Il 25 aprile a Collepasso dedicato all’antifascista Renato Leopizzi

25 Aprile 2009 Off Di Pantaleo Gianfreda
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morire-di-libertUn articolo di Aldo D'Antico (pubblicato da "Il Paese Nuovo") su Elio Salentino, pseudonimo di Renato Leopizzi. La figura umana e politica di un antifascista della prima ora, che finì i suoi giorni in un manicomio. Il Comune di Collepasso dedica le manifestazioni della Festa della Liberazione a Renato Leopizzi, antifascista salentino, originario di Parabita. Domenica 26, alle 20.00, negli spazi della Scuola Elementare, il Gruppo "La Calandra" metterà in scena "Morire di Libertà", tratto dal libro che Aldo D'Antico ha dedicato all'antifascista salentino.

Renato Leopizzi nasce a Parabita il 19 luglio 1905 e da giovanissimo aderisce alle idee mazziniane diventando la punta più avanzata e intransigente del Circolo repubblicano di Lecce.

Si interessa di letteratura e di arte, collabora a giornali e riviste e pubblica un dramma in cinque atti "Il fallo sociale".

Nel 1925 va a Liegi per studiare e fonda una rivista internazionale di letteratura. In seguito si trasferisce all'Università di Parigi, dove viene a contatto con gli esuli antifascisti. Diventa redattore del "Giornale degli Italiani", una pubblicazione che riunisce tutti gli esuli politici avversari del fascismo, e con lo pseudonimo di Elio Salentino pubblica feroci articoli contro il regime. Nel 1927 è costretto a rientrare in Italia per il servizio militare che comincia a svolgere nella 2° compagnia del 9° telegrafisti a Trani, dove organizza l'opposizione clandestina.

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Poco dopo la polizia lo arresta avendolo ininterrottamente seguito e controllato; viene processato dal Tribunale di Bari e in seguito inviato al tribunale speciale per i crimini contro lo Stato. Dopo quattro mesi di istruttoria viene condannato a sette anni di reclusione per "insurrezione contro i poteri dello Stato e Sua Maestà il Re". Passa da Forte Boccea a Sassari, ad Alessandria a Nisida nel manicomio criminale e per tredici mesi viene rinchiuso in segregazione cellulare. Carattere fiero e orgoglioso, si rifiuta per ben tre volte di firmare la domanda di grazia al Duce.

Nel 1932 Mussolini concede l'amnistia in occasione del decennale della marcia su Roma e Renato viene inviato a Lecce come sorvegliato speciale, costretto ogni giorno a passare dal posto di polizia per firmare. Ritenta invano di tessere le fila dell'impegno civile e lettarario: tutti lo evitano in quanto antifascista e sorvegliato. Nel 1933 si reca a Parabita per visitare la tomba dei suoi genitori, poi a Leuca dove ogni estate trascorreva le vacanze con i suoi genitori. La polizia lo prende, lo giudica "affetto da paranoia allucinatoria, pericoloso per sé e per gli altri" e lo chiude in manicomio.

Ha solo 28 anni. Renato Leopizzi, alias Elio Salentino, antifascista della prima ora, martire della libertà, non riesce a vedere l'Italia libera e repubblicana. Dimenticato da tutti, solo e abbandonato, muore a Lecce in manicomio nel dicembre del 1974.

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Nell'ottobre del 1927 un gruppo di fuoriusciti italiani all'estero, antifascisti già in odore di scomunica da parte del regime, aveva organizzato un complotto per attentare alla vita di Benito Mussolini. Dovevano partire da Marsiglia vestiti da marinai, sbarcare a Genova o a Napoli, prendere contatto con uno di loro, ideatore dell'iniziativa, che agiva da punto di riferimento e da organizzatore interno e attentare al Duce a Roma il 2 novembre durante la manifestazione della celebrazione dell'anniversario della vittoria.

Il piano, ben congegnato, non andò in porto. Il Consolato italiano in Belgio, informato da qualcuno sulle intenzioni degli attentatori, avvertì subito il Ministero degli Interni, che riuscì, mobilitando tutte le forze, a sventare ogni cosa. Di alcuni di loro si conoscono i nomi, fra cui Tito Testori di Ravenna, Luigi Lucibello di Roma, Alviso Pavan di Treviso, Carlo Cini di Bologna. Il cervello e la "talpa" era Renato Leopizzi di Parabita, che si trovava a Trani e che aveva chiesto per quel periodo cinque giorni di congedo.

Il 2005 è stato il centesimo anniversario della nascita di Renato Leopizzi, che avrebbe cambiato i destini dell'Italia se la sfortuna non ci avesse messo lo zampino. Tutto continua a passare inosservato e la rimozione dei fatti e dei personaggi che hanno determinato la storia del Paese garantisce questo clima di omologazione culturale e politica che caratterizza questi nostri tempi infernali.

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Lo spettacolo "Morire di libertà" è a lui dedicato. La regia è di Giuseppe Miggiano, l'interpretazione è affidata a Donato Chiarello, Federico Della Ducata, Federica De Prezzo, Ester De Vitis e Antonio Giuri, le musiche sono a cura del "Miriam Mariano Jazz Quartet".


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Pantaleo Gianfreda