Obama: “Inizi una nuova era”.

24 Settembre 2009 Off Di Pantaleo Gianfreda
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"La democrazia non può essere esportata". Obama cancella gli otto anni dell'era Bush. Storico discorso del presidente degli Stati Uniti all'Assemblea generale dell'Onu. I cardini dell'intervento: la pace, l'ambiente e un'economia meno rapace

Sono quattro i cardini sui quali Barack Obama ha costruito il suo discorso – da molti definito "storico" – davanti all'Assemblea generale dell'Onu: la non proliferazione delle armi nucleari; la promozione della pace e della sicurezza; la salvaguardia dell'ambiente; e l'affermazione di un'economia capace di dare a tutti le stesse opportunità.

"Viviamo una nuova era d'impegno in tutto il mondo – ha detto il presidente degli Stati Uniti – che ci impone di dare risposte globali a sfide globali. Ognuno deve assumersi dirette responsabilità, perché noi non possono fare tutto da soli, anche se siamo stati criticati di aver agito da soli sulla scena mondiale".

Poi è arrivato un punto decisivo del suo intervento: "La democrazia non può essere imposta a una nazione dall'esterno". Il discorso di Barak Obama, dunque, sia nei toni, ma soprattutto nei contenuti ha sancito così una netta svolta rispetto agli otto anni dell'era Bush, caratterizzata dalle pressioni dei neoconservatori e dall'idea della necessità di "esportare i sistemi democratici".

Il presidente Usa, Barack Obama, parlando di rispetto dei diritti umani, ha aggiunto che "la gente non è più disposta a tollerare chi è dalla parte sbagliata della storia. La vera leadership non sarà misurata dalla abilità nel mettere la museruola al dissenso, o nell' intimidire e molestare gli oppositori politici. Il mondo vuole cambiare pagina".

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"Ogni società" – ha detto ancora Obama – "deve cercare la propria strada, ma gli Stati Uniti non rinunceranno mai ad essere al fianco di chi lotta per la libertà del proprio popolo. Abbiamo la speranza di reali cambiamenti e vogliamo che gli Stati Uniti ne siano leader". Poi, suscitando un lungo applauso dell'Assemblea, ha elencato tutti i passi fatti dalla sua Amministrazione durante i primi otto mesi di mandato, a cominciare dalla rinuncia alla tortura.

Obama si è poi soffermato sul prossimo vertice del G20 di Pittsbourg, durante il quale "vorremmo mettere a punto nuove regole per rafforzare la regolamentazione di tutti i centri finanziari.

A Pittsburgh – ha detto Obama – lavoreremo con le principali economie mondiali per tracciare il corso di una crescita equilibrata e sostenuta. Questo significa – ha aggiunto – che vigileremo e non molleremo finchè la nostra gente non sia tornata al lavoro e significa che prenderemo provvedimenti per riaccendere la domanda, in modo che la ripresa globale sia sostenuta".

"Questo significa – dice Obama – predisporre nuove regole sulla strada di un rafforzamento della regolamentazione di tutti i centri finanziari, per mettere fine all'avidità, agli eccessi e agli abusi che ci hanno portato al disastro, e per evitare che una crisi come questa accada di nuovo".

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Una parte del discorso è stato poi dedicato ai delicati rapporti con l'Iran e la Corea del Nord. I programmi nucleari dei due paesi "rischiano di portare il mondo su una china pericolosa. Di fronte alle delegazioni, Obama ha rinnovato il suo impegno per un mondo libero dalle armi nucleari e ha avvertito che il rifiuto di alcuni Paesi di permettere l'accesso degli ispettori rende la comunità internazionale meno sicura.

"Finora con le azioni dei governi di Pyongyang e Teheran hanno minacciato di portarci su una china pericolosa", ha detto Obama, che tuttavia si è detto pronto a sostenere comunque l'approccio diplomatico "per spianare la strada ad una pace più sicura per entrambe le nazioni, a condizione che rispettino i loro obblighi".

"Per adesso Iran e Corea del Nord hanno invece scelto di ignorare gli standard internazionali e preferire la proliferazione nucleare alla stabilità regionale e alla sicurezza dei loro popoli. Devono essere chiamati a rispondere delle loro responsabilità nella corsa alle armi nucleari, sia in Estremo Oriente che in Medio Oriente. Il mondo deve restare unito per dimostrare che il diritto internazionale non è una promessa priva di significato."

"Dobbiamo insistere perchè il futuro non appartenga alla paura e le armi nucleari non finiscano nelle mani dei terroristi. Spero dunque – ha detto ancora – che le divergenze possano essere risolte in modo pacifico, magari anche rafforzando i trattati di non proliferazione''.

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Un altro punto è stato quello della promozione della pace e della sicurezza. Soprattutto tra Palestina, ''che deve porre fine all'incitamento dell'odio razziale'' e Israele, ''che pero' deve fermare gli insediamenti''. A questo proposito Obama ricorda che ieri ha avuto un incontro con il presidente israeliano Benjamin Netanyau e quello palestinese Mahmud Abbas, nel quale ''sono stati fatti passi avanti''.

Ma su quest'ultima affermazione, il presidente Usa è stato immediatamente smentito dallo Stato ebraico, che invece ha autorizzato la costruzione di 37 nuovi alloggi in una colonia a Karnei Shomron. Una decisione arrivata a meno di 24 ore dal vertice a New York tra Obama, Netanyahu e il presidente palestinese, Abu Mazen.

L'autorizzazione all'ampliamento della colonia in Cisgiordania è stata firmata dal ministro della Difesa israeliano, Ehud Barak, proprio mentre il blocco totale degli insediamenti è considerato dai palestinesi come la condizione fondamentale per riavviare un negoziato con Israele e arrivare così a un accordo di pace.

"Se la questione di Gerusalemme, quella degli insediamenti e delle frontiere non sarà considerata, non ci saranno negoziati", ha ribadito il consigliere del presidente palestinese, Yaser Abed Rabo.


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Pantaleo Gianfreda