Vendola: “Noi il riscatto contro chi affama il Sud”

14 Febbraio 2010 Off Di Pantaleo Gianfreda
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nichi-vendolaVendola ha aperto ieri la sua campagna elettorale con un appello ai moderati delusi dal Pdl ed usa, tra le tante, due immagini come altrettante metafore. Elegge a presenze simboliche due figure che ispirano il linguaggio al quale vorrebbe che i militanti si riferissero parlando agli elettori durante questa campagna elettorale. I due simboli sono Franco Basaglia e don Tonino Bello. Del primo rimarca il merito di aver abbattuto in senso materiale il muro del manicomio di Trieste, portando fuori i desideri, le passioni, il dolore e l’umanità che altri avevano relegato in un angolo di paura. Del secondo richiama l’immagine secondo cui «gli uomini sono angeli con un’ala sola, volano solo se stanno abbracciati». L’immagine richiama i concetti di solidarietà e fraternità, contrapposti ad un governo nazionale che «è fabbrica di precarietà, nel lavoro come nella vita»

Più popolo che apparato. Una volta, neanche tanto tempo fa, hanno provato a definirla antipolitica. Viene il dubbio, a vedere questi mille che acclamano Nichi Vendola al suo comizio d’esordio a Bari che quanto è stato sbrigativamente bollato come antipolitica spieghi la politica più e meglio della politica stessa. La spiega senza vestirsi di politichese ed è capace di rivolgersi anche ai moderati delusi del centrodestra puntando all’allargamento dei consensi del centrosinistra.

«Volgare, volgare, volgare signor Berlusconi», urla Vendola quando rimprovera al premier la battuta sulle belle ragazze albanesi per le quali farebbe uno strappo alle regole sul respingimento dei clandestini. «Abbiamo un establishment da escort – tuona Vendola – senza rispetto per la dignità delle donne e per la loro sensibilità». «Vergogna ministro Fitto», urla il presidente della Regione accusandolo di «voler far morire i pugliesi piuttosto che dar loro i 3 miliardi dei fondi Fas, soldi dei pugliesi che aveva promesso di sbloccare oltre un anno fa». E poi ancora: «siamo prigionieri di un governo che odia il Sud e ormai ha l’unica prospettiva, attraverso il ministro Fitto, di impugnare le leggi della Puglia. Ma cosa gli ho fatto io a quel ragazzo? Mi sa che devo averlo sconfitto».

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Vendola usa, tra le tante, due immagini come altrettante metafore. Commuove e appassiona. Nel suo discorso lungo 105 minuti, ci sono due figure che il governatore uscente elegge a presenze simboliche e ispirano il linguaggio al quale il governatore uscente vorrebbe che i militanti si riferissero parlando agli elettori durante questa campagna elettorale. I due simboli sono il padre della psichiatria fuori dai manicomi, Franco Basaglia, e don Tonino Bello, suo vecchio mentore e ispiratore. Del primo rimarca il merito di aver abbattuto in senso materiale il muro del manicomio di Trieste, portando fuori i desideri, le passioni, il dolore e l’umanità che altri avevano relegato in un angolo di paura. Del secondo richiama l’immagine secondo cui «gli uomini sono angeli con un’ala sola, volano solo se stanno abbracciati». L’immagine richiama i concetti di solidarietà e fraternità, contrapposti ad un governo nazionale che «è fabbrica di precarietà, nel lavoro come nella vita». Vendola ricorda la stabilizzazione a tempo indeterminato dei lavoratori del comparto forestale e di quelli della Sanità («anche del servizio 118 per le emergenze»). E ricorda il fondo stanziato dal suo governo regionale che è andato a integrare i tagli del ministro Gelmini all’Università, alla scuola, alla ricerca.

Il presidente uscente parla da leader nazionale, continua a puntare da Sud ai temi della politica del governo Berlusconi e si vanta di essersi occupato prima ancora del premier di processo breve. «Noi – dice – in Puglia lo abbiamo realizzato davvero. Per Berlusconi la brevità sta nell’equazione immigrazione=criminalità, per Berlusconi la brevità del processo è impunità di regime. Per noi, invece, il processo breve significa aver realizzato alla Procura di Lecce l’informatizzazione del fascicolo processuale. Dopo tre anni di insistenza col ministero della Giustizia, finalmente siamo riusciti a introdurre l’informatizzazione e, dopo, il nostro modello è stato adottato su scala nazionale». Vendola non lesina battute sulla sua presunta propensione a fare poesia, che la destra gli rimprovera come dimostrazione di mancanza di concretezza. «Volevo spiegarvelo in endecasillabi – dice – ma non c’è tempo. Il metrò per i cittadini del quartiere San Paolo di Bari, 120 milioni per il rinnovo del parco rotabile, edilizia residenziale pubblica a diritto alla casa per tutti in 130 Comuni per i quali sono stati finanziati i Pirp (Piani integrati per la riqualificazione delle periferie). Sono poesie queste?». E quindi i temi forti: il no alla privatizzazione dell’acqua («difenderemo il diritto all’acqua pubblica con le unghie e con i denti», ha spiegato Vendola) e alle centrali nucleari («Berlusconi dice che il nucleare porta modernità e sviluppo e invece in ogni parte del mondo ormai il nucleare è medioevo tecnologico. Per stare al traino del Nord abbiamo già subito uno sviluppo che poi è finito e ha prodotto solo licenziamenti e tanti ammalati. La Puglia ha già dato»). E la Sanità: «Noi abbiamo rinnovato il parco di Pet-Tac che quando ci siamo insediati era al Paleolitico, avviato gli screening gratuiti di massa, abbiamo creato un modello di prevenzione in cardiologia che è il primo in Europa. Dalla Puglia riparte il riscatto del Sud. Oggi ci guardano per le nostre virtù, innovazioni, sperimentazioni».

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Quindi i ringraziamenti. A Pino Arlacchi. A Michele Emiliano, sindaco di Bari e presidente del Pd Puglia: «Fortemente e sinceramente perché è un sindaco che impersona il riscatto dell’onore del Sud». Ai volontari e all’ex presidente della Provincia di Bari, Enzo Divella. Idealmente, con le parole di don Tonino Bello, Vendola abbraccia tutti. «Buon volo, buon abbraccio».


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