1.609 posti di lavoro in meno nelle scuole salentine

20 Settembre 2008 Off Di Pantaleo Gianfreda
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Sono gli effetti dei tagli del Governo Berlusconi, in particolare del Ministro Gelmini, sulle scuole salentine. Nell’intera istruzione pubblica prevista, nel biennio 2099-2011, una riduzione di 130.000 dipendenti. Quanti istituti scolastici chiuderanno? Il consigliere Antonio Maniglio, presidente del Gruppo consiliare PD alla Regione Puglia, propone un ordine del giorno in Consiglio Regionale a difesa della scuola pubblica, per il diritto all’istruzione.

I colpi di mannaia del governo Berlusconi colpiranno pesantemente il sistema scolastico salentino.

Il decreto 112/08, approvato dal Parlamento, detta i numeri del salasso cui sarà sottoposta la scuola pubblica: taglio di 8 miliardi di euro nel triennio 2009-2011, riduzione di 87.000 docenti e 43.000 tecnici, bidelli e amministrativi; rischio di soppressione per 4000 scuole insediate soprattutto nei piccoli comuni.

E in provincia di Lecce? I dati pubblicati dal "Sole24ore", organo insospettabile, sono quanto mai allarmanti: 975 docenti in meno e 634 lavoratori Ata in meno; totale 1609 posti di lavoro che saranno cancellati.

Una scelta irresponsabile che, in una provincia che tenta di risalire la china, manda a casa o non sostituisce chi va in pensione condannando tanti precari e giovani laureati a dire addio a una possibile occupazione nel sistema scolastico; salvo poi gingillarsi in sofisticate analisi quando i dati del Salento, dal punto di vista occupazionale, hanno il segno meno e il segno più lo ritroviamo solo nel numero di quanti partono con il computer nella valigia!

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E’ evidente che questi numeri, oltre a segnalare un emergenza lavorativa, sottendono un progetto politico chiaro: colpire la scuola pubblica, amplificarne le difficoltà, limitare il diritto all’istruzione.

E tutto si tiene. L’art. 67 del decreto 112/2008 dà mandato al ministero della pubblica istruzione (Roma, alla faccia del federalismo!) di predisporre un piano per ridurre il numero degli istituti scolastici attraverso chiusure e accorpamenti di quelli esistenti.

Le scuole a rischio chiusura sono quelle che, tra materne, elementari e medie inferiori, hanno meno di 500 studenti.

E i conti sono presto fatti: in gran parte dei comuni sotto i 5 mila abitanti non ci sono istituti frequentati da tanti studenti. E siccome in provincia di Lecce i comuni sotto i 5 mila abitanti sono decine e decine sono tutti a rischio-scippo.

Così come è chiaro che se il progetto "chiudiamo le scuole" dovesse andare avanti le prime a pagarne le conseguenze sarebbero le famiglie su cui ricadrebbero nuovi e pesanti disagi.

Appare necessario, pertanto, attivare una grande battaglia civile per garantire il diritto a una istruzione qualificata e pubblica e per impedire che uno dei pochi simboli comunitari dei nostri comuni, l’edificio scolastico, venga cancellato dalle scelte infauste del governo nazionale.

Insieme ai colleghi consiglieri PD presenterò, nei prossimi giorni, un ordine del giorno in Consiglio Regionale per chiedere al Presidente Vendola di attivarsi in tutte le sedi e in ogni modo per impedire che la Puglia e il Salento subiscano un’altra ferita.

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Ma è l’insieme delle istituzioni e della società civile che deve mobilitarsi. L’allarme lanciato da Cgil-Cisl e Uil e dagli insegnanti va raccolto e rilanciato dagli amministratori comunali (oggi, non dopo i tagli), dalle associazioni delle famiglie, dalle stesse organizzazioni imprenditoriali.

Non c’è di mezzo qualche voto ma la difesa dei livelli occupazionali nella scuola e la sopravvivenza o meno di un sistema scolastico aderente ai bisogni del Salento.


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Pantaleo Gianfreda