Roberto Armentaro, il giovane collepassese “missionario” dell’alimentazione vegana: “Mangiare vegano è un atto d’amore verso il mondo che ci ospita”

13 Marzo 2017 Off Di Pantaleo Gianfreda
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La redazione provinciale de “La Gazzetta del Mezzogiorno” di ieri (domenica 12 marzo) ha dedicato ampio spazio (ben due pagine) ad un fenomeno alimentare, ma anche agricolo e agri-culturale, che sta prendendo sempre più piede nel Salento. Si tratta dell’alimentazione vegana.

La dieta vegana è un regime alimentare che esclude totalmente i prodotti di origine animale, a differenza della dieta vegetariana che ammette alcuni cibi, quali latte, formaggi, uova e miele.

A pochi chilometri da Collepasso, in agro di Cutrofiano (sulla Collepasso-Sogliano), c’è la nota azienda bio-agricola e agrituristica “Piccapane” di Giuseppe Pellegrino, da anni all’avanguardia nella ristorazione vegana con la sua “Biosteria”. Il servizio domenicale del quotidiano pugliese dedica ampio spazio anche a questa innovativa azienda agricola e vegano-gastronomica (v. articolo in fondo).

Lo spazio principale del servizio della Gazzetta è dedicato, però, al nostro giovane concittadino Roberto Armentaro, che conosco da ragazzino e ricordo educato, riservato, ma anche molto creativo sin da tenera età.

Roberto Armentaro

Oggi Roberto ha 39 anni, abita a Lecce, dopo alcune esperienze all’estero, ed è diventato uno dei principali punti di riferimento della “cultura veg”. Con un gruppo di amici ha creato “Dovetico”, la guida “vegan friendly” che orienta “i devoti di questo stile” tra ristoranti, bar, locali e store di Lecce e provincia. Proprio in tale veste è stato ascoltato dalla giornalista Daniela Pastore, che ha riportato le sue istruttive parole nell’inchiesta-articolo “Bio-ristoranti e negozi etici. Il Salento si scopre vegano”.

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Esprimo auguri e complimenti a Roberto per la sua iniziativa e le sue considerazioni e riporto di seguito (in verde) il testo integrale dell’articolo di Daniela Pastore (ringrazio Alessandro Rossetti per avermelo segnalato).

Ad una «fiorentina» al sangue preferiscono un gustoso «burger» alla quinoa o un piatto di affettati di lupino.   I devoti della dieta vegana crescono di anno in anno. Anche nel Salento, dove si stimano circa 30mila persone che hanno bandito dalla tavola alimenti con tracce di esseri viventi. Una tendenza che sta coinvolgendo un numero crescente di ristoranti, bar, negozi in provincia di Lecce. «Aumenta la sensibilità per questo tipo di alimentazione, che è poi anche uno stile di vita», dice Roberto Armentaro, un musicista 39enne di Collepasso che dopo un’esperienza di vita e di lavoro in Inghilterra («a Londra mi ingozzavo di cibo da strada di pessima qualità») è tornato nel Salento con l’idea di diffondere nella sua terra d’origine la cultura «veg».

Roberto, insieme ad un gruppo di amici, ha creato «Dovetico», la guida «vegan friendly» che orienta i devoti di questo stile di vita tra ristoranti, bar, locali e store del Leccese. Sulla mappa sono già elencate 80 aziende, molte vegane al 100 per cento, altre «vegan friendly». «Ma il numero è in continua ascesa», dice Roberto.

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Secondo i dati Eurispes, in Italia i vegani sono triplicati in un anno, passando dall’1% della popolazione nel 2015 al 3% nel 2016.  «Una crescita che registriamo anche in provincia di Lecce. Un indicatore è la pagina “Lecce vegan” che ho aperto su Facebook e che in poco tempo è arrivata a 1500 iscritti», osserva l’ideatore di “Dovetico”. I vegani salentini fanno rete, si incontrano, organizzano cene a tema. Nel loro menu sono scomparsi (o non ci sono mai stati) carne, pesce, latticini, formaggi, uova. Bandito anche il miele. Ma guai a pronunciare il termine «privazione». «Chi pensa che le nostre cene siano a base di erbette sciapite sbaglia di grosso», avverte Armentaro. A rendere varia e gustosa l’alimentazione dei vegani ci pensano zenzero, curcuma, ortaggi e frutta, semi oleosi come canapa, girasole, lino, quinoa, legumi, spezie varie, cereali di ogni tipo, alghe. Un universo di sapori e varietà vegetali anche poco conosciuti  che i vegani utilizzano per rendere la dieta varia e nutriente. «Lavoriamo molto di fantasia e spesso lasciamo di stucco i commensali», dice Roberto che sorride ricordando un recente pranzo con parenti “onnivori”. «Ho presentato loro della pasta che all’apparenza sembrava condita con il classico ragù. Ed è stata una sorpresa per tutti quando ho annunciato che in quel ragù di carne non c’era traccia ma solo tanti gustosi fiocchi di soia».

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Abbracciare la filosofia vegana è una scelta che inizia a tavola ma finisce col cambiare profondamente il modo di stare al mondo di chi la adotta. «Si sviluppa un’empatia forte con ciò che ci circonda, si comprende l’interdipendenza tra tutte le creature viventi ed in un certo senso è una scelta sociale e politica oltre che alimentare. Gran parte delle emissioni di anidride carbonica nell’atmosfera sono provocate dagli allevamenti industriali, dall’agricoltura intensiva», incalza l’ideatore di «Dovetico». «Mangiare vegano è un atto d’amore verso il mondo che ci ospita, un modo per sottrarsi ad abitudini di massa che contribuiscono all’inquinamento globale. Noi vegani – conclude Roberto – proviamo nel nostro piccolo a rispettare l’ambiente, senza per questo privarci del piacere del buon cibo».

L’articolo sulla “Biosteria Piccapane” (GdM, 12.3.17)


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