Superenalotto, il mistero trova radici a Collepasso.

28 Agosto 2009 Off Di Pantaleo Gianfreda
Spread the love

La vincita di Bagnone. Don Claudio Hitaj, presunto autore della giocata, ha vissuto in paese per sei anni

Don Claudio Hitaj, il sacerdote indicato da alcuni come autore della giocata milionaria di Bagnone (Massa Carrara) al Superenalotto, ha una parte delle sue radici nel cuore del Salento: a Collepasso.

Qui è giunto, infatti, dal Paese delle Aquile, nel marzo del 1991 come tanti altri suoi connazionali che in paese sono rimasti mettendo su famiglia. Dopo essere sbarcato «in cerca di libertà e condizioni migliori di vita», come egli stesso sostiene, è stato ospitato da una famiglia del luogo e trascorso con loro la sua prima Pasqua, restando poi in paese, dopo aver trovato una sistemazione, altri sei anni.

A Collepasso ha “scoperto” la religione cattolica o per usare le sue parole, pronunciate in occasione della sua prima messa sacerdotale nel Salento, nel 2004 ha «incontrato il mio Creatore, scoperto di essere un figlio amato e da sempre cercato».

A Collepasso don Claudio è vissuto, come si diceva, per sei anni, un lasso di tempo durante il quale ha saputo farsi apprezzare e voler bene da tutti per quel suo fare cordiale e quel sorriso sempre sulle labbra. Sono stati anni, quando anche la politica mostrava il volto dolce dell’accoglienza e non quello duro del respingimento degli extracomunitari, durante i quali ha lavorato come garzone e passo dopo passo ha messo piede in chiesa «incuriosito – come egli stesso ha raccontato – da quel modo di fare e giudicando, da ateo, tutti matti per gesti e riti che venivano celebrati».

LEGGI ANCHE  La svolta bonapartista

Era il 1996 quando don Claudio ha deciso di intraprendere la strada del sacerdozio, quella di Sant’Ignazio di Loyola, e dopo sei anni di studi teologici e due di diaconato è stato ordinato sacerdote dal vescovo di Massa il 24 giugno 2004.

Possibile che sia lui vincitore milionario? «Spero che non sia vero» dice don Celestino Tedesco, parroco della chiesa matrice, che lo ha accolto insieme ad altre persone del paese dopo lo sbarco sulle coste Salentine dell’Adriatico e lo ha battezzato il 28 febbraio 1993.

«Si tratta – ha proseguito don Celestino – di una cifra capace di far girare la testa. Qualora sia veramente lui il vincitore gli ricordo il voto di povertà che lo ha legato alla chiesa e le necessità della chiesa che lo ha generato nella fede».

Intanto, proprio ieri, sulla stampa, don Claudio si è “confessato” smentendo le voci che sono circolate sottolineando di non essere mai entrato in quel bar-ricevitoria e di non aver mai giocato una sola volta. «E comunque – dice – se davvero avessi vinto di sicuro saprei come utilizzare tutti quei soldi: aiutando i bisognosi, così come è stato fatto per me, quando sono arrivato in Italia».


Spread the love
author avatar
Pantaleo Gianfreda
LEGGI ANCHE  L´assedio dei cattolici al premier "Troppi party, ora il passo indietro".