“Preveggenza di un artista?”: riflessioni del nipote Vincenzo su un’”opera particolare” dell’artista Aldo Specchiarello, nato a Collepasso e morto a Milano

19 Febbraio 2021 Off Di Pantaleo Gianfreda
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Aldo Specchiarello (1929-2013)

Mi scrive Vincenzo Specchiarello, un collepassese che vive e lavora a Roma, fratello dei più noti Salvatore (detto “Patruddhru” per la sua passione e la “lettura” di sassi e pietre della preistoria) e Donatella.

Vorrei chiederti se fosse possibile pubblicare sul tuo sito un mio post facebook sull’artista Aldo Specchiarello, nonché mio zio, collepassese doc. Nella ricerca storica di una parte del suo vissuto ho ritrovato una foto particolare che mi ha dato il senso di una sua preveggenza”, scrive Vincenzo, allegando la foto di un quadro dello zio.

Pubblico di seguito la riflessione di Vincenzo e, in calce, le note biografiche dell’artista collepassese naturalizzato milanese, la cui vita e le cui opere sono ignote o poco conosciute nella nostra comunità, ma che meritano indubbiamente di essere segnalate.

Nel ricordo di mio zio Aldo Specchiarello, nato il 13 febbraio del 1929 (in questi giorni avrebbe festeggiato il suo compleanno), ho ricercato tra le foto lasciatemi alcune che raffigurano le sue opere artistiche più significative.

Di lui ho un ricordo speciale, anche perché mi ha spesso arricchito di lezioni importanti sull’essenza della vita, introducendomi alla filosofia. Soprattutto adesso riconosco nelle sue opere l’onestà intellettuale e la ricerca artistica e antropologica intorno all’essere umano e alle sue molteplici difficoltà. “Efficace ed equilibrato, egli fa della pittura sociale una elevata ragione di vita”: così lo descriveva un critico d’arte.

Nella ricerca storica di una parte del suo vissuto ho ritrovato la foto di un’opera particolare che mi ha dato il senso di una sua preveggenza.

Il dipinto è stato esposto in una mostra personale al Castello visconteo di Fagnano Olona (Varese).

Ciò che mi ha colpito (siamo nel 2002, quasi 20 anni fa) è il viso di una donna con mascherina, inserita al centro di una prospettiva circolare, in un turbinio di eventi drammatici nel contesto urbano-metropolitano sottoposto a continui divieti (esemplificati da diversi cartelli stradali), il tutto incorniciato da segni di astrazione intesa anche come estraniazione della dimensione umana.

Opera di Aldo Specchiarello. Al centro, la donna con mascherina

Particolare della donna con mascherina

Chiedo scusa a mio zio se, pur non essendo io un critico d’arte, ho commesso errori nell’esporre le caratteristiche di questo quadro, ma ho operato per deduzione secondo le mie impressioni ricercate nel vissuto attuale, vedendo in quest’opera tutta la drammaticità dello stato di crisi in cui stiamo vivendo.

Mi rimane però un dubbio: può egli aver previsto con veggenza lo stato attuale con così tanta devozione di dettagli?

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La domanda che si pone Vincenzo è indubbiamente avvincente e appassionante, data la drammatica situazione pandemica presente da oltre un anno, ma nessuno sa e può dare risposta! L’interrogativo rimane… anche perché quasi tutti gli artisti sono dotati di quel “sesto senso” profetico che guarda oltre il presente…

Vediamo, però, chi è questo illustre nostro concittadino, attingendo alle notizie che lo stesso Vincenzo e Google hanno fornito.

Note biografiche

Aldo Specchiarello nasce a Collepasso il 13 febbraio 1929 e muore a Bresso (Milano) il 7 luglio 2013.

Figlio di Salvatore Specchiarello e Vincenza Sansò, è il quarto di cinque figli. Trascorre la sua infanzia e vive la sua prima gioventù in un paese ancora prevalentemente rurale, segnato da disuguaglianze sociali e povertà. Numerose esperienze di vita del paese natio segneranno il suo percorso artistico.

Di lui, mi segnala Vincenzo, si parla probabilmente anche nel libro “Almanacco collepassese 2” di Orazio Antonaci: “Tra alcune foto degli anni ’50, vi è una di gruppo, a pag. 457, in cui sono ritratti alcuni ragazzi (Giuseppe Negro, Carlo Verardi, Alderigi Giuseppe Pellegrino, Carmine Mandorino, Giuseppe Rossetti), compreso mio zio, erroneamente descritto come Edoardo Spicchiarelli. È lui sicuramente, perché è lo stesso ritratto in un’altra foto a pag. 470, dove ci sono due militi, tra cui uno che sta effettuando delle prove con una radio e mio zio ha svolto il ruolo di radiotelegrafista durante il servizio militare”.

La sua formazione artistica inizia poco dopo il 1954, anno in cui si trasferisce a Milano, dove frequenta e si diploma nella prestigiosa Accademia di Brera. Dal 1967 partecipa a numerose mostre d’arte sia collettive (Palazzo della Gran Guardia – Verona, Accademia d’Arte Moderna Contemporanea Villa Muzzi – Vicenza, Museo della Scienza e della Tecnica di Milano ed in altri prestigiosi palazzi di città lombarde) che personali. Tra le ultime vanno ricordate: nel 2000 Sala Achille Ghiglione – Milano, nel 2001 Palazzo Serbelloni, Circolo della Stampa – Milano, nel 2002 al Castello Visconteo di Fagnano Olona – Varese

L’uovo, “leitmotiv delle opere di Aldo

L’uovo compresso tra le morse è stato un leitmotiv che ritornava spesso in alcune delle sue opere. L’uovo come matrice organica (come inizio d’ogni vivente, d’ogni Uomo), ma anche come incomparabile richiamo alla ratio, alla luminosa intelligenza della natura: è questo il simbolo che Specchiarello viene sviluppando in questi anni nell’incalzare della propria proposta poetica. Con questo suo uovo/uomo, affronta nel suo tumultuoso spessore la realtà violenta e prevaricatrice di questi nostri giorni, di questi nostri anni inquieti. Una realtà cruda, tagliente, che l’artista sente sulla propria pelle senza compromessi, senza cedimenti lirici, senza “fughe” estetiche, consolatorie o esorcizzanti” (Giorgio Seveso, critico d’arte).

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Ma questa attenzione verso ‘una realtà cruda, tagliente’ si ritrova anche nel suo impegno in opere a carattere sociale (vedi l’opera Lecce-Milano del 1951, dove si evidenzia il carattere doloroso dell’emigrazione meridionale, che, partendo da una situazione di povertà caratterizzata da una scatola di cartone, va alla ricerca di nuove speranze – destinazione Milano).

“Lecce-Milano”, il quadro sull’emigrazione di Aldo Specchiarello

L’uomo-uovo ritorna anche in alcune sue opere a carattere astratto-figurativo. Ma è in tutto il suo percorso, che è stato poliedrico, che l’uomo sotto l’aspetto propriamente antropologico mai scompare. 

Nelle sue ultime opere espone una selezione di opere grafiche, della vecchia e nuova figurazione, l’astratto lirico e geometrico, lavori concettuali e gestuali e alcune sue divagazioni, inoltre espone alcune strutture in plexiglas definite da autorevoli critici “oggetti Emblematici”, dove l’uomo assume in una tematica il discorso della problematica umana” (Alessandra Ghisolda Bellavere, critica d’arte).

Tra i tanti e ulteriori giudizi critici dell’opera di Specchiarello, due, in particolare, ne sintetizzano l’opera.

Sopra: “Cernobyl”. Sotto: altre opere di Aldo Specchiarello

Ery Vigorelli scrive: “Specchiarello ha scelto un modus espressivo arduo, difficile, sofferto che nulla concede al caso, al vezzo al lazzo coloristico. È un pittore “severo”, meditativo: intende l’arte come una missione…” e Candida Cutrufo: “… quella di Specchiarello è, a mio avviso, una pittura morale; ovvero una denuncia sociale attraverso la quale egli vuole riscattare l’uomo dai margini della sua esistenza, per condurlo sino a Dio”.

“Clochard”

In definitiva, Aldo Specchiarello è stato, secondo i critici, “uno degli artisti più singolari e interessanti dei nostri tempi… un artista difficile, che sfugge a un’etichetta oggettiva e valida come un cliché”.

Per chi volesse ulteriormente approfondire la sua opera, interessante la seguente presentazione di una sua mostra personale:

Non lasciatevi ingannare dalla modestia del pittore Aldo Specchiarello; egli è un valido e serio artista che dedica alla ricerca del pensiero e della forma il tesoro della sua professionalità indiscussa.Efficace ed equilibrato, egli fa della pittura sociale una elevata ragione di vita.

La mini-verifica di Bresso compendia venti anni di meditato lavoro e testimonia la visuale del suo indefesso lavoro rispecchiando le molteplici sfaccettature del nostro tempo.

L’attenta osservazione, l’attualità della sua tematica, tendono ad una composizione specifica. Nella evoluzione dell’Arte moderna, quale espressione dei sentimenti contemporanei, egli si aggancia magistralmente alle tradizioni più sentite.

Astratto

Dipinge prevalentemente ad olio e non tralascia mai una ricerca di composizione e una duttile forma di accostamenti coloristici che ne dimostrano serietà e costanza.

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Vi è nella sua arte una precisa, encomiabile compostezza che denota la cauta, attenta ricerca della espressione. Comunque, la sua opera si avvale anche di molteplici materiali con cui il quadro viene costruito secondo il valore delle diverse immagini.

Il marasma di sentimenti profondi, di sofferte impressioni, costituisce il centro focale dell’opera di Specchiarello che scaturisce dall’intimo della sua personalità.

Se la fonte della sua ispirazione non è consueta dobbiamo ammettere che egli sviscera i significati occulti della sua tematica. Volumi, dimensioni, piani, prospettive, forza cromatica, il tutto amalgamato in una sintesi perfetta, in una coerenza d’intenti che gli va riconosciuta.

“I somari”

Se il lavoro di Specchiarello si svolge sul piano sociale, non per questo egli impoverisce la sua opera attenta, le infonde invece una suggestiva, immediata comunicabilità. Egli trae dalla vita, dai suoi molteplici aspetti un archivio di sensazioni non comuni utili alla meta che si prefigge: l’Arte. E questa equilibrata ricerca ideologica, che non tralascia mai, lo accompagna verso nuove scoperte imprimendo al valore del segno una suggestione indiscussa.

Il suo anelito alle cose sofferte si traduce in una approfondita, drammatica chiarezza. Sempre impegnato con sé stesso, non si allontana dalla verità valorizzando il segno, portando avanti un di-scorso che gli è congeniale.

“Gallipoli”

La sua ricerca infaticabile e perenne si identifica nei suoi quadri quali “Venezia muore”, ora nella collezione privata dell’avvocato Mario Savasta; nel “Prigioniero” uomo sfinito, seduto a terra in un abbandono desolato e consapevole; nel suo “Lager di Wietzendorf”, in cui vi è tutta la forza espressionistica di un ineluttabile destino; in “Traguardo”, che ben sintetizza la catastrofe che incombe a chi persegue angosciosamente un fine irraggiungibile; nel suo spettrale albero della vita, al quale è crocefissa un’aquila: l’uomo.; nelle città desolatamente distrutte e senza vita del dopo Chernobyl: nella “Salita del Golgota”, in cui la croce, come supplizio, è portata da Dio in rappresentanza del genere umano. Insomma, tutto uno sfilare di opere sentite ed impegnale, con un loro preciso e polemico messaggio che raggiunge e convince. Ma chi conosce profondamente Specchiarello sa della sua sotterranea speranza: egli anela a un futuro sicuramente migliore, capace di appagare gli spiriti che sperano nella fratellanza e nell’amore reciproco (M.S.).

Insomma, un artista “a tutto tondo”, molto noto a Milano e apprezzato dalla critica, ma sinora poco conosciuto a Collepasso, suo paese natio.

Ringraziamo, perciò, Vincenzo Specchiarello per questa sua interessante e preziosa segnalazione.

Alcune delle altre numerose opere

“Pietre sulla città”

“Scena sacra”

“Astratto”

Astratto figurativo


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