Napolitano esalta il 25 aprile. “Festa della Liberazione e dell’unità”.

24 Aprile 2010 Off Di Pantaleo Gianfreda
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Il discorso del presidente della Repubblica alla Scala di Milano: parallelo tra Resistenza e Risorgimento. Commozione nel ricordo di Sandro Pertini. E cita Berlusconi un anno fa a Onna

"Il 25 aprile è non solo festa della Liberazione: è festa della riunificazione d'Italia". Nel 65° anniversario della Liberazione, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano traccia un'ideale linea di collegamento tra Risorgimento e Resistenza e liquida come "sghangherate battute" le polemiche sull'anniversario, il prossimo anno, dell'Unità d'Italia. "Quella unità", sottolinea il capo dello Stato nel suo discorso al teatro alla Scala di Milano, "rappresenta oggi, guardando al futuro, una conquista e un ancoraggio irrinunciabili".

Al suo arrivo, il presidente della Repubblica è stato accolto da una standing ovation di tutti i presenti, compreso il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Qualche fischio in platea alla stretta di mano tra i due.

A vent'anni dalla scomparsa, Napolitano ha dedicato un passaggio significativo del suo intervento a Sandro Pertini. "E' stato un onore per l'Italia, un onore per la Repubblica, averlo tra i suoi presidenti", ha detto Napolitano, con la voce brevemente rotta per l'emozione. Il capo dello Stato ha esortato le istituzioni politiche ed educative "a far conoscere e meditare vicende collettive ed esempi personali che danno senso e dignità al nostro essere italiani" come appunto quello di Pertini. "Un impegno siffatto è mancato, o è sempre rimasto molto al di sotto del necessario", ha detto.

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Dal presidente della Repubblica, anche una risposta indiretta alle polemiche sul ruolo dei combattenti italiani nella guerra di Liberazione: "Grande sollievo per la Liberazione ad opera di patrioti e partigiani", dice Napolitano citando il diario di Benedetto Croce. "Chi può negare che l'apporto delle forze angloamericane fu decisivo per schiacciare la macchina militare tedesca, per scacciarne le truppe dal territorio italiano che occupavano e opprimevano?", chiede il capo dello Stato. "Certamente nessuno, ma è egualmente indubbio che il generoso contributo italiano, contro ogni comodo e calcolato attendismo, ci procurò un prezioso riconoscimento e rispetto". Una replica anche al presidente della provincia di Salerno, Edmondo Cirielli, secondo il quale l'Italia fu liberata e salvata da un'altra dittatura, quella comunista, solo grazie agli americani. Celebrare la resistenza, ha chiarito il capo dello Stato, non significa tacerne "i limiti e le ombre".

Napolitano ha citato anche il discorso tenuto da Berlusconi un anno fa ad Onna, in Abruzzo. "Il nostro paese ha un debito inestinguibile verso quei tanti giovani che sacrificarono la vita per riscattare l'onore della patria ricordando con rispetto tutti i caduti senza che questo significhi neutralità o indifferenza. Si tratta in effetti", ha ribadito il presidente della Repubblica, "di celebrare il 25 aprile nel suo profondo significato nazionale. E' così che si stabilisce un ponte ideale con il prossimo centocinquantenario della nascita dello Stato unitario".

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Infine, l'ennesimo appello a "una comune assunzione di responsabilità" tra le forze politiche per superare i problemi che si sono venuti accumulando nei decenni dell'Italia repubblicana, talvolta per eredità di un più lontano passato. Occorre", ha concluso, "uscire dalla spirale di contrapposizioni indiscriminate".


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Napolitano esalta il 25 aprile. “Festa della Liberazione e dell’unità”.

24 Aprile 2010 0 Di Pantaleo Gianfreda
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