Il caso-Berlusconi e lo smarrimento di tanti cristiani.

29 Giugno 2009 Off Di Pantaleo Gianfreda
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Sul "caso Berlusconi" interviene su "La Gazzetta del Mezzogiorno" don Luca De Santis, Vicario parrocchiale a Supersano  

Non vi è alcuna intenzione di giudicare la vita privata di una persona, poiché se vogliamo seguire alla lettera quanto il Vangelo dice fare questo è compito di Dio. Rimane tuttavia per noi cristiani il preciso dovere altrettanto evangelico di esprimere il nostro giudizio sul tempo che stiamo vivendo. Le attuali vicende che in questi giorni stanno coinvolgendo la figura del Presidente del Consiglio non solo hanno sollevato fermento nell’opinione pubblica, ma anche nel mondo cattolico.

Sin dall’inizio di questa vicenda il giornale dei vescovi italiani “Avvenire ” ha chiesto al Presidente del Consiglio chiarezza intorno al suo coinvolgimento su quanto sta emergendo dall’inchiesta avviata dalla Procura di Bari. Di seguito si sono registrati interventi da parte di alcuni cardinali e sacerdoti (Tettamanzi, Bagnasco, Martins e don Luigi Ciotti) dai quali trapelava un certo sconcerto intorno a questa polemica.

Tra le tante riflessioni vi è stata anche quella espressa nell’editoriale a firma del direttore di Famiglia Cristiana che, nell’ultimo numero della rivista cattolica, ha posto in evidenza due emergenze a cui la Chiesa deve far fronte riguardo a questo caso: la necessità di risolvere lo smarrimento in cui gran parte del mondo cattolico si trova e l’altro aspetto riguarda la chiarezza nel condannare un tale atteggiamento certamente opposto all’etica cattolica, ma anche a quella di un capo di Stato.

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Riguardo al primo punto da circa vent’anni la realpolitik che ha governato la chiesa ha considerato l’attuale capo del governo come il miglior alleato per la difesa dei valori che il magistero definisce sacri e che Benedetto XVI nei suoi interventi ha definito non negoziabili come le questioni bioetiche, ma anche il finanziamento alla scuola cattolica, il controllo sugli insegnanti di religione, finanziamenti agli oratori, la salvaguardia della famiglia tradizionale (ricorderemo certamente tutti quando Berlusconi partecipò al Family Day). Si capisce dunque che non è facile abbandonare un alleato del genere per cadere dentro il calderone “relativista” della sinistra. Se come chiesa dovessimo seguire la logica della politica, rinunciare a tutto questo significherebbe un vero e proprio suicidio. Conseguenza di tale situazione sarà lo smarrimento poiché il cristiano sa che il vangelo manifesta un certo tipo di progettualità, mentre noi come tessuto cattolico in concreto rischiamo di appoggiarne un altro.

Cosa fare? Grazie a Dio, come dicevo prima, gli interventi ci sono stati e anche di spessore, ma tenendo presente quanto don Sciortino dice nel suo editoriale, che “non si può ignorare l’emergenza morale”, che “ a tutto c’è un limite, quel limite di decenza è stato superato. Qualcuno ne tragga le debite conclusioni”, che “I cristiani (come dimostrano le lettere dei nostri lettori) sono frastornati e amareggiati da questo clima di decadimento morale dell'Italia, attendono dalla Chiesa una valutazione etica meno "disincantata"», che «Non si può far finta che non stia succedendo nulla, o ignorare il disagio di fasce sempre più ampie della popolazione, e dei cristiani in particolare”. Mi chiedo che fine faranno le dure parole del direttore di Famiglia Cristiana e i singoli interventi dei Vescovi?

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Dinanzi a queste esigenze che sono state manifestate non possiamo rispondere con un atteggiamento freddo e distante come se il fine da salvaguardare fosse l’alleanza. Come chiesa siamo chiamati primariamente alla profezia: parlare al cospetto di Dio senza perseguire i propri interessi. Credo dunque che sia necessario staccare ciò che è evangelico e quindi primariamente non negoziabile da ciò che si oppone a tutto questo. Attuare poi quell’atteggiamento che aspetterà con “santa pazienza” il momento in cui tutto tacerà sarà pure buona diplomazia, ma quello che ne conseguirà sarà che dopo questi fatti anche noi cattolici quando parleremo di etica o di famiglia tradizionale saremo sicuramente meno credibili.


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Pantaleo Gianfreda