Il “ladro di biciclette”… un maldestro furto conclusosi con l’individuazione del responsabile e il recupero del “maltolto”

28 Ottobre 2018 Off Di Pantaleo Gianfreda
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Ricordate “Ladri di biciclette”, film di Vittorio De Sica del 1948, uno dei più grandi capolavori del neorealismo cinematografico, e il maldestro tentativo finale dell’esausto protagonista di rubare una bicicletta per tornare a casa, subito scoperto (e poi perdonato “per pietà”)?!?

In modo ancor più “realistico” (perché vissuta realmente) analoga vicenda è accaduta – or sono pochi giorni – in quel di Collepasso, in zona Bosco.

Il protagonista, già noto alle cronache locali pare anche per tale “vizietto”, è stato poi “perdonato” perché ha immediatamente confessato (e non poteva fare diversamente), si è reso disponibile a collaborare per recuperare la bicicletta e perché, rappresentativo di un vero e proprio “caso umano”, “lu cane nnu se mena allu strazzatu” (a differenza del noto detto).

Nella sequela di furti e furtarelli (e non solo, purtroppo!) impuniti, che da un po’ di tempo caratterizza la “normale” vita cittadina (… mentre “la stella” dello stemma comunale “sta a guardare“!…) il fatto merita di essere segnalato alla pubblica opinione. Per tanti motivi. Per la sua goffaggine. Per l’individuazione del ladruncolo. Per la restituzione del “maltolto”… grazie a semplici e proficue “indagini” condotte da semplici e proficui cittadini. Oltre che per le possibili motivazioni “cupidose” (da “Cupido”) che lo hanno generato.

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Il “fatterello” è rigorosamente vero e documentato (sarà verosimile solo in alcune considerazioni). Sebbene abbia deciso di omettere i nomi di tutti i protagonisti, mi piace raccontarlo per esporre non una “favoletta”, ma la “favolosa stronzaggine” (mi si scusi il termine!) di certi soggetti!

Succede che tre giovani amici decidano di ritrovarsi in casa di uno di loro per vedere la partita di Champions Inter-Barcellona e mangiare insieme una pizza a domicilio. Uno arriva in auto. L’altro con la bici (della sorella), che “trase” per sicurezza all’interno della cancellata della casa dell’amico ospitante. Ignari di tutto, i tre guardano la partita, mangiano la pizza e “sguariano” un po’. Poi i due “ospiti” se ne vanno. All’uscita… la sorpresa. La bici è sparita!

In casi simili le scenette sono d’obbligo, soprattutto tra amici notoriamente “bontemponi”… “… addhu miti ‘scusa la bicicletta… cacciati la bicicletta, malitetti… nnu faciti li strunzi…” … e così via “amabilmente” discettando.

Poi il malcapitato si rende conto che la bici è stata rubata veramente. Se ne torna mesto a casa accompagnato in macchina dall’amico, preoccupato per il furto e anche per le prevedibili reazioni della sorella.

Il giorno dopo, a mente fredda, a qualcuno viene il “colpo di genio”. Nei pressi di un’abitazione contigua al furto sono installate due videocamere. Grazie alla disponibilità e al consenso dei vicini, le controllano … e si “gustano il film”.

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Un uomo e una donna, giovani (ma non troppo) e un po’ malandati, passano dalla strada… notano la bicicletta… parlottano tra di loro… i due sembrano allontanarsi… poi “fanno marcia indietro”… l’uomo si dirige guardingo verso la casa… la donna fa finta di “cazzeggiare” con il cellulare… l’uomo apre il cancello e si introduce nello spazio antistante la casa… dopo un po’ esce con la bici e se le da “a ruote levate”…

Una scena del film “Ladri di biciclette” (1948) di Vittorio De Sica

Non è difficile identificare i due, soprattutto l’uomo, già fatto oggetto nel passato di varie “restrizioni” (giudiziarie)… forse anche per scabrose accuse proprio da parte della stessa donna che lo accompagnava. Di fronte all’evidenza, il malcapitato confessa e accompagna il derubato e un suo amico alla Stazione ferroviaria di Neviano, dove trovano e recuperano la bicicletta… tra i “gridolini” di soddisfazione del derubato e… dello stesso maldestro ladruncolo!

Il “poveraccio”, un po’ “testosterone” e un po’ (scusate) “testocazzone”, si era probabilmente fatto convincere dalla donna (… e pare non fosse la prima volta…) a “sottrarre” la bicicletta per permetterle di recarsi a Neviano a prendere il treno e di lì recarsi al suo un po’ più lontano paese di origine, dove pare dovesse presentarsi il giorno dopo preso i Servizi sociali di quel Comune. A questo punto, citando i Servizi sociali, la vicenda appare un po’ più chiara e va catalogata tra quelle nascoste e diffuse “nicchie” di degrado e disagio sociali presenti nelle nostre comunità…

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Il collaborativo “poveraccio” … ma “poveraccio” veramente! … è stato perdonato e, pertanto, non denunciato… il ché non gli impedisce, però, di essere catalogo come, seppur maldestro, “ladro di biciclette”.

Speriamo che la lezione gli sia servita, che la smetta di rubare biciclette e che controlli gli effetti (seppur naturali) del suo “testosterone”, che rischiano di giocargli “brutti scherzi”, come  già successo in passato, e di farlo apparire a vita un emerito “testone”!

Naturalmente, un pubblico apprezzamento ai tre giovani “detective” collepassesi!

Buona domenica a tutti!

Pantaleo Gianfreda


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