Parlamento Europeo: il voto in Europa conferma l’alleanza Popolari-Socialisti-Liberali. In Italia (e a Collepasso) vincono FdI e Pd

Parlamento Europeo: il voto in Europa conferma l’alleanza Popolari-Socialisti-Liberali. In Italia (e a Collepasso) vincono FdI e Pd

10 Giugno 2024 Off Di Pantaleo Gianfreda
Spread the love

Il risultato delle elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo, svoltesi nei 27 Paesi aderenti all’Unione Europea, ha confermato l’alleanza tra Popolari, Socialisti e Liberali, che mantengono la maggioranza nel Parlamento ed hanno la possibilità di esprimere il Presidente della Commissione Europea.

In Italia il voto ha premiato i due principali partiti di governo e di opposizione: Fratelli d’Italia da una parte e Partito Democratico dall’altra.

C’è stato un certo spostamento dell’elettorato europeo verso il variegato mondo delle destre e la maggioranza di centro-sinistra, saldamente confermata nel Parlamento, rischia di essere fortemente condizionata dall’altra “gamba” del governo europeo. I complessi meccanismi del governo europeo, infatti, si reggono su “due gambe”: la Commissione e il Consiglio. Quest’ultimo, che riunisce tutti i Capi di Stato o di Governo, è, infatti, l’Organo politico all’interno del quale sono assunte le decisioni più importanti, che il Parlamento viene poi chiamato a ratificare.

Come è noto, l’Unione Europa sin dalla sua nascita si regge sull’asse tra Francia e Germania, i due Paesi più importanti dell’Unione, che, alleandosi ora con l’Italia ora con altri Paesi (la Spagna del socialista Sànchez e, più recentemente, la Polonia del popolare Tusk), ha sempre determinato le scelte fondamentali dell’Europa, compresa quella guerrafondaia più recente (e, dal mio punto di vista, scellerata) del presidente francese Macron circa il possibile utilizzo di armi dei Paesi europei sul suolo russo e di soldati degli eserciti nazionali europei nella guerra russo-ucraina.

Questo asse tradizionale appare oggi ridimensionato e fortemente indebolito. I governi dei due principali Paesi europei escono, infatti, clamorosamente sconfitti dal voto dei loro cittadini. L’ondata di destra ha colpito soprattutto questi due Paesi, dove hanno stravinto i partiti della destra radicale: quello della Le Pen in Francia, che ha doppiato il partito di Macron, e quello neonazista in Germania, dove i due partiti ora al governo (Socialdemocratici e Verdi) si sono posizionati al terzo e quarto posto. Macron ha già sciolto il Parlamento francese ed indetto nuove elezioni a luglio e, nel malaugurato caso di vittoria della Le Pen, si potrebbe creare un nuovo ed inedito scenario sull’intero assetto del governo europeo.

LEGGI ANCHE  Don Claudio smentisce la sua vincita milionaria

Il voto di questi giorni apparirebbe, pertanto, interlocutorio a causa di questi complessi meccanismi che regolano le Istituzioni europee, dove il Parlamento, pur avendo una funzione importante e pur essendo l’unico organismo eletto direttamente dai cittadini, ha un ruolo secondario o al più di cogestione del governo europeo, essendo il Consiglio (che rappresenta i Governi) e non la Commissione (nominata dal Parlamento eletto con il voto popolare) a determinare e decidere le scelte strategiche fondamentali per l’Europa.

Il cammino verso l’effettiva democratizzazione ed integrazione dell’Europa appare ancora lontano ed irto di ulteriore difficoltà, alla luce anche delle affermazioni di partiti sovranisti nazionali (di destra e di sinistra) al governo in alcuni Paesi. Non si riesce ancora a capire se queste elezioni rappresentano una continuità, una transizione o una svolta rispetto ai precedenti decenni. I prossimi mesi saranno decisivi a sciogliere questi nodi. Certo è che, nonostante i passi avanti fatti sul terreno della democrazia rappresentativa, è un dato di fatto che il Parlamento europeo sia tuttora un organo, seppur democraticamente eletto, “dimidié”, dimezzato nel suo ruolo e, di conseguenza, lo è il voto dei cittadini che lo eleggono. Sino a quando non si deciderà a dare all’Europa un vero assetto istituzionale democratico, unitario o federale, in cui a decidere ed incidere realmente e “strutturalmente” siano i cittadini con il loro voto e non i governi con i loro momentanei equilibri politici, l’Europa rimarrà una chimera e non riuscirà mai a superare lo stato di oggettiva debolezza nel confronto con i “giganti” politici, economici e demografici del Pianeta (Stati Uniti, Cina, Russia, India).

Fatta questa doverosa premessa, veniamo in Italia, dove si è recato al voto meno della metà degli elettori, il 49,69% degli aventi diritto (sette punti meno delle Europee 2019) e l’astensionismo, ancora una volta il vero “primo partito” italiano, è stato mitigato solo dal contemporaneo svolgimento delle elezioni amministrative in oltre 3mila Comuni e di quelle regionali in Piemonte.

LEGGI ANCHE  “Giocando a Burraco… Sosteniamo Telethon” (domenica 16 dic., ore 17, locali Parrocchia Cristo Re)

La scelta della Meloni e della Schlein di radicalizzare attorno a sé il dibattito e lo scontro ha evidentemente pagato. Forse unico governo di un Paese europeo a non essere penalizzato dal voto dei cittadini, la Meloni ha “giocato pesante” pur di conquistare la palma di primo partito italiano con il 29% circa dei voti. Un risultato che all’apparenza appare clamoroso, ma che in realtà è assai inferiore rispetto a quello dei primi partiti nelle precedenti Europee (nel 2019 la Lega fu il primo partito con il 34,3% dei voto, nel 2014 la “palma” toccò al Pd di Renzi con il 40,81% e nel 2009 al PdL di Berlusconi con il 35,26%). È notorio, infatti, che i cittadini seguono spesso l’onda elettorale sulla scia del leader o del partito di turno sulla “cresta dell’onda”.

Buono anche il risultato del Pd, principale partito di opposizione, che la “cura” della vivace Schlein sta pian piano rianimando. Il Pd ottiene oltre il 24% riportandosi in linea, a parte l’eccezionale risultato del 2014, con i risultati delle precedenti Europee (22,7% nel 2019 e 26,12% nel 2009), ma nel Mezzogiorno diventa il primo partito.

Il M5S del buon Conte, invece, dimezza quasi i suoi voti rispetto al 2019, quando aveva ottenuto il 17,1% (il 21,1% nel 2014), e si porta sul 10%.

Nello scontro tra Forza Italia e Lega, prevale per pochi decimali la prima, che si porta sul 9,6%, mentre la seconda va al 9,00%.

Molto positivo il risultato di AVS (Alleanza Verdi e Sinistra), un piccolo partito che sfiora oggi il 7,00% grazie alle coraggiose candidature di Ilaria Salis e Mimmo Luca, ambedue eletti, e di altri prestigiosi esponenti della sinistra e dell’ambientalismo.

Dulcis in fundo, i “due galli” del c.d. “centro riformista”, Renzi e Calenda, vengono mandati ambedue “allo spiedo” dagli elettori, proprio come i “polli di Renzo” (guarda caso! … “nomen omen”?!?), e non ottengono il quorum del 4% per avere propri rappresentanti al Parlamento europeo. Chissà che in quell’area non si apra finalmente una riflessione seria e si ridimensionino i “sogni di gloria” perseguiti in questi anni e puntualmente smentiti dal voto popolare. Ce lo auguriamo, perché in effetti tutto il variegato mondo che si oppone all’attuale destra al governo (sinistra riformista e radicale, M5S, cattolici e liberali democratici, associazionismo, ecc.) in queste elezioni raggiungono insieme oltre il 50% dei voti.

I risultati delle elezioni europee a Collepasso (cliccare sull’immagine per ingrandire)

I risultati di Collepasso

A Collepasso sembra un dejà vu rispetto alle precedenti Europee, con l’aggravante dell’ulteriore crollo della partecipazione dei cittadini al voto, che passa dal 43,26% del 2019 all’attuale 36,68%. Ha votato un cittadino su tre e sono stati premiati i partiti maggiormente strutturati, come il Pd, o che hanno subito l’onda del momento dell’“effetto Meloni”, come FdI (a fine articolo i risultati completi, incluse le preferenze ai singoli candidati).

LEGGI ANCHE  Due Sindaci. Due-tre Tangenziali. Tanti interessi

Secondo copione, primo è il partito attualmente “sull’onda”, cioè Fratelli d’Italia, che prende 780 voti, pari al 41,36% (nel 2019 fu la Lega con il 29,81% e 694 voti) e va oltre il raddoppio rispetto al 2019 (363 voti, pari al 15,59%).

Segue il Partito Democratico che mantiene il suo tradizionale elettorato con qualche leggero miglioramento: ottiene il 25,24% pari a 476 voti (nel 2019 ne aveva ottenuti 467, nove in meno, pari al 20.06%).

Risultato negativo, invece, per il M5S, che va leggermente oltre il risultato nazionale e si attesta sul 10,07%, pari a 190 voti (nel 2019 aveva ottenuto 401 voti, pari al 17,23%).

La Lega e Forza Italia si attestano sul 7%: 7,42% la prima, 7,10% la seconda.

Il resto dei partiti in lizza ha raccolto a Collepasso consensi irrisori che vanno dal 2,44% di AVS allo 0,27% del Partito Animalista.

È tutto… la parola e la riflessione ora ai cittadini e ai partiti!

Pantaleo Gianfreda

Per conoscere risultati definitivi e preferenze a Collepasso cliccare su

Elezioni Parlamento europeo 2024

 


Spread the love
author avatar
Pantaleo Gianfreda