“Ho voglia di un bel pasticciotto”: il desiderio (esaudito) e la grande voglia di “normalità” di Serena, impegnata sul fronte lombardo del virus

15 Aprile 2020 Off Di Pantaleo Gianfreda
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Serena Meleleo (a destra) con il suo cartello

Quest’altra bella storia in tempi di coronavirus è già nota a tanti (ne hanno scritto nei giorni scorsi il “Nuovo Quotidiano di Puglia” ed altri giornali), ma merita di essere riproposta e riportata su questo blog cittadino… non fosse altro perché la protagonista è una nostra giovane, brava, bella e “serenissima” concittadina, infermiera da quattro anni presso l’Ospedale “San Raffaele” di Milano, che ha vissuto per anni nel nostro paesino (e vi ritorna spesso) in un tranquillo ed emblematico angolo domestico situato tra “verdi” speranze e “dieci pii” desideri che guardano fiduciosi verso la “via della rinascita”… quella “rinascita” che oggi tutti auspichiamo ed attendiamo.

“Ho voglia di un bel pasticciotto”!!!

Serena e un’amica sorridenti

Cosa altro poteva chiedere in vista della Pasqua la nostra Serena, infermiera in Sala Operatoria, spostata da oltre un mese sul “fronte bellico” della Terapia Intensiva Covid del “San Raffaele”, dove, pesantemente bardata da “astronauta” planato in pianeta sconosciuto e infido, combatte per dodici massacranti ore giornaliere, insieme a tanti colleghi, colleghe e medici, per arginare i danni di “corone di spine” che trafiggono tanta umanità dolente e spesso morente.

Cosa poteva chiedere?!? Un pasticciotto, naturalmente” … il mitico “pasticciotto”, “nato” a Galatina nel lontano 1745 nella rinomata pasticceria Ascalone e diventato uno dei simboli più “appetibili” del Salento, che riporta il cuore e la mente di Serena nel tranquillo “ventre materno” del Tacco d’Italia, nella lontana e rassicurante casa paterna (… mentre tanti se ne vanno “trafitti” e solitari nella “Casa del Padre”…), dove l’aspettano trepidi ed ansiosi papà Lucio e mamma Antonella.

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C’è una forte “simbologia” in questa “storia del pasticciotto”… una voglia di “normalità” ora perduta.

La storia nasce un po’ per caso e un po’ per gioco.

Alle ore 13,13 del 5 aprile, giusto per tentare di esorcizzare la tensione di lunghe e drammatiche ore vissute nell’assistenza ai “trafitti” dal coronavirus, Serena e tre altri colleghi/e (Beatrice Bertini, Alfredo Mario Ravizza, Mattia Barbariol) scrivono su facebook un messaggio dal tono giocoso: “Le nostre esigenze in una foto”.

Vi postano una loro foto con quattro eloquenti cartelli nelle mani: “Ho voglia di togliermi la mascherina”, è scritto in uno; “Ho voglia di un risotto” e “Ho voglia di polenta”, è scritto in altri due; “Ho voglia di un bel pasticciotto”, è scritto, invece, in quello mostrato dalla sorniona e sorridente Serena, “tarùn te Culupazzu”.

Serena con le “guantiere” 

Ore 18,57 dello stesso giorno: per incanto, la “voglia” è già soddisfatta, i pasticciotti materializzati e in parte consumati… A quell’ora Antonio Greco (guarda caso, anche lui salentino, originario di Cannole), addetto al “Settore Comunicazione” del potente e ramificato Gruppo sanitario “San Donato”, di cui fa parte il “San Raffaele”, posta una foto con lui e quattro infermiere, tra le quali Serana, ed un messaggio: “Grazie a Santu Paulu Salento Bar di Milano, uno dei loro desideri, a fine turno, si è avverato. Sono arrivati i pasticciotti. Grazie a Tony Ingrosso”.

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Tony Ingrosso è titolare a Milano del bar “Santu Paulu”, un nome dall’inconfondibile onomatopea salentina.

È originario di Sannicola e gestisce con la moglie Francesca Micoccio e con Rocco Micoccio, “salentini a Milano”, un bar che produce ed offre per la “Milano salentina” (i salentini che risiedono a Milano e i milanesi innamorati del Salento) prodotti alimentari-artigianali salentini tipici, come il mitico pasticciotto.

I tre non ci pensano due volte… impastano e infornano cinquanta pasticciotti e li inviano immediatamente al Reparto di Terapia Intensiva Covid del “San Raffaele”… con questo semplice, dolce e struggente messaggio di riconoscenza e solidarietà:

Miracoli della “salentinità” in Italia e nel mondo… quella “salentinità” che rassomiglia al suo tipico pasticciotto… una dolce “mescolanza” di valori millenari di umanità e solidarietà!

Quei pasticciotti e il gesto generoso dei titolari salentini hanno rappresentato per me uno spiraglio di luce. È duro essere lontani da casa in questi tempi difficili e non aver potuto trascorrere la Pasqua con i miei genitori e i miei fratelli Matteo ed Emanuele”, mi dice Serena con la sua tipica e connaturata “serenità” e commozione.

Ho voluto telefonarle per farmi raccontare direttamente da lei la “bella storia del pasticciotto” … “Ho sentito casa in quel momento…”, si emoziona Serena!

Dài, Serena… pazienta ancora un po’… tutto passerà! Quest’estate sarai con noi… non potrai certamente “saltare” il tanto atteso appuntamento di fine agosto, quando indosserai il tuo bel vestito bianco da sposa per giurare eterno amore al tuo compaesano Antonio e illuminare nuove vite di speranza!

Una bella foto di Serena e del fidanzato Antonio mentre tornano la scorsa estate a Collepasso

Grazie per quello che tu, colleghi/e e medici fate in Italia e nel mondo per fermare questo terribile mostro.

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Auguri per tutto, Serena… anche per il tuo prossimo matrimonio!

Pantaleo Gianfreda

Post scriptum

Mi piace riportare, a margine di questo articolo, un significativo post dell’11 aprile che mi sono permesso di “prelevare” dalla pagina facebook di Beatrice Bertini, collega di Serena al San Raffaele.

Leggiamolo e riflettiamo:

Diario di una pandemia mondiale giorno 47. PRIMAVERA INTERIORE 🌷

Ci manca estremamente il sapore della libertà.

Quando tutto sarà finito ricordiamoci di chi avremmo voluto abbracciare forte, ricordiamoci che niente va dato per scontato e che poter guardare il sole ogni mattina è un privilegio.

Stiamo imparando davvero il valore delle piccole cose.

Stiamo comprendendo il valore di un abbraccio, di un bacio o di una stretta di mano.

Stiamo comprendendo l’importanza di tutto quello che forse davamo per scontato, di tante cose che abbiamo valutato e di ciò che abbiamo sempre trascurato.

Noi, che andavamo sempre troppo di fretta e di tempo non ne avevamo mai abbastanza.

Il tempo ora sembra essersi fermato e la nostra vita è racchiusa tra le pareti di una casa o di un ospedale.

Tutto quello che ci sembrava scontato lo sarà meno.

Tutto ciò da cui volevamo scappare, adesso forse lo rivorremmo indietro.

Tutto ciò di cui ci lamentavamo, forse non era poi così male.

Approfittiamo di questo tempo per migliorarci, per riscoprire cosa conta davvero e per cercare, come dice la mia collega Giusi Caravello, la primavera dentro di noi 🌸💐🌺


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Pantaleo Gianfreda