“Don Grazio Gianfreda e il “mosaico universale” di Otranto”: saggio di “Dialoghi Mediterranei” sulle opere del colto sacerdote scomparso il 4 gennaio 2007

“Don Grazio Gianfreda e il “mosaico universale” di Otranto”: saggio di “Dialoghi Mediterranei” sulle opere del colto sacerdote scomparso il 4 gennaio 2007

4 Gennaio 2025 0 Di Pantaleo Gianfreda

Don Grazio Gianfreda

“Dialoghi mediterranei”, periodico bimestrale dell’Istituto Euroarabo di Mazara del Vallo, ha pubblicato nel luglio 2024 un saggio di Massimo Jevolella dal titolo “Don Grazio Gianfreda e il “mosaico universale” di Otranto”.

Uno studio molto profondo, interessante e significativo che mi piace ricordare e riportare in data odierna, 4 gennaio 2025, in occasione del 18° anniversario della scomparsa dell’illustre e stimato sacerdote, nato a Collepasso il 20 aprile 1912, parroco della Cattedrale di Otranto per 32 anni (1956-1988) e precedentemente di Calimera, indefesso scrittore e studioso del mosaico pavimentale, della storia di Otranto e del Salento.

Superattivo sino alla fine dei suoi giorni, quando la morte lo colse improvvisamente il 4 gennaio 2007 nell’Ospedale di Tricase dove era stato ricoverato per un semplice controllo, l’amato e rimpianto zio Grazio era intento a scrivere un’altra delle sue preziose ricerche ed opere sul mosaico, cui aveva dato titolo e leggeva come “ponte” e “dialogo tra Oriente ed Occidente”.

In un incontro che ebbi con lui nei giorni precedenti il Natale 2006 nella sagrestia della Cattedrale, dove era sempre intento sulla sua scrivania a scrivere e pronto ad accogliere e spiegare ai tanti visitatori i significati e la bellezza di quella grandiosa opera musiva medioevale del monaco Pantaleone, zio Grazio volle leggermi gli appunti introduttivi su quello che stava scrivendo.

LEGGI ANCHE  Il Treno della Memoria 2010

Per anni ho cercato ed ho chiesto inutilmente di quel manoscritto, che sembrava essersi definitivamente volatilizzato. Poi, forse per un indecifrabile “segno” del destino, qualche misteriosa “manina” mi ha recentemente portato ad esso in modo casuale e, per certi versi, rocambolesco. Se il tempo, la vita e la salute saranno con me clementi… chissà se…

Nel ricordo e in omaggio a questa grande figura di uomo, sacerdote e studioso, mi piace condividere con i lettori e gli estimatori di Don Grazio, in occasione del 18° anniversario della sua scomparsa, le prime preziose pagine di quel manoscritto del nuovo libro che stava scrivendo sul mosaico.

Leggendo il Mosaico di Otranto – scriveva significativamente don Grazio, quasi a voler lasciare un testamento spirituale e culturale – si ha l’impressione che esso voglia compiere un generoso tentativo di diffondere un messaggio cosmopolita di comprensione fra tutti i popoli”.

Così come invito a leggere questa prezioso e significativo saggio di Massimo Jevolella pubblicato su “Dialoghi Mediterranei” (n. 68, luglio 2024).

Don Grazio Gianfreda e il “mosaico universale” di Otranto

L’ultimo incontro: parole di luce

Don Grazio, don Grazio… ho il forte rimpianto di non averlo potuto salutare prima del suo ritorno alla casa del Padre, che così serenamente sognava. Ha lasciato questo mondo il 4 gennaio del 2007, all’età di 94 anni. Io lo avevo incontrato l’ultima volta il 7 maggio del 2004, ed era energico, appassionato, tanto da farmi pensare che si fosse già confuso tra le figure eternamente vive del meraviglioso mosaico pavimentale della Cattedrale di Otranto, che per decenni aveva studiato e a cui aveva dedicato una quindicina di libri.

LEGGI ANCHE  La “foto del giorno”: gli effetti della “non pulizia” all’esterno del Parco Bosco

Dal 1956 don Grazio era stato il parroco di quella chiesa gloriosa, e il custode dei suoi segreti. Tutto sapeva, tutto aveva investigato e decifrato, in ogni minimo particolare, di quell’immensa opera musiva che un artista chiamato Prete Pantaleone compose tra il 1163 e il 1166. Narrati in quelle immagini, don Grazio vi aveva letto la storia, la letteratura, la scienza, il mondo intero. La cultura biblica, classica, medievale, in un intreccio sorprendente di tempi e di temi. La Torre di Babele e il volo di Alessandro Magno sostenuto dai grifoni, l’unicorno e la regina di Saba, Giona scaraventato in mare dalla tolda di una nave vichinga, l’asino di Apuleio e re Artù sul suo cavallo, l’Arca di Noè e i mostri dell’Apocalisse, Satana e le Erinni, la “scacchiera dell’essere”, il cui vasto simbolismo di origine orientale non era ignoto al re castigliano Alfonso X il Savio, che vi dedicò un libro nel 1283.

Le ansie e le speranze dell’umanità in ogni tempo e luogo. I miti dell’Oriente e dell’Occidente, intrecciati come i rami e le fronde d’un albero possente che affonda le radici in un unico punto comune.

Per continuare la lettura cliccare su Don Grazio Gianfreda e il “mosaico universale” di Otranto

Spread the love