31 maggio: Giornata di mobilitazione a difesa della scuola pubblica

31 Maggio 2010 Off Di Pantaleo Gianfreda
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Il Governo taglia 41.000 posti tra insegnanti e personale tecnico ed ausiliario

Lunedì 31 maggio è la giornata dedicata dal PD all’approfondimento del tema della scuola ed alla difesa dell’istruzione pubblica.

I nuovi tagli, confermati dal Governo, per il prossimo anno (26mila insegnanti e 15mila tra personale amministrativo ed ausiliario, in tutta Italia), i bilanci in dissesto ed un diffuso degrado edilizio delle nostre scuole, rendono il futuro educativo di bambini e ragazzi sempre più incerto e il lavoro degli insegnanti sempre più difficile.

Per questi motivi il PD ha deciso di organizzare una serie di iniziative nelle scuole, allo scopo di spiegare dettagliatamente qual è il modello di scuola pubblica che la riforma Gelmini/Tremonti disegna, a colpi di sforbiciate alle risorse, e quali sono invece le proposte alternative che il Partito Democratico porta al tavolo della discussione.

In una nota, la parlamentare PD on. Teresa Bellanova ha scritto:

“I nuovi tagli alla scuola pubblica confermati dal Governo per il prossimo anno incideranno pesantemente sia sulla qualità del sapere in Italia, che sull’aspetto economico-occupazionale degli “addetti ai lavori” nell’ambito della cultura.

Si prospettano tempi duri per i lavoratori della scuola e periodo pessimo per il Mezzogiorno d’Italia. Saranno infatti ben più di 25mila i posti persi al Sud, di cui 2500 solo nella nostra Puglia limitandoci esclusivamente agli insegnanti, ai quali poi si sommeranno le cifre del personale tecnico amministrativo ed ausiliario destinate a rimanere fuori dal mercato lavorativo. Cifre, persone, che si andranno ad aggiungere al quadro già sconfortante emerso dai recenti dati sull’occupazione in Italia e nel Mezzogiorno.

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Non solo vengono tagliate le risorse, ma si riducono anche le ore di insegnamento proprio delle materie tecniche e professionali, quelle che dovrebbero “professionalizzare” i nostri giovani. Si parlava di autonomia e si riducono le risorse. Si parlava di valorizzazione delle attività di laboratorio, ma si tagliano gli assistenti tecnici. Si parlava tanto di famiglia, ma si vanno ad incrementare il precariato e la disoccupazione che rappresentano i peggiori nemici di una serena vita familiare.

In altri Paesi si punta sulla società dei saperi per sconfiggere la crisi e contrastare i fenomeni di disgregazione sociale, che spesso da essa derivano. Soprattutto qui al Sud il valore sociale della scuola è ancora più alto, perché costituisce l’argine più forte contro la cultura dell’illegalità, un contesto nel quale si impara l’esercizio dell’aggregarsi e dello stare insieme.

Invece ci ritroveremo con classi sovraffollate, una forte riduzione della qualità e dei tempi dell’istruzione. Il mestiere stesso dell’insegnamento, che rappresenta per tanti nostri laureati uno dei pochi sbocchi, ne esce fortemente mortificato. Tutti quegli insegnanti che hanno già sopportato lunghi anni di precariato, animati solo dalla passione per questo lavoro, si vedono ora tristemente considerare dei “rami secchi”. Quelli che di loro si salveranno da questa scure saranno costretti a lavorare in condizioni disagiate oppure, ancora, ad emigrare. Ma forse nemmeno spostandosi si avrà una speranza di futuro, grazie alla cosiddetta territorializzazione delle graduatorie, tanto cara al Ministro Gelmini. Il centrodestra sta disegnando, insomma, una scuola che scuola non è. Non un’agenzia educativa atta a formare coscienze civiche, ma uno sterile ed inutile nozionificio.

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Il Partito Democratico ha chiaramente detto no a tutto questo, mettendo in campo proposte utili affinché il futuro educativo dei bambini e dei ragazzi non sia sempre più inefficiente ed il lavoro degli insegnanti e degli operatori scolastici sempre più difficile”.


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Pantaleo Gianfreda