Papa Francesco e la comunità ecclesiale: 7 domande a don Antonio Russo

Papa Francesco e la comunità ecclesiale: 7 domande a don Antonio Russo

12 Aprile 2021 Off Di Pantaleo Gianfreda
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Don Antonio Russo

Continua la pubblicazione delle risposte alle domande poste da questo blog a “pastori” e guide della comunità ecclesiale collepassese sulla figura e le iniziative di Papa Francesco.

Il 1° aprile sono state pubblicate le risposte di suor Consilia, Superiora della Scuola Materna Cristo Re.

È ora la volta di don Antonio Russo, parroco della Chiesa Matrice dal 3 ottobre 2020, dopo la prematura scomparsa di don Oronzo Orlando, e già parroco della Chiesa “Cristo Re” dal 25 agosto 2013 dopo aver guidato, dal settembre 1998, la Parrocchia “SS. Pietro e Paolo” di Zollino.

Don Antonio, nato a Collepasso il 16 settembre 1944 e laureato in Lettere, è diventato sacerdote in età adulta dopo aver insegnato, dal 1980 al 1994, presso l’Istituto Professionale di Collepasso, di cui è stato anche stimato direttore. Nel 1994, a 50 anni, matura la vocazione al sacerdozio ed entra nel Collegio Capranica di Roma. In questa città compie gli studi di Filosofia presso l’Università Pontificia S. Giovanni e quelli di Teologia presso la Pontificia Università Gregoriana. È ordinato sacerdote il 5 settembre 1998 nella nuova Chiesa Cristo Re dall’indimenticabile, dotto e amato arcivescovo di Otranto (poi di Bari) mons. Francesco Cacucci.

Di seguito le profonde e significative risposte di don Antonio Russo, che ringrazio sentitamente. (p. gianfreda)

D. “Il nome di Dio è Misericordia”, ha detto e scritto Papa Francesco nell’indire il Giubileo della Misericordia (novembre 2015-novembre 2016). Se tu dovessi dare un nome, come definiresti Dio e perché?

R. Certamente Papa Francesco ha avuto cognizione di causa nell’attribuire a Dio “il nome di Misericordia”. È vero, tale definizione è molto espressiva. Ma ogni volta che si attribuisce a Dio un nome si rischia sempre di limitare la Sua vera identità, il Suo essere Dio. Personalmente penso Dio come lo definisce l’evangelista Giovanni nella sua Prima Lettera: “Dio è Amore” (1Gv 4,8). Questo nome rivela gratuità, dono in pura perdita; non arretra neanche dinanzi al rifiuto, continua ad amare sempre, perché l’Amore disinteressato è così; ha un respiro inimmaginabile, molto ampio, trascende ogni realtà e comprende ogni altro nome che si possa attribuire a Lui.

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D. Istituzione e Carisma (da “cháris”, “grazia”), la prima identificata nella figura di Pietro, la seconda di Giovanni e Maria: cosa rappresentano per te le due dimensioni nella Chiesa e nella società odierne? La Chiesa ha bisogno di essere più istituzionale (Autorità/Governo/Pragmatismo) o più carismatica (Profezia/Grazia/Misericordia/Idealismo)?

R. Istituzione e Carisma sono due realtà necessarie. La prima, però, deve stare sempre al servizio del secondo, affinché quest’ultimo realizzi pienamente nel mondo il Dono ricevuto dallo Spirito Santo. Non ci deve essere sopraffazione, ma collaborazione affinché ciascuno porti a compimento la missione a cui è stato chiamato.

D. Qualcuno ha scritto che Papa Francesco riesce a far coesistere in sé la dimensione istituzionale e quella carismatica: Papa/Istituzione, Francesco/Carisma. Sei d’accordo? È evidente, però, che nei suoi messaggi e azioni prevalga il “carisma”, che è il “dono/compito della profezia”, e viene contrastato, talora duramente, da gerarchie e fedeli, che vorrebbero un Papa più attento al “dono/compito del governo”. Tu da che parte stai?

R. Mi sembra di aver risposto al punto precedente. La dimensione carismatica è fondamentale, quella istituzionale è strumentale, almeno credo.

D. Nel recente viaggio in Iraq, Papa Francesco ha rilanciato il dialogo interreligioso, incontrato l’ayatollah Ali Sistani e, nella Piana di Ur, terra di Abramo “padre di molte genti”, cui si richiamano le tre grandi religioni monoteiste, ha stretto, nel nome del “Padre che unisce ebrei, cristiani e musulmani”, un Patto contro guerre, armi, intolleranza, per la pace e il dialogo tra i popoli e le religioni. Cosa pensi di queste ed altre analoghe iniziative di Francesco?

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R. Dinanzi all’iniziativa di Papa Francesco in Iraq c’è poco da discutere. Il dialogo interreligioso tra le religioni monoteiste è sicuramente una nobile iniziativa, un nucleo fondamentale che potrebbe coinvolgere anche le altre religioni del mondo e l’intera umanità. Speriamo e preghiamo.

D. Papa Francesco sta attuando una vera e propria rivoluzione nella Chiesa, che in nome delle “Beatitudini” vuole sempre più attenta agli ultimi, ai poveri, agli oppressi: nella tua vita e nella comunità parrocchiale lascia indifferente questo cambiamento o sta contribuendo a cambiare te e la comunità?

R. Papa Francesco ha compreso molto bene il “cuore” del Vangelo e vive lo spirito delle Beatitudini; è il Vangelo vivente che ama con tutto sé stesso ciò che Gesù ha amato: gli ultimi. Penso che nessuno resta indifferente dinanzi a questa realtà, che il Covid-19 purtroppo sta manifestando nella sua crudeltà. La vicinanza della parrocchia a queste persone avviene già, nel silenzio e nel nascondimento, perché ogni persona, ogni famiglia ha una sua dignità che neanche l’essere povero può scalfire.

D. La pandemia da covid-19 sta modificando inevitabilmente abitudini e riti della vita sociale e della stessa vita religiosa. Cosa deve fare la Chiesa – e, nello specifico, la comunità parrocchiale – per recuperare spazio, tempo, persone e ruolo?

R. La comunità deve fare solo una cosa: Incarnare il Vangelo nella quotidianità per essere testimone autentica e credibile dinanzi al mondo. La Chiesa non fa e non deve fare proselitismo per recuperare persone, ma essere riflesso della luce del Risorto in una società che Lo emargina sempre più e che è affascinata da scelte anticristiche.

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D. Quali programmi e iniziative pensi che la comunità parrocchiale debba avviare perché il messaggio e l’esempio di Papa Francesco diventino “dono” per tutti i fedeli?

R. Prima di tutto portare a conoscenza e istruire la comunità circa i documenti che Papa Francesco pubblica di volta in volta. Poi, valutando le varie sensibilità e i carismi dei parrocchiani, proporre quelle iniziative di misericordia che il Risorto ci “suggerirà”, di volta in volta, per rendere sempre più viva, più bella e più conforme a Lui la Sua Sposa lungo la storia, tenendo sempre presente che su questa terra siamo in pellegrinaggio verso la vera e definitiva Patria, alla quale tutti dobbiamo e vogliamo tendere con tutte le nostre energie che il buon Dio ci dona.


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Pantaleo Gianfreda