Stampa francese: “Berlusconismo verso la fine”.

16 Ottobre 2009 Off Di Pantaleo Gianfreda
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Figaro e Nouvel Observateur: "Verso la fine del berlusconismo". Due analisi sui giornali francesi. Il settimanale: "E' ancor più pericoloso". Il quotidiano conservatore: "Ultima star dello Stato televisivo, invecchiato e patetico"

La fine di Berlusconi si avvicina, dice la stampa francese. Non lo dice solo quella di sinistra che "legge solo Repubblica", come direbbe il nostro presidente del consiglio. Anche quella di destra, nella fattispecie il Figaro, annuncia la morte imminente del berlusconismo come sistema di potere basato sullo strapotere mediatico. Due analisi diverse e complementari che gettano nuova luce su come la stampa estera osserva e interpreta le vicende di casa nostra.

Sul Nouvel Observateur Marcelle Padovani intravede nella bocciatura del lodo Alfano "l'inizio della fine", anche se Berlusconi "messo alle corde è diventato più pericoloso". Ma il verdetto sul lodo Alfano, la sentenza per la Mondadori che lo costringe a versare 750 milioni alla Cir di Carlo De Benedetti, il modo in cui è stato trattato al G20 di Pittsburgh lo hanno indebolito. E la sua reazione mostra questa sua debolezza e la sua pericolosità: "Schiumante di rabbia, irascibile, aggressivo, completamente destabilizzato da questa offensiva, ha fatto un nuovo passo verso il populismo autoritario facendo appello al 'popolo' che lo ha eletto e legittimato, contro le 'istituzioni' e contro lo Stato che lo perseguitano". Insomma, dopo gli scandali sessuali e le aggressioni contro la stampa "il gioco è all'improvviso diventato più duro".

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Il Figaro, dal canto suo, pubblica un'analisi di Alain-Gérard Slama, un politologo conservatore, che prende anch'egli le mosse dalle due sentenze sul Lodo Alfano e sulla Mondadori: "Questo rovesciamento di situazione svela che, decisamente, la magia Berlusconi non funziona più". Se l'assenza di avversari può consentire al Cavaliere di superare questo frangente, "è invece colpito al cuore il berlusconismo". Cioè "uno stile di governo che ha corrisposto all'apogeo di una forma popolare, particolarmente adescatrice, di televisione". Slama ricorda come Berlusconi abbia creato il suo impero mediatico attraverso le amicizie politiche e come abbia deciso di scendere direttamente sul terreno politico per salvare le sue aziende: in un paese in cui la tv "ha soppiantato, in risorse e in diffusione, tutti gli altri mezzi di espressione, cinema incluso", le trasmissioni della Cinque hanno "vampirizzato l’insieme delle attività dell’intelligenza e dello spirito". Ma adesso questa epoca è finita, si assiste a un riflusso di questo movimento.

E forse si tratta di qualcosa che va al di là del caso italiano e che annuncia il passaggio dall'èra della televisione a quella di internet: "La rivoluzione numerica, malgrado la minaccia del relativismo e del multiculturalismo che fa pesare sulle vecchie società europee, presenta almeno l'interesse di poter essere presentata come una rivincita dello scritto sull'immagine". Berlusconi potrebbe dunque essere l'ultima star dello "Stato televisivo", e potrebbe assomigliare al Casanova di Fellini: "Invecchiato, patetico a forza di essere ridicolo, sotto la maschera dei suoi lifting e delle sue estreme truccature".


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Pantaleo Gianfreda
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