Da Moana all’onorevole Cicciolina quel copyright conteso a Silvio.

27 Dicembre 2009 Off Di Pantaleo Gianfreda
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Il vero Partito dell'Amore nacque nel '91 e candidò le due pornostar alle politiche. L'amico della Pozzi rivendica la proprietà del nome, nel centrodestra ne parlò per prima la Mussolini

Dal Popolo della libertà al partito dell'amore, dunque. Tanto che il Cavaliere – a testimonianza dei suoi propositi "amorevoli" – ha chiamato Bersani per gli auguri di Natale. Amore contro odio. "Tutti quanti – dice il portavoce Paolo Bonaiuti – hanno capito che non si può caricare all'infinito la molla dell'odio che poi genera la violenza. Sostituirla con un clima più disteso è nell'interesse di tutti". E partito dell'Amore sia.

Quello originale, quello di Moana Pozzi e Riccardo Schicchi, era nato nel clima di antipolitica un po' trash dei primi anni '90. Un partito "orizzontale più che trasversale", come dicevano i suoi creatori. Uno di questi, Mauro Biuzzi, è rimasto il custode della memoria di Moana e, dall'alto della presidenza del partito dell'Amore (quello vero), intima al Cavaliere di mettere giù le mani: "Il PdA lui non lo può fare, semplicemente perché il copyright ce l'ho io. E se qualcuno mi chiedesse di venderglielo, io non lo farei: sono un piccolo "resistente" della seconda Repubblica". Biuzzi, che è stato anche consulente della recente fiction di Sky su Moana, avanza anche una sua teoria su quest'ultima uscita del premier: "Appena Murdoch manda in onda su Sky una serie in cui si riparla del partito dell'Amore di Moana, Berlusconi corre a metterci il cappello sopra. Si appropria di tutto quello che supera una certa soglia di visibilità".

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Per la verità questa storia del Partito dell'Amore, dalle parti di Forza Italia, non è nuovissima. "La Casa della libertà è il partito dell'amore", disse Berlusconi prendendo le distanze dal "partito dell'odio" guidato allora da Romano Prodi. Così quando a capodanno del 2004 venne colpito in testa con un treppiedi, fu nuovamente "il partito dell'odio contro quello dell'amore". Ma il copyright a destra lo si deve ad Alessandra Mussolini. Fuori da Montecitorio nel 2000 infuriava la protesta della Cdl contro la legge sulla par condicio. "Siamo il partito dell'amore", urlava nel microfono la Mussolini. Prima che una pioggia di monetine, lanciate dai giovani militanti berlusconiani, finisse in faccia a Pier Luigi Castagnetti. "E ringrazi Iddio – disse la "colomba" Giuliano Urbani – che erano solo monetine". Amore vero.

Il partito dell'amore, quello Doc, ballò invece una sola stagione. Nell'aprile del '92 candidò (solo nel Lazio) Ilona Staller e Moana Pozzi con scarsi risultati: Cicciolina – che era già stata deputata con i radicali nel 1987 – prese appena 800 voti, Moana 12 mila. Non furono sufficienti. Da allora il partito dell'amore è rimasto una chimera. Ci si avvicinò Vittorio Sgarbi con il suo "partito della Bellezza", in connubio con il Pri. Ma Giorgio La Malfa storse il naso per il nome: "Ma così non sembrerà il partito dell'amore di Cicciolina?". Finì così in soffitta, ripescato saltuariamente dai comici. Natalino Balasso a Zelig divenne il leader di un rinnovato partito dell'amore: "Entro in politica prima che la politica entri in me". Simbolo, un tronchetto della felicità. Poi arrivò il Cavaliere.


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Pantaleo Gianfreda
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