La “Prima Messa” collepassese di don Antonio Saccomanno, giovane sacerdote della Chiesa di Francesco

27 Gennaio 2018 Off Di Pantaleo Gianfreda
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Don Antonio Saccomanno

Giovedì sera, prima dell’imperdibile cineforum, mi reco a casa di Giglio Saccomanno, “storico” postino del nostro paese (oggi in pensione), per avere notizie del figlio e neosacerdote Antonio, che domani (domenica 28 gennaio, ore 11.00) celebrerà la sua Prima Messa “collepassese” nella Chiesa Matrice. Casualmente, vi incontro proprio don Antonio, arrivato da poche ore nel paese natìo. Appena il tempo dei saluti reciproci e il giovane è costretto a rispondere ad una telefonata. E’ il suo Vescovo che lo chiama da Ventimiglia. Un approccio amichevole, familiare, all’apparenza quasi “irriverente” per un “reverendo” di altri tempi. Una conversazione senza formalismi, dai toni confidenziali, con battute scherzose e confidenze. Talora persino un po’ “birichina” … come due vecchi amici! Per chi come me è aduso – da seminarista dei “tempi bui”, da vita vissuta e frequenze familiari – alle reverenze formali ed ossequiose tra un vescovo e un prete, a certe residue “curialità” di una Chiesa d’altri tempi… quei flash felici tra due “gerarchie apparenti e distanti” rappresentano un’immagine illuminante e liberatoria. Quel vescovo aperto e “giovane” (ha 56 anni) e quel prete 31enne sono espressione e immagine dei tempi che cambiano (più o meno velocemente, secondo i luoghi), della nuova Chiesa che Francesco sta costruendo. Una Chiesa “priva di fronzoli”, che parla il linguaggio e “si immerge” tra la gente comune. Non per rivendicare “pompe e onori” o desueti ruoli istituzionali. Né per predicare e raccogliere i fedeli solo nelle mura di una chiesa, ma soprattutto per seminare e testimoniare fuori dalle mura il messaggio cristiano di amore, fraternità, solidarietà. Il successivo, breve e intenso, colloquio con don Antonio mi conferma la “nuova dimensione” umana e cristiana cui è stato educato e si ispira il giovane sacerdote.

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Erano venti anni che la comunità religiosa di Collepasso, pur così prolifica di seminaristi (e non pochi preti) in un passato ormai remoto, non vedeva un proprio fedele diventare sacerdote. Il 5 settembre 1998 don Antonio Russo, attuale parroco della Parrocchia Cristo Re, veniva ordinato all’età di 54 anni, dopo aver abbandonato l’insegnamento nel locale Istituto professionale ed essere entrato già adulto in seminario. L’ultimo “giovane prete” è stato don Giuseppe Mengoli (classe 1965), ordinato nel lontano 1° luglio 1989 ed oggi parroco della Parrocchia Maria SS. Immacolata in Maglie.

Ordinazione sacerdotale di don Antonio presso il Santuario della Madonna Miracolosa di Taggia

Don Antonio Saccomanno ha ricevuto l’Ordinazione sacerdotale il 13 gennaio scorso presso il Santuario della Madonna Miracolosa di Taggia (Imperia) dal vescovo di Ventimiglia-Sanremo mons. Antonio Suetta. Insieme a lui hanno ricevuto il sacerdozio altri due diaconi: don Martin Loza Perez, dedito all’accoglienza dei migranti, e don Thomas Toffetti Lucini, che studia Sacra Scrittura a Gerusalemme.

Don Antonio insieme agli altri due confratelli ordinati sacerdoti

Don Antonio, invece, è stato destinato già da tempo presso la parrocchia di Camporosso (prov. di Imperia, ai confini con la Francia) per occuparsi di pastorale giovanile e attività parrocchiali. In quella comunità egli si è ben integrato e tutti gli vogliono bene,  sebbene il  legame con il paese natìo sia rimasto forte e assiduo, nonostante gli studi lo abbiano tenuto lontano per tanti anni.

Un’altra immagine dell’Ordinazione sacerdotale

Nato a Collepasso il 13 dicembre 1986, Antonio inizia a 19 anni il percorso verso il sacerdozio, dopo essersi diplomato presso l’Istituto Commerciale di Maglie. La sua vocazione lo porta inizialmente a condividere i valori e la vita dei Camilliani (chiamati anche “Ministri degli infermi”). A Roma, dove risiede in un Istituto Camilliano, frequenta i corsi di filosofia e teologia presso la Pontificia Università Lateranense. Nella stessa “Città Eterna” ricca di storia, scopre anche la sua passione e vocazione per l’archeologia. Decide, pertanto, di frequentare il Pontificio Istituto di Archeologia cristiana e acquisisce il relativo diploma. Nel 2013 lascia i Camilliani e, per caso, raccogliendo l’invito di un amico, comincia a frequentare la diocesi di Ventimiglia. In questo seminario completa gli studi di filosofia e teologia sino a ricevere il diaconato il 1° luglio 2017 e l’Ordinazione sacerdotale pochi giorni fa.

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Nella sua prima Messa collepassese don Antonio spera di incontrare e salutare vecchi amici, parenti, fedeli e tutti i suoi concittadini. Gli sarà “concelebrante” anche l’amico e stimato maestro redentorista P. Vincenzo La Mendola, storico predicatore nella nostra Chiesa Matrice di varie Novene della Patrona Madonna delle Grazie..

Don Antonio riceve l’abbraccio del Vescovo mons. Antonio Suetta

Dopo la breve permanenza nel paese natìo, don Antonio tornerà presto a riprendere l’attività pastorale tra i suoi giovani, al “servizio” della comunità di Camporosso, dove c’è una collaborazione che definisce “spettacolare” con parrocchiani e amministratori e tutti gli vogliono bene. “Perché – dice don Antonio – non è più come prima. Oggi la gente non considera un sacerdote per il ruolo in sé, ma per il suo essere uomo tra gli uomini, per la sua capacità di stare nella società e mettersi veramente al servizio degli altri”.

Bravo, don Antonio! Tanti auguri e ad maiora nella tua missione per costruire il bene comune!

Pantaleo Gianfreda

Una suggestiva immagine del Santuario-Chiesa della Madonna Miracolosa di Taggia nel corso della cerimonia di Ordinazione sacerdotale


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