Primarie tra Boccia e Vendola per la Regione

19 Gennaio 2010 Off Di Pantaleo Gianfreda
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L’Assemblea provinciale PD a Lecce con D’Alema

Democratici salentini e pugliesi uniti per Francesco Boccia, candidato presidente alla Regione Puglia: il messaggio arriva chiaro, diretto, non senza qualche punta velenosa contro Nichi Vendola e il suo eccesso di “personalismo” dall’Hotel Tiziano di Lecce, dove Massimo D’Alema riunisce gli stati generali del partito salentino, per unire tutti intorno alla figura dell’economista barese.

Scende ancora una volta in Puglia il leader Maximo, nella convinzione di ricompattare il Pd intorno al progetto riformista per la Regione Puglia, che un anno fa si propose come laboratorio politico, con l’esperienza di Brindisi, Bari e Foggia: da lì, per l’ex ministro degli Esteri, bisogna ripartire e superare lo scoglio delle primarie, che, D’Alema ritiene “sempre ben accette nel Pd, anche perché fanno parte del nostro statuto”, pur se arrivate in una fase piuttosto complessa e non priva di contraddizioni: “Ci siamo sempre adoperati per le primarie – ha affermato D’Alema appena giunto all’Hotel Tiziano – non abbiamo mai avuto qualcosa in contrario in merito: tuttavia ritenevamo che per farle ci volesse il consenso di tutti i partiti della coalizione, perché non fossero qualcosa di esclusivamente nostro. Il problema con Vendola è stato politico e lui lo sa bene: non si è messa in discussione la sua persona, ma la sua capacità di allargare una coalizione per evitare che il centrodestra riprendesse il governo della regione, un fatto che personalmente non mi lascerebbe molto felice”.

“Vendola – ha proseguito – invece di affrontare il problema in termini politici, ha preferito autocandidarsi, ritenendo che sulla base di questo le forze della sua coalizione avrebbero accettato questa mossa, senza tener conto che qualcosa nel quadro politico nazionale e locale è cambiato, e che, nonostante la sua notorietà, non è un leader in grado di realizzare ciò di cui ha bisogno la Puglia, ossia quella coalizione democratica attenta al Mezzogiorno e al paese. Le primarie, del resto, noi le facciamo anche per Vendola, per salvaguardare il suo buon governo. Ed è spiacevole constatare che proprio lui non lo abbia capito”.

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D’Alema ha assicurato il pieno sostegno a Vendola, se dovesse vincere le primarie contro Boccia, ma ha tessuto l’elogio dell’economista come la figura capace di essere quell’alternativa progettuale che il governatore uscente non può interpretare, sia per la capacità di allargare la coalizione, sia per un fatto generazionale, che porta nuova linfa ad una politica, in cui Vendola rappresenta il vecchio. Passaggio anche su Adriana Poli Bortone e sulla sua possibile candidatura nel centrodestra: D’Alema giudica questo approdo come “un peccato” e un “segnale di incoerenza” rispetto alle politiche antimezzogiorno del governo Berlusconi ed apre alla senatrice da coinvolgere nel progetto riformista. Anche su Emiliano, D’Alema si è detto convinto che sosterrà Boccia nella corsa alle primarie.

All’interno della sala conferenza dell’Hotel Tiziano, quella che battezzò con esiti diversi le campagne elettorali per le scorse provinciali dei candidati di centrosinistra, Loredana Capone, e di centrodestra, Antonio Gabellone, ci sono numerosi simpatizzanti del Pd salentino. Sul tavolo al centro del palco, tutti i principali esponenti del partito, tranne il dissidente Carlo Salvemini, uscito proprio oggi dal Pd, per sostenere Vendola. Sul suo strappo, bocche cucite e nessun commento.

Introduce l’assemblea una giovane democratica, che prova a fare una rilettura politica del quinquennio di Vendola, arrivando infine a sostenere la necessità di cambiare passo attraverso un candidato come Francesco Boccia, il volto nuovo che può permettere al centrosinistra di tornare a parlare di Mezzogiorno.

Tocca poi al segretario provinciale, Salvatore Capone, introdurre i temi dell’assemblea, sostenendo il valore di una “grande settimana di impegno per la Puglia e per il candidato del Pd”. Nel frattempo, arriva con qualche minuto di ritardo, proprio il personaggio più atteso, Boccia, che, saluta la gente e si accomoda a fianco di D’Alema e del segretario regionale, Sergio Blasi.

Toni duri sono quelli usati da Antonio Maniglio, capogruppo regionale del Pd, che, pur riconoscendo i meriti del governo Vendola, ha sottolineato gli “errori” e la scarsa attenzione da parte del presidente uscente ad un dato di fatto: “È cambiato quel centrosinistra che aveva eletto Vendola com’è cambiata anche la coalizione che lo reggeva”. Maniglio ha invitato il Pd a non incappare nello stesso sbaglio compiuto in Sardegna, dove sulla base di un presunto consenso sulla persona di Soru, il governatore è stato sconfitto dal “commercialista di Berlusconi”, e a non farsi abbagliare da “problemi creati da altri”.

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Sergio Blasi ha evidenziato la fatica di queste settimane, per arrivare ad un momento di sintesi delle diverse sensibilità, nella piena convinzione che tutto fosse poi orientato all’“unità del centrosinistra” e alle “primarie”, come strumento di quella unificazione, per battere il centrodestra e non permettere a Fitto di “tornare a governare questa Regione”: “Le primarie hanno un carattere fondativo per il nostro partito – ha chiarito – non come accade in Sinistra e Libertà che le fa solo quando conviene. Non siamo mai stati contrari questo strumento”. Blasi ha poi fatto un passaggio sul governo provinciale: “Ho letto che il presidente Gabellone ha scritto una lettera a Berlusconi per chiarire di non voler qui il nucleare: evidentemente ha un retro pensiero e sa che il governo vuole proprio realizzare in questa terra il nucleare”. “Ho sentito che un assessore regionale ha dichiarato che il suo cuore batte per Vendola. Io dico che il mio cuore – ha concluso – batte per tutto ciò che tiene lontano Fitto da questa regione”.

È stato, dunque, il turno di Francesco Boccia: il suo intervento, durato circa venticinque minuti, ha condensato alcune delle sue linee programmatiche per la Puglia che verrà, con attenzione alle politiche giovanili e le promesse di dare una casa ai giovani del territorio e di aiutarli con interventi mirati nella disoccupazione. Boccia ha, dunque, elogiato il governo Vendola, sostenendo i meriti delle sue politiche sull’urbanistica, del miglioramento della sanità, dell’attenzione al mondo delle piccole imprese, dei progetti “Bollenti Spiriti”. Ma ha anche promesso di voler apportare un contributo di miglioramento a quella esperienza, cercando di aprire il Pd ad una grande coalizione per il Mezzogiorno: “Domenica non si confronteranno Boccia e Vendola, ma due diversi modi di intendere il governo, due diverse coalizioni, una certamente più piccola e ristretta, ed una più grande ed ambiziosa”.

D’Alema ha concluso i lavori con un intervento, carico della sua proverbiale ironia: “È curioso che qualcuno ci chieda se possiamo governare con l’Udc, visto che lo facciamo già in molte parti della Puglia. Noi siamo amici di Nichi, ma siamo più amici della verità e di una proposta politica dell’alternativa. A Vendola abbiamo riconosciuto una leadership, che non ha saputo esercitare: non è che se gli accordi li fa lui, va tutto bene e se con l’Udc ci accordiamo noi, si tratta di inciucio. Certo, si è candidato nel nome del popolo, dei bambini, ma il problema non l’ha risolto, anzi l’ha complicato”.

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D’Alema ha poi fatto un passaggio sulla norma cosiddetta “Salva-Emiliano”: “Mi sembra una norma fortemente discriminatoria e di indubbia costituzionalità, che, a suo tempo, è bene ricordarselo Fitto volle contro la Poli Bortone”. Poi tornando sulle primarie, D’Alema le ha definite “inevitabili”: “Certo – ha affermato – abbiamo provato un certo dolore, quando Vendola ci ha detto che si candidava comunque, perché noi eravamo impegnati a cercare la via per unire”. Quindi, ha citato l’episodio delle due madri davanti a Salomone: “La vera madre – ha puntualizzato – si è scoperta essere che ha ceduto all’altra pur di non vedere diviso il figlio”.

Il leader del Pd ha riconosciuto dei meriti oggettivi a Vendola, che ha saputo portare una sinistra radicale a diventare governativa, ma “il punto è che non basta vincere le primarie, a me interessa vincere le secondarie e forse su questo bisogna ragionare”.

Infine ha concluso con una battuta: “Trovo paradossale che in una fase come questa dove, al di là dei limiti della modalità, l’Udc stia facendo nelle regioni una scelta prevalente per il centrosinistra, qui qualcuno cerchi di ostacolare questo allargamento. Berlusconi, impegnato com’è a sanare tutte le ferite del centrodestra, ha pagato dazio alla Lega, sacrificando al Carroccio il governatore del Veneto, quello con maggiore consenso in Italia. A noi l’Udc ha chiesto di proporre un candidato, non di sceglierlo. Eppure qualcuno nel partito ha esclamato: ‘Che arroganza!’”.


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