I risultati definitivi delle primarie del centrosinistra in Puglia

26 Gennaio 2010 Off Di Pantaleo Gianfreda
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205mila votanti: 67,15% a Vendola, 32,8% a Boccia

Oltre 205mila votanti, due terzi dei quali hanno scelto Nichi. La fotografia definitiva delle primarie di domenica si chiude col 67,15% a Vendola e il 32,8% dei consensi a Boccia. Ma ora, più dei numeri, a pesare nel Pd è la resa dei conti sulla sconfitta, messa sì in conto dai dalemiani ma non al punto da dover registrare il «cappotto» perfino nei comuni «presidiati» dai colonelli del leader. A cominciare da Gallipoli, il collegio dove per anni è stato eletto Massimo D’Alema e dove a Nichi sono andati 683 voti contro i 204 per Boccia. Più in generale nella provincia leccese, terra degli ex assessori di Vendola Frisullo e Russo – ambedue schierati col partito nella scelta del deputato -, terra dei parlamentari Maritati e Bellanova, proprio non ci si aspettava di chiudere la partita con 10mila voti in meno (38% contro il 62% di Nichi). Magra consolazione, dunque, che a Melpignano (la città del segretario regionale Blasi) e in pochi altri comuni Boccia abbia superato l’onda d’urto del governatore.

Nel Barese, poi, i numeri parlano chiaro: Nichi ha preso oltre tre volte quello che Boccia è riuscito a raccogliere: non c’è stata storia a Gioia (la città di Lavarra), col 79,4% contro il 20,5% del candidato Pd, manco a parlarne a Molfetta, dove il «bomber» di Nichi GuglielmoMinervini, l’assessore nella schiera dei «dissidenti» del Pd, ha chiuso la partita con 2.237 voti contro gli appena 284 raccolti da Boccia. Si è sfiorato il pareggio solo a Sannicandro, la città di Loizzo, quasi a segnare l’equa divisione dell’assessore regionale tra i doveri di partito che lo richiamavano a Boccia e quelli di governo che lo richiamavano a Vendola.

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Ma sul risultato barese c’è chi vede, come gli stessi Blasi e Boccia che hanno immediatamente respinto al mittente le sue dichiarazioni sulla vittoria di Nichi appellandole come atto di sciacallaggio, lo zampino del sindaco Emiliano.

Quindi il Brindisino, con una stracciante vittoria a Mesagne e quell’80,1% raccolto da Nichi contro l’esiguo 19,8% di Boccia a Fasano, la città del braccio destro di D’Alema Nicola Latorre ma anche quella di un altro «bomber» della squadra pro-Nichi: l’assessore Amati.

Si chiude 70 a 30 anche nel Tarantino, con la magra consolazione di Massafra (la città di Mazzarano), dove Boccia è riuscito nel sorpasso.

E si chiude dignitosamente nel Foggiano, dove l’uragano Vendola si ferma al 55,8% contro il 44,1% di Boccia.

«Hanno vinto le primarie, come strumento di partecipazione e di confronto; ha vinto la democrazia» dice il deputato Alberto Losacco. Seppellisce l’ascia il capogruppo alla Regione Antonio Maniglio: «Vendola è il presidente del centrosinistra e il gruppo Pd, come ha fatto lealmente in questi anni, lo sosterrà con convinzione».

«Ora uniti siamo davvero tutti più forti per battere la destra» esclama la vicepresidente della Regione Loredana Capone.

«La lezione da trarre in modo definitivo riguarda il carattere democratico del procedimento decisionale – dice Enzo Lavarra – e di sostenere convintamente Blasi nel compito di dare al Pd radicamento.

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«I socialisti sono certi che ora – dice Onofrio Introna – tutta la coalizione del centrosinistra troverà la strada per un ampliamento della coalizione».

«Con le nostre scelte siamo contenti di aver dato un contributo determinante per evitare che – dice l’assessore Guglielmo Minervini – si consumasse il divorzio del Pd dal suo popolo».

Ne è convinta anche la deputata Margherita Mastromauro: «Il segretario Sergio Blasi cominci finalmente a lavorare per fare quello per cui è stato eletto pochi mesi fa, e cioè la costruzione vera di questo partito, che quando serve non c’è. Ha vinto il fare contro il raccontare ». «Quella di ieri è stata una vittoria non della sinistra radicale contro il Pd, la gente è uscita di casa per sostenere con forza la voglia di partecipare attivamente» dice Michele Ventricelli di Sel. «L’Idv senza indugio alcuno sosterrà Vendola perché rispettiamo la volontà popolare» dice Pierfelice Zazzera.


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Pantaleo Gianfreda