L’angoscia e la tristezza di Collepasso per la morte di un altro giovane. Don Antonio Tondi: “L’amore che Davide ha dato e ha ricevuto non avrà mai fine”

L’angoscia e la tristezza di Collepasso per la morte di un altro giovane. Don Antonio Tondi: “L’amore che Davide ha dato e ha ricevuto non avrà mai fine”

23 Settembre 2024 0 Di Pantaleo Gianfreda
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Una bellissima immagine di Davide Pellegrino

Un senso di profonda angoscia sembra aver avvolto la nostra comunità.

Nell’arco di circa un mese due nostri giovani sono andati via. Per sempre. Nell’eternità.

Un mese fa il 23enne Giuseppe Russo… oggi il 28enne Davide Pellegrino.

La comunità sembra incredula. Attonita. Angosciata. Smarrita.

Quando ieri mattina mi è stata data la triste notizia della sua morte, ho pianto e poi ho elevato il mio pensiero incredulo di uomo a Dio: Perché Signore? Ti avevamo pregato a lungo, abbiamo sperato in un tuo miracolo, perché il tuo silenzio?”: questa intensa e personale testimonianza di Don Antonio Tondi, nell’odierna e toccante omelia funebre per l’amico Davide, esprime il “sentire” diffuso di tutta la comunità.

Smarrimento. Impotenza. Sofferenza. Inquietudine. Angoscia. Dei familiari, prima di tutto. Ma anche di tante persone, amici, giovani, ragazzi, semplici cittadini. Di tanti genitori, madri e padri, nonni, persone adulte e anziane che forse si chiedono, come io mi chiedo… “perché i giovani… e non noi?!?”.

A distanza di appena un mese, è toccato ancora una volta ad un giovane sacerdote, che di fronte a questi eventi si percepisce già “vecchio” con i suoi 35 anni, esprimere i sentimenti di una comunità e cercare di indicare la strada della speranza nella fede, nella carità, nell’amore.

L’arrivo della bara di Davide e (sotto) l’entrata e l’uscita dalla Chiesa

Davide sarà sempre con noi. Davide è vivo, e noi lo incontreremo vivo ogni volta che sceglieremo la strada della vita. La strada del bene, della luce, della bellezza. Soprattutto la strada dell’amore vero. … L’amore che Davide ha dato e ha ricevuto non avrà mai fine”, ha detto Don Antonio.

Davide era bello, buono, affettuoso, empatico, attivo, ardito. Lo si leggeva sul suo viso. La sua mamma, oggi “mater dolorosissima”, ne era “innamorata”… come lo erano il padre, la sorella, la fidanzata, i tanti amici.

Il cugino Andrea, nel suo intervento in Chiesa, e l’amico Cristiano, nell’intervento sul sagrato della Chiesa, hanno espresso in modo semplice e intenso la figura di questo “ragazzo gentile”.

L’intervento del cugino Andrea in Chiesa e (sotto) quello dell’amico Cristiano sul sagrato della Chiesa

Davide era coraggioso, intrepido, audace.

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Quando, un maledetto giorno, ha incontrato sulla sua strada Golia, ha impugnato arditamente la “fionda”.

Ha lottato “con audacia e forza”, come Davide nel racconto biblico, per abbattere un gigante, un “mostro” assai più temibile e terribile del Golia biblico. Lo ha persino sfidato. Quando il “mostro” ha cominciato ad insinuarsi nel suo giovane corpo, ha continuato a studiare, a vivere con intensità e spensieratezza la sua vita.

Si è persino laureato. In Ingegneria Meccanica, una Facoltà impegnativa, e da due anni lavorava con una primaria azienda automobilistica.

Davide con mamma Nadia il giorno della laurea

Poi ha dovuto cedere. Non ce l’ha fatta contro un “mostro” terribilmente forte e invincibile.

Quando ieri mattina si è diffusa la voce della scomparsa di Davide, un senso di angoscia si è diffuso nella nostra comunità, seppur fossero note le sue condizioni di salute. L’angoscia di una comunità che vede non solo partire i suoi giovani per altri lidi da cui, almeno periodicamente, possono ritornare, ma, soprattutto, per giovani che sprofondano nelle irreversibili oscurità della morte o, per chi ha fede, nella “vita altra” che rende eterni e felici al cospetto dell’Altissimo.

La Chiesa Cristo Re oggi era ancora una volta piena di tante persone di tutte le età, “gementes et flentes in hac lacrimarum valle”-“gementi e piangenti in questa valle di lacrime”, come recita il “Salve Regina”… “gementi e piangenti” con grande dolore, ma in silenzio e con dignità, come Nadia e Danilo, i genitori, Chiara, la sorella, Olga, la fidanzata, i familiari, gli amici, i tanti presenti.

Davide con i genitori Danilo e Nadia e la sorella Chiara

Mentre la salma di Davide lasciava la Chiesa, anche il Cielo, più in là verso il cimitero, versava lacrime, mentre, benigno, preservava dalla pioggia gli affranti genitori e familiari oggetto della solidarietà e delle condoglianze di una lunga fila di persone strette solidali attorno a loro… e verso il cielo nuvoloso volavano poi i bianchi palloncini degli amici.

Di fronte a questa grande solidarietà, oggi, ha detto don Antonio, Davide “è diventato figlio di tutta la comunità” e così ha voluto, da giovane a giovane, salutarlo: “… con la certezza di ritrovarci, parafrasando le parole della canzone Pastello Bianco, non ti darò un addio perché suona troppo serio, ma dirò bye-bye”.

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Il testo integrale dell’omelia di Don Antonio

“Un fiore cade senza far rumore

Senza colpa né dolore

Senza chiedersi perché”.

Con queste parole di Francesco Gabbani, nella canzone Foglie al gelo, vorrei iniziare questo saluto rivolto a Davide e alla sua famiglia.

Nel silenzio e senza far rumore, infatti, Davide, ragazzo gentile, è entrato nell’eternità.

Mai come in queste occasioni sento la responsabilità del mio essere sacerdote e la mia inadeguatezza davanti ad un mistero così grande come la morte di un giovane.

Da quando Nadia, la sua amata mamma, mi ha raccontato del percorso difficile che Davide, in questi anni, stava percorrendo, non ho fatto altro che pensare, ogni giorno, a lui: preghiera, supplica e speranza sono stati i sentimenti che hanno riempito il mio cuore. Quando ieri mattina mi è stata data la triste notizia della sua morte, – ve lo dico sinceramente – ho pianto e poi ho elevato il mio pensiero incredulo di uomo a Dio: Perché Signore? Ti avevamo pregato a lungo, abbiamo sperato in un tuo miracolo, perché il tuo silenzio?

Don Antonio nel corso dell’omelia funebre

E siamo ancora qui per parlarti, o Signore, di Davide e per innalzare il nostro perché per la sua morte. È lo stesso grido di Cristo sulla croce: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”. Anche il nostro Dio ha vissuto in sé stesso il dolore più grande, la morte ingiusta e questo, non per esaltare la morte, ma per redimerla, per farla diventare un passaggio verso la vita eterna. Quel Venerdì Santo, però, non si è concluso con una sconfitta. Gesù ha vinto la morte per sempre. Senza la morte e la risurrezione di Cristo la nostra morte sarebbe stata davvero una fine assurda; per mezzo suo essa diventa una nuova nascita: oggi Davide, per i meriti di Cristo, è nato al cielo.

Davide è con Gesù, e se Gesù è con noi, Davide sarà sempre con noi. Davide è vivo, e noi lo incontreremo vivo ogni volta che sceglieremo la strada della vita. La strada del bene, della luce, della bellezza. Soprattutto la strada dell’amore vero. Quell’amore vero che Davide ha vissuto pienamente ed in modo speciale ha sperimentato all’interno della sua famiglia a cui era legatissimo.

Davide è stato un testimone esemplare di questo amore, un amore dato e ricevuto.

Anzitutto dato: chiunque lo incontrasse riceveva da lui un sorriso, la luce dei suoi occhi trasmetteva la gioia della vita, la sua educazione e la sua tenerezza, l’amore per le cose belle, per il mare, per le moto, per lo sport. Allo stesso tempo, ha mostrato questo amore nell’audacia e nella forza con cui ha lottato fino in fondo. Nonostante la sofferenza di questi anni e le varie prove e cure che ha affrontato, Davide non ha smesso mai di studiare, raggiungendo peraltro risultati eccellenti, e poi ha lavorato con passione e impegno.

E poi amore ricevuto: da papà e mamma che hanno tentato l’impossibile, nel vero senso della parola, per trovare una soluzione a questa terribile malattia, dai nonni, dagli amici, dalla sorella Chiara e dalla fidanzata Olga che non lo hanno mai lasciato solo, lo hanno accudito, custodito, si sono prese delicatamente cura di lui, nel corpo e nello spirito.

L’amore che Davide ha dato e ha ricevuto non avrà mai fine. Sembra questo il commento più bello alla sua vita. Non solo non finisce il bene che ha fatto, la carità donata rimane in chi l’ha ricevuta e continua a fare il bene. Per l’amore condiviso il cammino di Davide non è terminato, non si è spento, ma continua a vivere nella forza dell’amore eterno di Dio. Come scrive sant’Agostino: “Non si è spento l’amore che egli nutriva e nutre ancora per noi, ma è custodito in uno scrigno prezioso ed è nascosto con Cristo nel Signore”.

Concludo dandoti un caro saluto, Davide. Ti ho incontrato in un tiepido giorno di aprile di qualche anno fa, ti ho preso a cuore grazie ai racconti innamorati della tua mamma, ti ho fatto diventare parte della mia vita, oggi, ti dico che sarai per me un esempio di vita, un testimone umile, silenzioso ma potente del Vangelo di Cristo. Per questo, con la certezza di ritrovarci, parafrasando le parole della canzone Pastello Bianco, non ti darò un addio perché suona troppo serio, ma dirò bye-bye.

Una bella foto del 2017 di Davide con il suo cane

Bye bye, Davide!

Pantaleo Gianfreda


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Pantaleo Gianfreda
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