
Comunità partecipe e Chiesa gremita per l’ultimo saluto a Sabina, una donna di “cura e sorriso” ha detto don Antonio nella sua omelia
11 Marzo 2025Anche il tempo stamattina era triste e cupo. Come la Chiesa Cristo Re gremita verso mezzogiorno all’inverosimile di fedeli, familiari e amici per rendere l’ultimo saluto a Sabina, la giovane donna scomparsa l’altro ieri in un ospedale di Roma per un male incurabile e tornata nel grembo della sua famiglia e della sua comunità nella prima mattinata odierna.
Dal cielo di nuvole grigie e nere scendevano ogni tanto anche gocce di pioggia, come le tante “gocce” di pianto che scorrevano lente e silenziose, alcune impetuose e invisibili nell’intimità dei cuori, sui volti di familiari, amiche e conoscenti che ancora non si arrendono all’idea che quella figlia, moglie, madre, sorella e amica così amabile e socievole, talora travolgente, non ci sia più.
“Vedi, Pantaleo”, mi diceva dopo i funerali una madre di famiglia, “quanta gente c’è stata in Chiesa per una donna così semplice e amata come Sabina? Non è sufficiente essere qualcuno per avere tanta gente attorno a sé, basta semplicemente essere benvoluti!”.
Ha ragione quella signora. Sabina era benvoluta da tutti perché voleva bene a tutti e a tutti donava il suo sorriso, le sue risate e, quando necessario, la sua cura.
“Cura e sorriso” sono state le sue caratteristiche, come ha evidenziato il giovane e amato parroco don Antonio Tondi nella sua omelia nel corso della S. Messa celebrata insieme al ritrovato e indimenticabile don Francesco Vincenti, che non ha voluto mancare all’ultimo appuntamento con Sabina, e con l’assistenza del diacono Michelangelo Bevilacqua di Monteroni, antico amico e collega di lavoro in quel di Gallipoli.
Un rito mesto, silenzioso, partecipato con grande dignità e dolore e con intenso senso di solidarietà e vicinanza ai due figli Anastasia e Andrea, al marito Lorenzo, ai genitori Cosimo e Antonia, alle sorelle Loredana e Chiara e a tutti i familiari.
Il ricordo di don Antonio è stato semplice e profondo, come sempre nelle sue omelie, e mi piace riportarne alcuni passaggi più significativi.
“Vorrei riassumere l’esistenza terrena di Sabina con due parole – ha detto don Antonio -. Due parole che sono verificate dalle vostre esperienze personali.
Cura e sorriso.
Anzitutto la cura. A tutti e in qualsiasi momento, Sabina ha manifestato la sua presenza rendendosi disponibile per qualsiasi circostanza. Lo ha fatto, in primo luogo, con la sua famiglia, ha accompagnato i suoi amati figli in tutti i passaggi della vita e continuerà a farlo in un modo totalmente diverso. Ha manifestato questa cura verso il prossimo. Per alcuni anni ha collaborato attivamente all’accompagnamento dei bambini e dei ragazzi nel Grest estivo e nelle attività oratoriali. È stata una donatrice di sangue per l’associazione Fidas. Lo ha fatto fino a quando le è stato possibile, perché aveva a cuore la vita degli altri, specialmente degli ammalati. Sabina, inoltre, si è impegnata per la cura degli animali, con un occhio particolare per i cani e i gatti abbandonati.

Don Antonio e don Francesco benedicono e poi (sotto) accompagnano all’uscita della Chiesa il feretro di Sabina
La seconda immagine che ci ricorderà per sempre Sabina è quella del suo bellissimo sorriso. In queste ore, i suoi tantissimi amici hanno riempito Facebook di foto insieme con lei. Tante foto, tutte diverse eppure con un denominatore comune: il suo sorriso splendente. Soprattutto mi ha colpito il fatto che, nonostante la sofferenza e la malattia, non ha mai perso il sorriso. Un sorriso frutto della serenità interiore e della pace che aveva raggiunto. Nei colloqui, avuti con lei nel corso di quest’ultimo anno segnato dalla malattia, ho ammirato nei suoi occhi una pace profonda, vera e nelle sue parole tanta speranza e fiducia. Vi confido che quando usciva dal mio ufficio, il suo sorriso e i suoi occhi mi rimanevano impressi a lungo.
Due pensieri conclusivi.
Vorrei rivolgere un invito alla famiglia di Sabina, un invito a non aver paura di pronunciare il suo nome. Un invito che rivolgo soprattutto ai suoi figli. Quando avrete bisogno di qualcosa, in questi giorni e in futuro, non abbiate paura di chiamare la mamma, perché la mamma è sempre la mamma, anche in Paradiso. Non vi risponderà la sua voce né la sua presenza fisica, ma verrà da voi il suo amore, ora eterno in Dio, che vi sorregge e vi darà forza.
Rivolgo un invito alla mia comunità cristiana – ha poi concluso il giovane parroco, amico di Sabina -. È necessaria la cura da parte della comunità cristiana, cura che trae la sua origine dalla fede, in queste situazioni. È certamente importante affidare le persone colpite da lutti così gravi a Dio nella preghiera, ma è indispensabile che la fede si concretizzi anche in una vicinanza, in un essere a fianco di questa gente. La comunità cristiana è importante qui. Occorre esserci con tanta discrezione, dire una parola buona e fare una carezza, come diceva San Giovanni XXIII, passare per un saluto o per scambiare qualche parola, essere a disposizione per quello che serve. Questo è il Vangelo, la promessa di vita buona a cui tutti siamo chiamati”.
Che aggiungere altro?!?
Ciao, Sabina!
Pantaleo Gianfreda