Un’antica tradizione proposta nella Veglia pasquale della Chiesa Madre: l’“Exsúltet” cantato e miniato su un rotolo di pergamena di 7 metri
1 Aprile 2024I numerosi fedeli presenti alla Veglia pasquale (“la veglia madre di tutte le veglie”, secondo Sant’Agostino) presso la Chiesa Madre hanno potuto assistere e partecipare quest’anno ad un evento di straordinario interesse storico e culturale, oltre che religioso.
Dopo l’accensione del cero pasquale (simbolo della vittoria della luce sulle tenebre) da parte del parroco Don Antonio Russo, la processione dall’ingresso della Chiesa sino al Presbiterio e l’accensione dal cero pasquale di piccoli ceri da parte di tutti i fedeli presenti, Don Francesco Vincenti, l’attivo e dotto amministratore parrocchiale che assisteva il parroco nella celebrazione, ha proclamato e cantato il “preconio pasquale” a tutti i fedeli presenti riproponendo un’antica tradizione medioevale.
Il “Preconio pasquale” (dal latino “praeconium”, “annuncio, proclama”) è l’annuncio solenne con cui il sacerdote proclama la vittoria della luce sulle tenebre, annuncia la Pasqua con la risurrezione di Cristo e invita tutta l’assemblea dei fedeli a gioire per il compiersi della profezia del mistero pasquale.
Il “preconio pasquale” ha inizio, infatti, con la parola “Exsúltet … Esulti…” (“Exsúltet iam angélica turba cælórum: exsúltent divína mystéria” … “Esulti il coro degli angeli, esulti l’assemblea celeste: un inno di gloria saluti il trionfo del Signore risorto…”), una parola che anticamente dava il nome ai rotoli di pergamena su cui tale inno era scritto. Nel lontano Medioevo, soprattutto tra il X e XIV secolo, l’“Exsultet” veniva, infatti, scritto su un lungo rotolo di pergamena che il sacerdote faceva scorrere dal pulpito mentre ne leggeva o cantava il contenuto.
È proprio questa antichissima tradizione che è stata presentata ai fedeli, per la prima volta nella storia della Parrocchia “Natività di Maria Vergine”, con l’annuncio pasquale del canto dell’“Exsúltet” da parte di Don Francesco, grazie alla pazienza e alla sapienza artistica di una parrocchiana, Debora De Prezzo.
Debora, alla stregua degli antichi monaci amanuensi, ha riportato su un rotolo, lungo sette metri e largo 42 centimetri, l’inno sul pentagramma e immagini miniate dell’“Exsúltet” cantato da Don Francesco.
L’idea del rotolo per questa Veglia pasquale, dice Debora, che è anche provetta musicista ed ha accompagnato con l’organo della Chiesa il canto del sacerdote, “è nata per far rivivere un’atmosfera medioevale, in cui la melodia ciclica, il canto, il movimento circolare impiegato nel gesto dello srotolare, le luci delle candele, l’aria satura d’incenso hanno il potere di creare, anche emotivamente, un coinvolgimento in crescendo dell’assemblea, che entra in sintonia con il mistero che si celebra. Tecnicamente il rotolo è stato realizzato stampando su carta antichizzata e in formato A3 lo spartito con relativo testo in italiano dell’“Exsúltet”, così come riportato sul messale romano. Le immagini che riassumono quanto è stato cantato raffigurano in sequenza: la “E” di un codice miniato di “Exsúltet”, il coro degli angeli, il passaggio attraverso le acque del Mar Rosso, alcune scene del ciclo di affreschi di Giotto della Cappella degli Scrovegni a Padova (Crocifissione e Risurrezione di Gesù), il cero pasquale 2024. I fogli sono stati rilegati, è stato aggiunto un bordo in stoffa che richiama gli antichi rotoli e il tutto è stato fissato su due supporti in legno, che permettono di arrotolare e di srotolare l'”Exsultet“”.
Un lavoro pregevolissimo che solo menti e mani sopraffine potevano realizzare “ad maiorem Dei gloriam” e “ad maiorem populi Dei gloriam”… ma si sa, Debora è “figlia d’arte” (il padre Germano, notissimo per i suoi presepi e non solo, ha esposto nell’altra Parrocchia, la Chiesa “Cristo Re”, una sua opera con cui ha rappresentato il tempio di Erode, sette stazioni e il Golgota), oltre che donna di stile e di grande preparazione e sensibilità culturale e musicale.
I rotoli preparati da Debora erano formati da più fogli di pergamena cuciti insieme. Essi volevano richiamare i papiri dell’antichità. Storicamente, nel Meridione la loro diffusione era legata alla conoscenza dei riti greco-orientali, grazie alla presenza dei monaci basiliani, monaci greco-bizantini che prima dell’anno 1000 si erano rifugiati nell’Italia meridionale portando con sé tutte le loro sacre icone e fuggendo dalle persecuzioni dell’imperatore bizantino Leone III Isaurico, che nel 726 aveva emanato un editto con il quale ordinava la distruzione delle immagini sacre e delle icone in tutte le province dell’Impero.
Bisogna aggiungere che la caratteristica storica di questo strumento di divulgazione religiosa sta nel fatto che il testo è scritto nel senso di lettura del lettore, mentre le immagini miniate che precedono ciascuna “quartina” sono incise o dipinte sullo stesso lato del rotolo, ma nel verso opposto a quello della parte scritta. In tal modo, mentre la pergamena veniva fatta scorrere giù dal pulpito, anche i fedeli che non conoscevano il latino potevano seguire la storia vedendo le illustrazioni. Proprio come è avvenuto nella straordinaria sera del 30 marzo della Veglia pasquale nella Chiesa Madre di Collepasso.
L’“impaginazione” effettuata da Debora è stata, pertanto, molto impegnativa e particolare, ma ha prodotto i suoi effetti agli occhi dei fedeli che assistevano curiosi e partecipi allo srotolare del rotolo e delle immagini miniate mentre Don Francesco (senza stonatura alcuna) cantava l’inno dell'”Exsùltet“.
Non possiamo che congratularci con la Parrocchia, in particolare con il dotto e attivo Don Francesco, ma soprattutto con la bravissima Debora per quest’opera certosina e superlativa che ha permesso la riproposizione di antichi e suggestivi riti religiosi pasquali del Medioevo.
Congratulazioni, bravissima Debora!
Pantaleo Gianfreda
Che bella iniziativa! Grazie Debora, grazie don Antonio e grazie don Francesco per aver portato alla luce questo antico rito pieno di sacra spiritualità. In questo momento storico così intriso di egocentrico individualismo e di superficiale apparenza, riscoprire le antiche radici non può che aiutare l’umanità attraverso lo spirito a essere più umana.
Rosalba