Fisco, soluzione francese per la Cgil. “Tassa dell’1% solo per i super ricchi”.

27 Marzo 2011 Off Di Pantaleo Gianfreda
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L’imposta sulle grandi ricchezze ispirata al modello in vigore in Francia colpirebbe appena il 5% della popolazione portando nelle casse dell’erario 18 miliardi di euro l’anno

 
Colpire il 5% più ricco della popolazione italiana con una tassazione straordinaria dell’1% porterebbe nelle casse dell’erario un extra gettito annuale di circa 18 miliardi di euro. E’ questa la proposta elaborata dalla Cgil in vista dello sciopero generale del 6 maggio. L’idea elaborata in uno studio del Dipartimento Politiche economiche del più grnde sindacato italiano è quella di introdurre una tassa ordinaria sulle grandi ricchezze ispirata al modello francese, con una previsione di imposta mediamente dell’1,0% a carico delle famiglie con una ricchezza complessiva sopra gli 800mila euro. Una mossa in grado come detto di generare un gettito di circa 18 miliardi di euro l’anno.
Nelle stime della Cgil si tratta di una tassa che “colpirebbe solo il 5% più ricco e ricchissimo della popolazione italiana e che non toccherebbe nessun altro ceto e reddito. Sarebbero infatti soggette a tale imposta tutte le famiglie la cui ricchezza complessiva, mobiliare e immobiliare, superi gli 800mila euro l’anno al netto dei mutui e delle altre passività finanziarie”. Allo stesso tempo, “ne sarebbero esclusi tutti coloro che, pur essendo proprietari di una o più abitazioni, nonché depositi in conto corrente, titoli di Stato o altre obbligazioni, non raggiungano il limite indicato”. 
Lo studio del sindacato elabora anche delle simulazioni per calcolare nel dettaglio gli impatti della nuova tassa. Ecco alcuni esempi di come agirebbe l’imposta grandi ricchezze basati sui valori contenuti nelle rilevazioni sui bilanci delle famiglie della Banca d’Italia.
1) Una famiglia di lavoratori dipendenti che – a prescindere dal reddito imponibile ai fini Irpef – è proprietaria di una casa dove abita con un valore di 130.000 euro e detiene 10.000 euro quasi tutti in depositi bancari, con solo un 10% in titoli di stato, obbligazioni e fondi comuni di investimento, per un totale di 140.000 euro di ricchezza netta non sarebbe soggetta all’imposta sulle grandi ricchezze e non pagherebbe niente di più.
2) Una famiglia di pensionati che – a prescindere dal reddito imponibile ai fini Irpef – è proprietaria di una casa dove abita con un valore di 500mila euro e detiene 250.000 euro in depositi bancari, titoli di stato e obbligazioni, per un totale di 550.000 euro di ricchezza netta non sarebbe soggetta all’imposta sulle grandi ricchezze e non pagherebbe niente di più.
3) Una famiglia di lavoratori dipendenti che – a prescindere dal reddito imponibile ai fini irpef – è proprietaria di una casa dove abita con un valore di 450.000 euro, un’altra casa con un valore di 250.000 euro ma che paga un mutuo su questa di 20 anni (per un montante di 150.000) e detiene anche 100.000 euro in depositi bancari, titoli di stato, obbligazioni, azioni, partecipazioni, per un totale di 650.000 euro di ricchezza netta non sarebbe soggetta all’imposta sulle grandi ricchezze e non pagherebbe niente di più.
4) Una famiglia di imprenditori e liberi professionisti che – a prescindere dal reddito imponibile ai fini Irpef – è proprietaria di una casa dove abita con un valore di 500.000 euro, un’altra casa con un valore di 300.000 euro e detiene 100.000 euro in depositi bancari, titoli di stato e obbligazioni, azioni e fondi comuni di investimento, per un totale di 900.000 euro di ricchezza netta, pagherebbe: Igr = 900.000 X 1,0% – 8.000
euro (detrazione fissa data dalla soglia) = 1.000 euro.
“Come appare evidente – conclude la Cgil – a subire un aumento del prelievo fiscale non sarebbe il 95% delle famiglie italiane ma solo i ricchissimi e gli ultraricchi, ossia appunto solo un 5% delle famiglie italiane”.

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Pantaleo Gianfreda
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