In memoria dell’amico Giovanni, a 10 anni dalla sua scomparsa

26 Gennaio 2018 Off Di Pantaleo Gianfreda
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Dieci anni fa, il 26 gennaio 2008, moriva a Casarano Giovanni Coletta.

Giovanni è stato “storico” dirigente politico del P.C.I. (funzionario della Federazione provinciale e responsabile della zona di Casarano), consigliere provinciale, consigliere e vicesindaco di Casarano, nonché acuto studioso e conoscitore della realtà economica di Casarano e del Sud Salento. Forte la nostra collaborazione istituzionale nei primi anni ’90 quando eravamo entrambi vicesindaci dei rispettivi Comuni: la concessione (fine dicembre 1993) del finanziamento regionale di £ 2.140.000.000 per l’urbanizzazione della Zona industriale di Collepasso porta anche la sua “firma”.

Per me, era, soprattutto, l’amico per eccellenza.

A dieci anni dalla sua morte e per ravvivarne il ricordo e le virtù, ripropongo l’articolo “Giovanni Coletta: l’uomo, l’amico, il politico”, che scrissi un anno dopo la sua morte, pubblicato su questo sito e sul sito iltaccoditalia.info.

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Il 26 gennaio 2008, improvvisamente, moriva Giovanni Coletta. La politica, non solo quella casaranese, ha perso un serio e indiscusso protagonista. Persona intelligente, rude, generosa, leale e di prima qualità.

Giovanni (a destra) ad un convegno presso l’Auditorium di Casarano la sera prima della morte

Quel mattino di sabato 26 gennaio 2008 ero nel mio piccolo oliveto quando Eugenio Romano mi telefonò con disagio la triste notizia. Casuale paradigma di quello che Giovanni è stato: un olivo robusto. Le radici ben piantate nel territorio. Le fronde ombrose e cariche. Un prodotto extravergine finissimo. Non sempre apprezzato. Soprattutto da chi è abituato a smerciare o servirsi di sottoprodotti.

Una nostra foto

Per oltre 30 anni siamo stati legati da un “vincolo indissolubile”: un’amicizia vera. Oltre la politica. Amici nella vita. Una comune visione della società. Sodali e solidali persino nelle intemperie. Spiriti liberi. Talora rompiballe. Forse per questo, tante volte, penalizzati ed emarginati. Da antichi e recenti rituali di certa politica sinistra. Da ambizioni e personalismi atroci, crudelmente ingrati, pur di fronte ad infinite generosità. Nonostante tutto, innamorati della politica. Impegnati nella cittadinanza attiva. Vite parallele e convergenti. Nella buona e nella cattiva sorte. Nelle passioni, nella militanza politica, nell’attività amministrativa, nelle epurazioni, nei fallimenti. Ore ed ore trascorse insieme. In quotidiani incontri. In tanti viaggi. In ritrovi conviviali. Un’amicizia robusta, antica ed integrale.

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Chi conosceva veramente Giovanni sa quanto egli, all’apparenza scontroso, fosse persona gioviale e persino brillante. Amante della vita e delle cose belle. Dotato di un’intelligenza vivace. Curiosa. Onesta. Forse ingenua. Culturalmente robusta, in quel suo particolare approccio. Tipico di chi “esibisce” la sua cultura, più del suo impegno politico, come segno tangibile di emancipazione dall’originario stato di operaio semianalfabeta. Giovanni, nato “scarparu” (“Tra scarpari ne capimu”, gli ripeteva talora mesciu Uccio Filograna), aveva umanità, curiosità, persino finezze, intellettuali e culturali rare. Rivendicava preziose ed impensabili amicizie culturali di rango – per tutte, quella con Raphael Alberti – più di quelle politiche. Questo elemento distintivo della sua personalità – l’attrazione verso la cultura e lo studio – lo ha portato ad essere uno dei più acuti osservatori della realtà economica del Sud Salento.

Giovanni nel corso di un intervento

Giovanni è stato sempre precursore nel percepire le evoluzioni socio-economiche di quell’importante area. Sin dagli anni ’70-‘80 intuì la “forza propulsiva” del “localismo” e del TAC (Tessile-Abbigliamento-Calzaturiero), della necessità di “sinergie territoriali” sovracomunali, della collaborazione tra enti locali ed economia, dei consorzi tra aziende. Intuì, poi, prima di altri, la repentina crisi del TAC, la necessità di un nuovo modello di sviluppo per l’area di Casarano e dell’intero Sud Salento. Il convegno, che organizzammo il 1° dicembre 2007 a Palazzo D’Elia, su “Prospettive di trasformazione economica dell’area di Casarano: analisi ed alcune linee di intervento” rappresenta un po’ il suo testamento politico.

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Quel giorno era particolarmente inquieto. Forse, intuiva la sua prematura scomparsa. Un convegno preparato, in solitario, con la solita pignoleria e la solita applicazione nello studio, nella ricerca e nell’organizzazione. Una sala stracolma. Interventi qualificati. Era stanchissimo ma soddisfatto. Lui sempre squattrinato, mi offrì persino la cena in un tipico locale di Casarano. Io e lui a “ragionare” ancora sino a notte. A discutere del “dopo TAC”. Di energie rinnovabili. Di turismo. Di ambiente (memorabili le sue battaglie per la salvaguardia della collina della Campana e delle aree agricole). Di cultura. A programmare ulteriori iniziative. Ne voleva organizzare una sulle nanotecnologie.

Giovanni a Casarano, in piazza San Giovanni

Giovanni, “cittadino atipico”? Forse. Egli era, però, soprattutto e semplicemente, un cittadino impegnato, coerente e responsabile. Un politico intelligente. Spesso inascoltato ed emarginato. Un’intelligenza che occorreva “recuperare”, come mi sforzavo di fare, all’impegno nelle Istituzioni. Egli ha subito torti ed ingiustizie e nessuno lo ripagherà di questo. Tanti potranno, però, attingere alla lezione della sua vita: un impegno politico e sociale verace impregnato dei valori di umanità, rigore, serietà, studio, onestà e altruismo.

Cosa rara tra i politici, Giovanni Coletta è vissuto ed è morto povero. Vivono, però, la testimonianza della sua vita e la ricchezza delle sue idee.

Pantaleo Gianfreda

Alcune foto di Giovanni dal mio album personale

… quando, in un nostro viaggio, ci imbattemmo nel Nord Italia in un imprevedibile “Autosalone Coletta”

… una sosta al ritorno da un viaggio di lavoro in Germania per vendere i prodotti ortofrutticoli del Cosalcoop…

… una bella immagine di Giovanni mentre guida l’auto in uno dei nostri viaggi di lavoro…


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Pantaleo Gianfreda
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