Gianfreda
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Don Francesco nel suo saluto con i ragazzi/e

Una partecipata “assemblea” (parola che deriva dal greco “ἐκκλησία/ecclesìa”, da cui il termine “Chiesa”) ha riempito oggi la Chiesa Matrice di Collepasso per ascoltare la Santa Messa celebrata da Don Francesco Vincenti, rimpianto Amministratore parrocchiale della Parrocchia per due anni, trasferito a Castrignano dei Greci come Vicario (viceparroco) di quella Parrocchia.

Come nelle grandi occasioni, la Chiesa era gremita di fedeli intervenuti ad ascoltare la Messa domenicale e, soprattutto, ad onorare e salutare un uomo e un sacerdote che in soli due anni è riuscito ad entrare nel cuore di tutti (tranne poche e significative eccezioni), soprattutto dei bambini e degli anziani.

La celebrazione eucaristica è stata segnata dalla semplicità e profondità di questo prete che la comunità già rimpiange (“… ne cacciane sempre li meiu preti”, dicono in tanti, memori di quanto accadde 12 anni fa con Don Stefano Micheli e, tantissimi anni fa, oltre 60, con Don Cesare Palma), dalla sua significativa, semplice e comprensibile omelia, mentre il suggestivo coro diretto dall’eccelsa Debora De Prezzo (un coro voluto proprio da Don Francesco) accompagnava i momenti più significativi con alcuni inni, quali “L’unico Maestro” e “Sono qui a lodarti”, che sembravano un omaggio non solo a Nostro Signore, ma anche, di riflesso, al suo umile servitore celebrante.

Alla fine della celebrazione, emblematicamente, è stato proprio un gruppo di bambini a tributare, “alla Don Francesco maniera”, i saluti al sacerdote, prima di porgere un regalo da parte della comunità. I simpatici ragazzi e ragazze, infatti, da “perfetti discepoli” del loro rimpianto Maestro e Amico, hanno letto i tanti (e significativi) “proverbi della nonna” e “detti” che Don Francesco era solito intercalare nelle sue omelie, talora persino con qualche parola in griko del suo paese nativo, suscitando ripetuti e significativi applausi tra i presenti, soprattutto nei passaggi che sembravano adombrare l’umana e recente vicenda di quest’esile uomo e di questo robusto sacerdote, fedele servitore del Vangelo e obbediente alla Chiesa.

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Applausi tributati al termine della S. Messa da tutti i fedeli al momento del “commiato” dall’amato sacerdote… “commiato”… cioè, per dare a questa parola uno dei significati più belli, “un meraviglioso momento di rispetto, in cui ci si riconosce prima di separarsi, vissuto con una presenza profonda”.

“… un meraviglioso momento di rispetto” verso Don Francesco e la sua “presenza profonda”, seppur breve, nella principale comunità parrocchiale di Collepasso, che in tantissimi hanno poi voluto esprimere personalmente recandosi a salutare con un certo “magone” il giovane prete in una sagrestia affollatissima  e impenetrabile (personalmente, ho dovuto attendere quasi mezz’ora per poterlo salutare).

Certo, non una separazione definitiva, come in tanti si augurano (lo stesso Don Francesco ha invitato tutti a “passare” da Castrignano, quando lo desiderano), ma in questo profondo significato del termine “commiato” c’è il senso della giornata odierna.

Scrivi, Pantaleo… scrivi, mi raccomando… scrivi che la Chiesa era piena per Don Francesco…”, in tanti mi hanno chiesto di scrivere di questa giornata. Lo faccio ben volentieri sia perché questo sito esprime sempre la “voce dei cittadini”, che in tanti non vogliono ascoltare o talora fanno finta di ascoltare, sia perché il libero pensiero di ognuno non rappresenta (o, almeno, non dovrebbe rappresentare) solo espressione di censura o critica per altrui comportamenti, ma legittimi modi diversi di vedere gli eventi e rappresentazione di stati d’animo diversi, che sono sempre frutto di esperienze e “sensazioni” personali.

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Tra le tante e significative cose dette oggi da Don Francesco nella sua omelia c’è quel finale riferimento al “coraggio”… tra le altre, al “coraggio di manifestare la propria idea… coraggio deriva da ‘cuore’ per cui solo le persone che hanno un cuore riescono a manifestare la propria idea…”.

Attorno al trasferimento di don Francesco e alla raccolta di firme in suo favore (oltre 900 con altre pervenute dopo l’invio delle prime alla Curia) si sono create molte e artificiose polemiche. Forse, al di là delle umane “pecche” di ognuno di noi, alcuni (pochi, per la verità) non hanno gradito questo sacerdote dotto e libero (libero perché dotto), attivo nella pastorale, presente nel sociale, aperto alla società, “permeato” dal Vangelo (“Lasciate che i piccoli vengano a me”… e lui ha aperto le porte della Chiesa a tutti i “piccoli” della società, in primo luogo ai bambini/e), ubbidiente alla sua Chiesa ma non prono al potere (come spesso era uso nei preti di una volta… molti ancora non comprendono la “diversità” dei giovani preti). Qualcuno ha osato persino parlare di “strumentalizzazioni politiche”. Certe clamorose assenze istituzionali odierne (e precedenti) hanno fatto capire a tutti da quale parte derivavano e derivano le vere “strumentalizzazioni” e le “cattiverie” di chi non gradisce uomini e donne (e preti) liberi e coraggiosi, veri maestri di fede e di vita.

Permettetemi un’ultima annotazione, cogliendo gli umori di tanti fedeli e semplici cittadini.

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Tutti conoscono la mia profonda stima e devozione verso l’attuale Arcivescovo di Otranto, del quale io rispetto e tutti noi rispettiamo le autonome decisioni. Ciò non mi impedisce, però, facendomi anche interprete di un pensiero corrente, di porre a Padre… dico “Padre”… Francesco Neri una semplice domanda: perché ascolti anche tu solo “scribi e farisei” e non ascolti e dialoghi né concedi udienza al “popolo di Dio” che così numeroso e rispettoso ti ha rivolto, sottoscritto e inviato da un mese e mezzo una “Lettera aperta” non per contestare le tue decisioni, ma solo per capire, dialogare e confrontarsi?!? Nella Chiesa di Papa Francesco il dialogo è diventato valore vero… e un dotto francescano, discepolo del Poverello d’Assisi e di Don Tonino Bello, non può – lo dico con rispetto – non comprendere che il “popolo di Dio” che ha il “coraggio” di scrivere ed esprimere i propri sentimenti al suo Vescovo merita rispetto e ascolto.

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Nei prossimi giorni (il 30 e il 31 ottobre) l’Arcivescovo sarà a Collepasso (ci è stato già in altre occasioni)… non ritiene che questa può essere l’occasione per incontrare una rappresentanza dei firmatari di quella “Lettera aperta”? Immutabili rimangono stima e rispetto per il nostro Vescovo, ma tutti attendiamo da lui un “segno”.

Stima e rispetto che oggi in centinaia hanno voluto dimostrare a Don Francesco, ubbidiente al suo Vescovo e alla sua Chiesa, uomo tra gli uomini, ma anche “sacerdos magnus qui placuit Deo” e, aggiungo, “hominibus” (“grande sacerdote gradito a Dio” e agli “uomini”)!

Un grande e caloroso abbraccio, Don Francesco!

Pantaleo Gianfreda

 


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