Diario “americano” 21-27 luglio

9 Agosto 2008 Off Di Pantaleo Gianfreda
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Con un pò di ritardo, pubblico le mie impressioni e il mio diario delle intense giornate di permanenza a New York, dal 21 al 27 luglio 2008, con una delegazione del Pit 9. Un'esperienza very interesting

Diario "americano" 21-27 luglio 2008 

 

 

Sono stato a New York dal 21 al 27 luglio con una delegazione del Pit 9 nell’ambito del “Progetto Settore Direttrici Internazionali di sviluppo del settore Moda salentino negli Stati Uniti”.

La delegazione era composta dal sindaco di Casarano Remigio Venuti, dal sindaco di Poggiardo Silvio Astore, presidente dell’Assemblea dei 69 Comuni del Basso Salento che fanno capo al Pit 9, da me, quale assessore allo Sviluppo economico di uno dei Comuni del Pit 9, dal presidente della Confartigianato Corrado Brigante, dal rappresentante della Confapi Giuseppe Petracca, da alcuni imprenditori, da funzionari del Pit 9. La delegazione era accompagnata da alcune società di servizi.

Pensavo di scrivere queste note da New York ogni sera (la differenza di fuso orario tra Italia e la città americana è di sei ore), ma gli impegni costanti, la stanchezza serale e alcune difficoltà logistiche mi hanno impedito, come sarebbe stato mio desiderio, far partecipi e vivere insieme ai lettori di questo sito le sette giornate trascorse nella Big Apple (“Grande Mela”), come è chiamata N.Y.

E’ stata un’esperienza splendida ed importante, sia dal punto personale che politico-amministrativo, e di questo ringrazio, in primo luogo, il sindaco Venuti che mi ha voluto nella delegazione.

Farò, pertanto, giorno per giorno, un riassunto sintetico delle giornate, in base ai miei appunti e ai miei ricordi, sebbene l’intensità delle esperienze vissute e l’importanza degli incontri istituzionali effettuati avrebbero meritato un’esposizione più analitica e puntuale. 

Lunedì 21 luglio

Partenza da Collepasso alle ore 7.00. Attendo il pullmino proveniente da Casarano, che “raccoglie” la delegazione nei punti di ritrovo fissati, vicino alla Masseria Grande. A Maglie e Lecce sale il resto della delegazione. Destinazione Bari.

Il programma prevede tre tappe aeroportuali, secondo i seguenti orari di partenza: Bari-Roma alle ore 11.15, Roma-Amsterdam alle ore 14.05, Amsterdam-New York alle ore 18.20. Arrivo previsto a New York: ore 20.15 locali (02.15 italiane). Voli KLM.

All’aeroporto di Bari la prima sorpresa. Nel fare il check-in, metà delegazione, tra i quali i due sindaci Venuti ed Astore, non risultano nell’elenco passeggeri. Sconcerto da parte di tutti. Qualcosa non ha funzionato nell’organizzazione, nonostante tutti abbiano il proprio codice di prenotazione. Il rappresentante della società organizzatrice inizia a telefonare a destra e a manca. Nel frattempo si discute sul da farsi. Tornare indietro tutti quanti oppure far partire solo quelli che risultano nella lista, affidando a me la responsabilità della delegazione? Rimaniamo in trepida e nervosa attesa mentre si avvicina l’orario del volo. Alla fine si trova la soluzione. Metà partono con il volo KLM. Gli altri trovano posto, due ore dopo, su un volo Air France Roma-Parigi-N.Y. Ci si ritroverà tutti nella Big Apple.

Bari-Roma. Roma-Amsterdam. Arriviamo nella città olandese, alle ore 16.05, con un cielo grigio e piovoso. Avevamo lasciato in Italia uno splendido sole. Ne approfittiamo per fare uno spuntino. Alle 18.20 si parte per N.Y. E’ la mia “prima volta” di un viaggio intercontinentale. Amo viaggiare in aereo. Quando mi è stato possibile, l’ho fatto spesso. Mi affascina guardare dall’alto il nostro piccolo mondo. Pensare quanto siamo piccoli e quanto è bella la nostra Terra. Guardare le forme ed i profili dei territori. Le montagne. I ghiacciai. Le città e i paesi. I fiumi. I laghi. Il mare. E poi, l’aereo è il mezzo di trasporto più sicuro e, naturalmente, più veloce. Peccato che ancora costi tanto. Nel passato, oltre le usuali linee nazionali (quasi sempre per Roma), mi ero spinto, sempre con delegazioni di varia natura, sino a Parigi, Francoforte e Dusseldorf, Madrid. In Europa. Mai oltre.

Questo è un viaggio lungo e sono già stanco alla partenza. Non riesco a leggere, come sono solito fare. Non riesco a vedere il panorama. Siamo ad oltre 10.000 metri. Nascosti tra le nuvole. Anzi, oltre le nuvole. E poi mi sento stretto e soffocato. Anche se il Boeing del KLM è immenso e sicuro. Mi alzo a passeggiare spesso. Guardo ripetutamente il monitor-televisione che è di fronte alla mia poltrona. Verifico costantemente la traiettoria dell’aereo, l’altezza, i chilometri che mancano (da Amsterdam, NY dista quasi 6.000 km), la velocità. Tento di guardarmi un film. L’unico disponibile in italiano è “Mio fratello è figlio unico”. L’ho già visto e tento di rivederlo. Ma mi stanco e ritorno a controllare continuamente i dati di volo. Si mangia. Non riesco per niente a dormire. Sorvoliamo l’Inghilterra, l’Irlanda, ci avventuriamo verso l’Oceano. Si vola e sono sempre più stanco. Riesco a riprendermi un pò, dopo alcune ore di volo, quando mi accorgo che siamo a 2.000 km circa da NY (sfioriamo la Groenlandia) e ci avviciniamo al Continente americano arrivando dal Nord, dal Labrador canadese. Sorvoliamo il Quèbec e penso al mio amico P. Jean, che anche quest'anno è passato da Collepasso e che da anni mi invita insistentemente ad andare a trovarlo.

In prossimità di N.Y. mi alzo dal mio posto e mi accosto ad un oblò nell’area servizi. Nessuno mi richiama, per fortuna. E’ sera e c’è un po’ di foschia, ma è un’emozione vedere la Big Apple dall’alto. Mi riprendo un pò.

Atterriamo puntuali alle 20.15-20.30 locali. In Italia sono già le 02.15-02.30 di martedì. Sono stanchissimo. L’Aereoporto Kennedy, dove atterriamo, è quasi deserto. Ammiro i bellissimi ed immensi bassorilievi colorati che dominano l’atrio. Svolgiamo le formalità di rito. Ci prendono le impronte. Verificano le nostre identità e ci danno il passi. Ci aspetta un pullman, che ci porta a destinazione. C’è un caldo umido, afoso e soffocante. Prima, però, durante il tragitto, abbiamo l’occasione di ammirare NY e i suoi splendidi grattacieli illuminati. Scene nuove. Da mozzafiato. Veramente un altro mondo!

Ci dirigiamo verso Manhattan, che, come è noto, è un’isola e rappresenta il nucleo storico di NY. Il nome deriva dall'indiano (non lo sapevo) e significa “zona fra le colline”. Destinazione: Hotel Intercontinental Barclay, 111 East 48th street, tra la Park Avenue e la Lexington Av., a due strade dal Grand Central Terminal. Nel cuore del cuore di New York. Bello l’hotel. Svolgiamo le formalità di rito e poi di corsa in camera. Sono oltre le ore 23.00 locali. My room is very beautiful. Come tutte. Comoda. Fresca. Un lettone con quattro comodi guanciali. Una doccia ristoratrice e a letto. Un po’ di minuti per adattarmi al nuovo contesto e poi un sonno profondo e ristoratore.

Martedì 22 luglio

Alle 5 locali sono già sveglio. Ho dormito profondamente e riposato bene. Sembra superato lo stress del viaggio e del cambio di fuso orario. Pensavo peggio.

Non riesco a riprendere sonno e di buon’ora, alle 6.00, in pantaloncini e maglietta blu (quella regalatami dall’ANSPI di Collepasso), vado alla scoperta di New York, o meglio, dell’area attorno al mio albergo. Per essere il primo giorno, mi inoltro un po’ avventurosamente per oltre un’ora, munito di mappa, lungo la 46th, intersecando tutte le principali Avenue: Lexington, Park, Madison, 5th, Americas… Mi adatto velocemente al nuovo ambiente. Sono finalmente a New York. Caput mundi. Duemila e meno anni fa, era Roma caput mundi…

Alle 10.00 il primo importante impegno istituzionale: l’incontro con l’ICE (Istituto Commercio Estero) di N.Y, alla East 67th street. L’incontro è con il vicedirettore Giovanni Mafodda (scoprirò dopo, durante i successivi colloqui informali ed amichevoli, che è un mio “collega”, laureatosi anche lui in Scienze Politiche alla Sapienza di Roma) ed altri funzionari, esperti nel campo del fashion. Anche il Console Generale italiano a N.Y. ha garantito la sua presenza. Iniziamo i lavori. Il sindaco Venuti espone le motivazioni della nostra visita e chiede il supporto dell’ICE per la penetrazione dei nostri prodotti, in particolare del Tessile-Abbigliamento-Calzature, sul mercato americano. I funzionari ICE ci delineano la situazione del mercato americano. Molto interessante ma anche molto difficile. Tra l’altro – riporto questa curiosità – in America il “fallimento” per un’azienda non produce i traumi che innesca da noi. Anzi, sotto certi aspetti, è motivo di merito il fatto che un’azienda, accortasi di non farcela più, possa chiudere e dichiarare fallimento dall’oggi al domani. Per poi, eventualmente, riaprire il giorno dopo con altra denominazione, lasciando gli eventuali creditori completamente insoddisfatti.

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Mentre si discute arriva il Console Generale. E’ il dott. Francesco Maria Talò. Ci dà un’ottima impressione. Giovane, efficiente, in gamba, disponibile. Lui stesso ci comunica di conoscere il Salento e di apprezzarne le bellezze e le potenzialità. E’ “leccese” da parte di madre (mi pare). Capiamo di aver trovato a NY un grande alleato. Nel mio intervento sottolineo la necessità di presentarci sul mercato americano per vendere il “sistema Salento”, comprese le sue bellezze, il suo mare, la sua arte e la sua storia. Sarà il leit-motive di tutti gli incontri successivi. Ci accorgiamo, infatti, che c’è grande aspettativa verso il “sistema Puglia-Salento”. Il Console e l’ICE ci garantiscono il loro totale sostegno ad ogni iniziativa che volessimo intraprendere nel futuro a NY. Invitiamo ufficialmente il dott. Talò nel Salento. Il lungo confronto ed i vari interventi risultano molto utili e importanti. Non mancano, come non mancheranno nei futuri incontri, le foto ufficiali di rito.

A pomeriggio, alle 16.00, puntuali al grande evento. Nell’ampia sede del Metropolitan Papillon, sulla W 18th street, sono previsti importanti appuntamenti: conferenza stampa, sfilata di moda con i prodotti delle nostre imprese, il buffet. Va tutto alla perfezione, secondo – e forse oltre – le previsioni. Prima della conferenza stampa, ci intratteniamo lungamente con un importante uomo d’affari italo-americano che sta aprendo un immenso centro commerciale alle porte di NY. Sarà pronto per il 2009. E’ interessato ai prodotti del Salento. Subito dopo, una graditissima sorpresa: si presenta a noi un signore, che sapremo essere un notissimo cantante e showman italo-americano. E' Francesco Caro Valentino, all'anagrafe Francesco Caroppo, che vive a N.Y. da decenni, ma originario di Minervino di Lecce, dove ritorna quasi annualmente e il cui sindaco, Ettore Caroppo, è un suo nipote. Ci contagiano il suo entusiamo e la sua voglia di familiarità. Promettiamo di rivederci, possibilmente con un suo spettacolo, nei nostri Comuni. Alla conferenza stampa, moderata da Domenico Delli Carpini, giornalista del quotidiano newyorchese in lingua italiana “America Oggi”, partecipano molti giornalisti ed esperti di moda. I sindaci Venuti ed Astore espongono il significato della nostra missione e il ruolo del Pit9. Intervengono anche la dirigente del Pit9 Caterina Mastrogiovanni e l’imprenditore Giuseppe Petracca.

Durante la conferenza-stampa la sala del Papillon si riempie sempre di più. Subito dopo è prevista, infatti, la sfilata, cui partecipano undici aziende salentine: Ottavio Nuccio, Tielle sport, Angelo Trading, Salvatore Rotundo, G&B abbigliamento, Roky&Katia, Ettore Negro, Adrian classe, Sucrette, Giò Beach Wear, Futuro remoto. Abbigliamento, accessori moda, moda mare, gioielli. Tutti prodotti autenticamente salentini. La sfilata è un successo, come, naturalmente, il buffet che segue, tutto basato sulla cucina e sui prodotti salentini. Sono presenti anche il Console Generale dott. Francesco Talò, il direttore per il Nord America dell’Enit (Ente nazionale per il turismo) dott. Riccardo Strano, il direttore dell’Istituto di Cultura italiana di NY dott. Renato Miracco. Mi incarico di “fare compagnia” agli eccellenti ospiti, con i quali converso lungamente e piacevolmente. Tutte persone di altissimo livello. Tutte disponibilissime a dare il loro contributo per il successo del nostro Salento. Incontreremo, poi, Strano e Miracco in successivi appuntamenti istituzionali.

La società americana che ha avuto l’incarico di organizzare e gestire la serata è stata veramente ineccepibile. Una serata di grande successo.

Il successivo giovedì 24, il quotidiano italiano di NY “America Oggi”, sotto il titolo “Il Salento a NY. Il ‘tacco d’Italia’ nella Big Apple” e una nostra foto, riporta la cronaca dell’evento. Cito brevemente il primo periodo dell’articolo: “Non solo Roma, Firenze e Venezia, ora anche il Salento vuole conquistare gli americani. E con orgoglio ed emozione il sistema territoriale salentino saluta gli Usa con una missione che punta a far conoscere le eccellenze e le qualità della propria terra, mix di antica saggezza artigianale e di innovazione”. 

Mercoledì 23 luglio

Due importantissimi incontri in questa giornata.

Alle 10.00, l’incontro con Franco De Angelis, Segretario Generale della Camera di Commercio italo-americana, presso la sede sulla 5th Avenue. Grande cordialità e disponibilità anche qui. Come in ogni incontro, vengono esposti gli obiettivi e le motivazioni della nostra missione. De Angelis, in America da oltre 40 anni, sottolinea che il Salento attira per le bellezze turistiche e la qualità dei prodotti. Ci parla dell’attività della Camera, che è una delle organizzazioni più vecchie di NY, fondata oltre 120 anni fa, e gli strappiamo l’impegno a considerare la possibilità di svolgere la loro prossima convention nel Salento. Una possibilità che De Angelis accoglie ben volentieri, essendo abitudine svolgere ogni anno una convention in Italia, dal momento che l’obiettivo della Camera, rappresentativa dei diversi settori merceologici e produttivi dell’imprenditoria italo-americana, è quello di portare in Italia gli operatori e metterli in contatto diretto e continuo con le realtà produttive italiane. Sottolinea anche i diversi rapporti e collaborazioni instaurati con realtà istituzionali italiani, come l’Assessorato all’Agricoltura della Calabria. Venuti propone un protocollo d’intesa tra Camera e Pit9, che De Angelis accoglie ben volentieri.

Ci fermiamo a pranzare presso il Rockefeller Center.

Alle 15.00 c’è il successivo appuntamento. Il taxista di colore che si ferma per strada a rilevarci viene pesantemente multato da un giovane ed inflessibile poliziotto latino-americano sopraggiunto nello stesso momento. Perdiamo un po’ di tempo e giungiamo con qualche minuto di ritardo, mentre è già iniziato, all’incontro con Louis A. Tallarini, il potentissimo boss della Columbus Citizens Foundation.

La Fondazione vanta 63 anni di vita ed organizza ogni anno a NY l’importantissimo evento del Columbus Day, durante il mese di ottobre, che vede la costante partecipazione del Presidente degli Stati Uniti e di altissime cariche istituzionali americane ed italiane. L’anno scorso al Columbus Day era presente il ministro Mastella e le Regioni Lombardia e Campania. Tallarini lamenta la scarsa attenzione della Regione Puglia verso un evento che è un vero palcoscenico nazionale ed internazionale di promozione territoriale. E’ indubitabile il ruolo di un personaggio come Tallarini per la promozione delle imprese salentine e del sistema Salento. Assumiamo l’impegno di sensibilizzare la Regione Puglia e lo invitiamo a visitare il Salento.

Al ritorno verso l’albergo, ci capita un taxista “pazzo”. Altro che i tassisti napoletani o romani! Questo era proprio matto e, forse, totalmente “cotto”! Panico tra le due "donzelle" del Pit che erano dietro insieme con Remigio. Anche lui, pur abituato a stare tra gli animali (è veterinario, come si sa) anche pericolosi, viene contagiato dal panico. Io, per la verità, che ero avanti con l’autista, un po’ mi divertivo, un po’ mi preoccupavo, un po’ cercavo di sguariare l’autista per tenerlo tranquillo. La cosa suscitava anche differenti “posizioni” tra di noi sul comportamento da tenere nell’occasione. Il “pazzo” ne combinava di tutti i colori per strada, strombazzava, gridava ai suoi colleghi o alle auto che lo affiancavano, superava a destra e a sinistra tutti, correva da matto, senza che nessun poliziotto lo fermasse mai. Giunti al nostro hotel, tiriamo un sospiro di sollievo, ma quell’altro "matto" di Remigio, forse contagiato dal taxista, scarica tensioni e repressioni accumulate nel tragitto in un’eruzione “vulcanica” imprevedibile e devastante.

In serata andiamo nel quartiere di Soho presso il ristorante dell’abruzzese Natalino, accompagnati, come al solito, da David (è il nostro accompagnatore quasi fisso), un ebreo americano con il quale diventiamo molto amici, scherziamo e ci facciamo le più belle risate in inglese-americano, slang salentino-americano e italiano-americano. Prima di tornarcene in Italia, David ci farà conoscere Gabriel, il suo bellissimo e vivacissimo bambino biondo, che lo fanno rassomigliare davvero all’arcangelo Gabriele. Mi incuriosisce la figura di Sabatino, un imprenditore edile abruzzese che due anni fa ha deciso di abbandonare la sua attività e venirsene in America, dove si è adattato egregiamente e si trova benissimo.

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Irresistibili le gag tra me e David in auto. Sulla parola “Manhattan”, che David pronuncia “Manheetteen…”, io gli faccio: “No Manheetteen…, David … in Italia manetten is….” e gli mimo le manette incrociando i polsi… “Manhattan, David, non Manheetteen…”. Insomma, soprattutto con David, ebreo americano simpaticone (“You, Mossad, eh, David…” gli faccio io), anticonformista (“No Bush…” ripete spesso, ed io “Push Bush…”) vivace, simpaticone, di grande vitalità i nostri spostamenti per NY diventano un vero e proprio “spasso”…  

Giovedì 24 luglio

Due altri appuntamenti previsti per la giornata.

Incontro all’Istituto di Cultura italiana sulla Park Avenue, accanto alla sede del Consolato Italiano. Ci ricevono il direttore dott. Renato Miracco, che già avevamo conosciuto la sera della sfilata al Metropolitan Papillon, e la vicedirettrice dott.ssa Amelia Carpenito Antonucci, fresca di nomina alla direzione dell’Istituto di Cultura italiana di San Francisco, dove si sarebbe trasferita nei giorni seguenti. Miracco è una personalità di grande valore culturale ed è stato nominato alla fine dell’anno scorso direttore della sede di NY “per chiara fama”. Sembra avere la “postura antropologica” dell’uomo di cultura. Informale, brillante, aperto, simpatico, dotto (senza farlo pesare). Ci invita a portare le nostre eccellenze culturali in America e dare seguito a questi incontri. A NY in particolare, gli eventi culturali italiani hanno sempre un grosso successo e la cultura può essere un importante veicolo anche per i nostri prodotti. Si dichiara disponibile a ricevere tutte le proposte culturali di rilievo che il nostro territorio, apprezzato per le sue bellezze (sebbene ancora poco conosciuto), voglia offrire.

Anche qui ampia disponibilità ed apertura per il Salento e le sue offerte. Il sindaco Venuti offre al direttore Miracco, come aveva fatto in precedenza e come farà in seguito con gli altri interlocutori, alcuni libri sulla Puglia ed un quadretto riportante un particolare dei mosaici di Casaranello. Si parla anche del mosaico di Otranto, di Gallipoli, del barocco. Il nostro mondo affascina i nostri interlocutori.

Approfitto della contiguità della sede del Consolato, per prendere alcune copie di “America Oggi”, che ha pubblicato l’articolo che ci riguarda, e salutare il Console Talò.

Nel pomeriggio ci rechiamo a Wall Street per un incontro con la CIIM (Confederazione degli Imprenditori Italiani nel Mondo). In attesa dell’incontro, girovaghiamo lungo la celebre strada finanziaria, nota in tutto il mondo. A metà della strada, uno scrittore presenta un suo libro contro il terrorismo finanziario. Ressa di persone e  televisioni.

All’incontro con la CIIM sono presenti il presidente Tommaso Veneroso ed altri collaboratori: Francesco De Leo, Marco Casella, Luca Cordelli, Marco Rossi, Andrea Volpe. La mia (ma non solo) impressione è, stavolta, di “molto fumo e poco arrosto”. Comunque, il riferimento alla CIIM potrà in futuro risultare utile per le nostre aziende e abbiamo notato la piena disponibilità di tutto lo staff della CIIM, presentatosi al gran completo all’incontro con la nostra delegazione. Segnale indubbio di assoluta attenzione o, almeno, di curiosità per il Salento.

Naturalmente, non manca la foto di rito con il celebre toro di Wall Street.

Voglio rilevare che, di norma, accanto e parallelamente a questi incontri istituzionali, le aziende presenti nella nostra delegazione incontravano autonomamente, accompagnate dalle società specializzate, secondo il calendario e gli appuntamenti prefissati, le aziende locali interessate ai loro prodotti. 

Venerdì 25 luglio

Alle 11.00 è previsto l’incontro con il dott. Riccardo Strano, direttore dell’Italian Government Tourist Board (Enit) per l’intero Nord America (USA e Canada). La sede è al 630 della Fifth Avenue. Arriviamo in netto anticipo rispetto all’orario previsto e questo meraviglia un po’ i nostri interlocutori.

L’incontro è molto interessante e stimolante. Solita introduzione del sindaco Venuti. Durante l’incontro, intervengono anche alcuni di noi (ho espresso il mio pensiero e dato il mio contributo in quasi tutti gli incontri, dove, naturalmente ritenevo di “dire la mia”…). Quello che mi ha colpito  sono stati, soprattutto, l’interesse e l’estrema disponibilità per la nostra terra del dott. Strano, persona di grande esperienza e professionalità, che ha voluto essere personalmente presente all’incontro e dialogare lungamente con noi.

Il direttore fa una disamina attenta e puntuale del ruolo e delle attività del suo Ente, che ha uffici anche a Chicago, Los Angeles, Toronto ed altre città nordamericane e svolge anche funzione di coordinamento per il Sud America. Secondo gli ultimi dati, nel 2007 ben 4.995.000 di americani hanno visitato l’Italia, che è il primo paese europeo per flusso di turisti americani, avendo già superato la Francia. Firenze è la città europea più visitata. Ma, e questo ci “fa drizzare le orecchie”, l’Ente è orientato a promuovere nel Nord America territori italiani poco conosciuti, ma che hanno grande potenzialità, come la Puglia. Per questo è in atto un piano di promozione, un certificate program con Alitalia. Ci fa, però, capire di una scarsa attenzione dell’Istituzione regionale. Nel suo lungo e appassionato intervento, il dott. Strano sottolinea come il turismo sia fondamentale per la promozione dei prodotti italiani, pugliesi e salentini e dichiara l’ampia disponibilità della sua struttura per ogni tipo di iniziativa atta a promuovere il nostro territorio. Un incontro, insomma, veramente utile, che ci impegna particolarmente ad intervenire presso le nostre Istituzioni territoriali (Regione e Provincia, in primo luogo) per comunicare quest’ampia disponibilità e l’indubbio interesse dell’Enit di NY, oltre che le inesplorate potenzialità che il nostro territorio può rappresentare per il mercato americano.

C’è un target molto interessante di turisti americani che ormai va alla ricerca di nuovi territori italiani “da esplorare” e il nostro può essere in prima linea in questa “esplorazione”. Insomma, dall’incontro con il dott. Strano, come già da quelli precedenti, rileviamo l’ulteriore e particolare interesse che la Puglia ed il Salento suscitano in America. Occasioni da non perdere.

Nel pomeriggio, in una saletta del nostro hotel, incontro con John Mustaro, presidente della United Pugliesi Federation of the Metropolitan Area New York, che ci ha esposto la realtà della presenza pugliese in America e, in genere, della forte presenza italiana. Nella sola NY, gli americani di origine italiana sono 2-3 milioni. Anche questa peculiarità può rappresentare indubbiamente un forte veicolo per far conoscere al più vasto mercato americano i nostri prodotti e il nostro territorio. 

Sabato 26 luglio

Conclusa la fase ufficiale degli incontri, dedichiamo la giornata di sabato ad un veloce tour per NY. Affittiamo un pulmino e per quattro ore “scorazziamo”, guidati da una signora romana sposata da anni a NY, da Brooklyn sino ad Harlem (con alcune doverose fermate a Little Italy, al Battery Park per ammirare, da lontano, la Statua della Libertà, ad Harlem, ecc.), “attraversando” tutte le diverse fasi urbanistiche della città nell’ultimo secolo.

NY, infatti, non è solo “grattacieli”, acciaio e cemento. E’ città varia, cosmopolita, multietnica, con tanto verde diffuso, anche urbanisticamente variegata. Nei giorni precedenti, eccetto la sera per cenare in alcuni luoghi o quartieri caratteristici (Soho, Meat Park, Buddha bar, ecc.), di fatto non ci eravamo mai allontanati molto dall’area circostante il nostro hotel, già assai interessante. Un pomeriggio, avendo un “buco” di qualche ora, alcuni di noi si erano recati con la metropolitana dalle parti di Ground Zero, dove ci era stato segnalato un immenso e conveniente store. Dato il caldo e l’afa, ho un ricordo “soffocante” della subway newyorkese.

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Il “pellegrinaggio” a Ground Zero mi sembrava, comunque, doveroso. L’immensa area dove prima c’erano le Torri Gemelle è oggi uno sterminato cantiere. Noto che proprio di fronte a Ground Zero vi è un vecchio Cimitero. Noterò poi un altro vecchio Cimitero in altro posto della città. Hanno l’aspetto di giardini ben curati. Un giro lungo e interessante che mi rafforza nell’idea, seppur “a pelle”, che mi ero fatto della città: interessante, ma non sconvolgente; caotica, ma tranquilla; piena di vitalità, ma non effervescente; cosmopolita e tecnologica; il suo è il fascino “freddo”, come quello di una donna bella e perfetta, alla quale, però, manca quel nonsoché… Anche se ci dicono che NY è città “profonda”, culturalmente vivace, all’avanguardia… Certo, oggi, sebbene non sia la capitale del suo Stato, è certamente la capitale del mondo e, come tale, rappresenta il top che il mondo oggi esprime…

Pur avendo, però, preso una “cottarella” per NY (confesso di aver completamente “dimenticato” il resto del mondo in quei giorni), mi rendo conto che era solo "curiosità". Bella NY. Ma Roma e Parigi sono un’altra cosa!  

Domenica 27 luglio/lunedì 28 luglio

E’ il giorno della partenza. Un po’ me ne dispiace. E’ anche il giorno del mio compleanno (me lo tengo discretamente per me). E anche di questo, sotto sotto, mi dispiace. Panta reiTempus fugit… Vorrei conoscere ancora tanto… Mi arrivano tanti msg di auguri. Il primo è di mia sorella Tina (mentre qui è ancora il 26), poi Stefano e tanti altri. Nei giorni precedenti ho casualmente scoperto che Claudia, la brillante interprete che supporta il progetto Pit 9, è nata il 25 luglio. Che la brillante e affascinante Silvia, direttrice della Camera di commercio italo-americana di Miami, che partecipa ad alcune iniziative della nostra delegazione, è nata il 26 luglio. Giorni prima, dopo la scoperta, abbiamo voluto fare la foto-ricordo di rito: 25-26-27 luglio… three lions alla “conquista dell’America”…

Constato, comunque, che mi sono naturalmente affezionato a NY. Spesso, quando eravamo in giro, rivolgendomi a Silvio e Corrado dicevo: “Torniamo a casa?”, per riferirmi al ritorno in albergo. Incominciavo a sentire NY “casa mia”.

Silvio Astore e Corrado Brigante sono stati i miei più cari amici di questi giorni. Abbiamo fatto “gruppo” stabile. Politicamente su schieramenti diversi, abbiamo avuto modo di far nascere una bella amicizia. Insieme abbiamo poi “adottato” Antonietta, figlia di un imprenditore di Corsano, vittima di una serie di “scalognate” (perdita di bagagli, del portafoglio, della stanza, ecc.). Una ragazza giovanissima, che studia ancora, ma forte ed in gamba.

A proposito di “perdite”. Devo rilevare l’assoluta sicurezza ed efficienza del nostro hotel (e, suppongo, di tutti gli hotel in di NY). Per quanto mi riguarda, nella hall avrò perduto il mio cellulare almeno due-tre volte, la mia borsa almeno un’altra volta e, forse, senza accorgermene, anche… la mia testa. Antonietta aveva persino perso il suo portafoglio con alcuni documenti e 500 €, con conseguente disperazione e pianti. Ebbene, tutta “roba” puntualmente ritrovata e consegnata dalla reception dell’hotel.

Stupefacente! In effetti, non solo nel nostro albergo, ma dappertutto, in moltissimi locali pubblici (mi hanno impressionato, ad esempio, il Buddha bar (a proposito, qui ho rischiato di "strozzarmi" e "rimanere secco" per aver ingurgitato d'un colpo una salsina orientale incredibile!) e certi “armadi” muscolosi da far paura), vi è uno schieramento di security discreta, ma intensa e ben visibile.

Dedico la mattinata, di buon’ora, al mio solito “passeggio” ginnico (con la solita “maglietta ANSPI”) per NY e anche ad un giro per negozi per comprare un po’ di regalini. Poi “a casa” a preparare la valigia. Ci metto un sacco di tempo. Sento di apprezzare ancora di più mia moglie, che, alla partenza, aveva pensato lei alla mia valigia. Poi, con Silvio, Corrado ed Antonietta ci facciamo un giro per il mercatino domenicale, sulla 52th mi pare, che taglia trasversalmente tutte le avenue. Interessantissimo, multicolore, multietnico e “marcatissimo”. Non avessi già speso le mie già esigue risorse finanziarie, avrei fatto “incetta” di acquisti… Due giorni prima avevo acquistato una nuova digitale insieme a Silvio. Ci avevano detto che in America costano di meno. Ci fidiamo di un italo-americano che ci consiglia. Silvio sosterrà dopo che ci ha fregato. Verificheremo. Alla sede della Apple, sulla 5th, giorni prima, c’era una ressa indescrivibile.

Forse è questo che ha affascinato di NY un incompetente-“curioso” come me: la tecnologia. Avrei voluto comprare tutto: l’i-phone, il computerino giapponese a 300 dollari, i tanti aggeggini a me sconosciuti ma intriganti, ecc…. Quanto invidio i miei figli e i giovani per questa loro capacità di apprendere rapidamente il linguaggio della moderna “età della conoscenza”…

Ecco cos’è che mi ha "attratto" di NY: la percezione di essere nel cuore dell’età postindustriale, nel cuore della nuova era moderna, l’era dell’informazione e della conoscenza, il luogo assoluto della tecnologia avanzata…

Alle 18.00 ci avviamo verso l’Aeroporto JFK. Veramente “internazionale”. C’è di tutto e di più. Sembra che tutte le razze del mondo siano lì rappresentate. Occidentali, orientali, sud e nord del mondo. Sembra un grande meltin pot. Veramente affascinante. Fotografo tutto, anche se con discrezione (avrò scattato in questo viaggio oltre 1.000 foto). Dalle misteriose donne islamiche con il burqa alla donna-prete (certamente non cattolica) in clergyman dal viso autorevole e mistico, dal “panciuto” e satollo prete africano al misterioso e anziano personaggio sdentato afgano o di altra nazione vicina (sarà anche lui un religioso?) in tunica bianca e turbante e accompagnato da un longilineo in tunica nera, dalle regali hostess del Dubai (con il loro portamento e la loro divisa, sembravano tutte principesse) alle bionde scandinave, dai tanti biondissimi ai tanti nerissimi, dalle indiane ai sudamericani agli asiatici agli europei… tante razze, tanti diversi abbigliamenti, tanti visi diversi… veramente affascinante!

Partiamo da NY alle ore 22.05 locali (sono le 04.05 italiane) e arriviamo ad Amsterdam alle 11.35 locali (le 05.35 a NY) di lunedì 28 luglio. Stavolta il viaggio è meno pesante. Riesco a dormire e quasi non mi accorgo delle sette ore di viaggio (all’andata erano state otto, per il “fenomeno della rotazione” del nostro pianeta). Alle 12.55 partiamo da Amsterdam e alle 14.35 siamo a Milano Malpensa, da cui ripartiamo alle 17.10. Arriviamo a Bari alle 18.45. Ci viene a prendere un pulmino. Siamo a Lecce oltre le 22.00. Un ingorgo sulla tangenziale di Bari ci ha tenuti bloccati per tanto tempo.

Alle 23.00 sono a Collepasso. In piazza è terminata la prima giornata del Palio.

Mi "riapproprio" della mia vita di tutti i giorni. NY è ormai un ricordo. Mi accorgo di averla già “tradita”. Stavo così bene lì. Ma sento di stare ancora meglio nel mio paesello. Nel mio Salento “te lu mare, te lu sole e te lu ientu”, di cui, me ne sono convinto, anche gli americani prima o poi si innamoreranno… Come lo siamo tutti noi che amiamo la nostra terra. Nonostante tutto…

Spero di ritornare a NY, probabilmente quando andrò (se andrò) a trovare il mio amico Jean a Montréal.

Spero, soprattutto, che questo nostro viaggio sia stato utile e produttivo per il nostro Salento. Ci sono potenzialità enormi ed inesplorate rappresentate dall’immenso mercato americano. Le sapremo intercettare?!? Me lo auguro. Certamente anche questo nostro viaggio potrà essere importante per la nostra terra, se non sarà riposto nel dimenticatoio… Dipende da tutti noi, forse anche da me… 


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Pantaleo Gianfreda