“La Salute, la Cura, la Legalità”, intervento di Rosalba Malerba

“La Salute, la Cura, la Legalità”, intervento di Rosalba Malerba

12 Settembre 2023 Off Di Rosalba Malerba
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Ricevo e pubblico un interessante e significativo intervento di Rosalba Malerba, assistente sociale (p.g.)

Rosalba Malerba

La nostra Costituzione, all’art. 32, afferma che “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge”.

La Riforma del Servizio Sanitario nel 1978 ha istituito il Servizio Sanitario Nazionale che garantiva la salute a tutti con prestazioni sociosanitarie, assistenziali, ospedaliere e farmaceutiche gratuite attraverso servizi territoriali di assistenza domiciliare, consultori, medici di medicina generale, farmaci e soprattutto con personale formato, preparato e attento.

Ma come tutte le cose che funzionano bene in Italia, vi è stata la corsa da parte di alcuni profittatori (soprattutto di case farmaceutiche e baronati sanitari) che, guardando solo ai propri interessi e sostenuti da una politica miope, hanno depredato letteralmente il Servizio Sanitario Nazionale e favorito la privatizzazione e la parcellizzazione delle attività in nome della razionalizzazione delle spese.

Nel 1985 Il Decreto Craxi dell’8 agosto ha determinato la separazione della spesa sociale da quella sanitaria; i Comuni che avevano creato i Centri di Aiuto domiciliare con Assistenti Sociali, Educatori, Assistenti Domiciliari, Medici, Infermieri, Psicologi, Podologi, hanno dovuto ridurre via via i servizi e dagli inizi degli anni ‘90 limitarsi a fornire con proprie risorse solo interventi (non più servizi) di assistenza sociale, trasporto e interventi su (non più servizi con o per) minori, anziani, disabili.

Il Servizio Sociale Professionale fonda il proprio ordinamento sull’art. 3 della Costituzione che sancisce il principio di “pari dignità sociale di tutti i cittadini che sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”.

L’Assistente Sociale è l’operatore privilegiato che ha il compito repubblicano di “rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che limitando di fatto la libertà dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.”

Nurse consoling a senior woman in the nursing home holding her hand in the nursing home

Nel 1992, in nome della razionalizzazione della spesa, arriva il “Riordino” del Servizio Sanitario Nazionale, il passaggio di competenze e risorse economiche alle Regioni e la trasformazione delle USL (unità sanitarie locali) in Aziende con l’impostazione di un servizio sanitario alternativo e parallelo in mano ad assicurazioni private e mutue volontarie (inizialmente fermato, ma che adesso abbiamo cominciato a conoscere e sperimentare sulla nostra pelle).

Il Decreto Legislativo del 30 dicembre 1992 n. 502 introduce la Responsabilità di pareggio di bilancio per le Regioni e toglie competenze sanitarie e responsabilità ai Comuni.

Nella istituenda Azienda Sanitaria, il vecchio Comitato di Gestione (e partecipazione dei cittadini) dell’USL viene sostituito dalla figura del Direttore Generale e da un collegio di revisori per l’osservanza dei conti economici del nuovo Servizio Sanitario Regionale e questi rispondono politicamente di tutte le scelte.

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Vengono introdotte forme di finanziamento regionale attraverso l’imposizione del pagamento diretto dei ticket per l’erogazione di prestazioni sanitarie, farmaceutiche, specialistiche e stabiliti dei Livelli Essenziali di Assistenza che sono serviti prevalentemente a “misurare” la quantità e la remunerazione delle prestazioni sanitarie erogate da ASL e Ospedali, a scapito di quelle sociosanitarie assistenziali che quando previste non hanno riconosciuto lo stesso valore terapeutico ed economico.

Un ricovero ospedaliero, con l’avvento del DRG (Diagnosis Related Group), deve rispondere prima di tutto alla quantificazione delle giornate di ricovero che quella specifica diagnosi determina per il rimborso economico al 100%, eventuali complicanze sono affrontate in altra sede e con altri tempi, altro personale e altra percentuale di rimborso.

Da qui le dimissioni non protette e indiscriminate che negli ultimi anni hanno determinato anche tante morti fuori dagli ospedali, ma raggiunto l’agognato obiettivo di un drastico calo della mortalità ospedaliera.

La netta divisione dei ruoli e delle competenze socio-sanitarie assistenziali da quelle cliniche determinano delle gravi mancanze, senza la presenza di un OSS in ospedale un paziente non può essere aiutato neppure a bere un bicchiere d’acqua.

La pandemia poi ha estremizzato ogni difficoltà costringendo tutti a modificare i propri comportamenti che non sono ancora stati metabolizzati e che hanno contribuito ad allontanare ulteriormente le istituzioni dalla cittadinanza con una burocrazia esasperata, lontana e indecifrabile.

Con la Legge 833/78 la persona e la sua salute erano il fulcro per il raggiungimento del benessere collettivo con attività di prevenzione e assistenza territoriale, i nuovi provvedimenti  al contrario hanno come scopo esclusivo il profitto e l’osservanza dei conti economici, le malattie sono diventate fonte di reddito per Case Farmaceutiche e malapolitica.

La prevenzione, il mantenimento, la cronicità sono state le vittime sacrificali da affidare sempre più prepotentemente alla cura esclusiva della famiglia.

E le famiglie isolate e abbandonate devono affrontare ogni tipo di necessità, spesso per i propri cari diventano infermieri, medici, tecnici, meccanici, ma talora non reggono e non sono rari gli episodi di cronaca in cui i genitori anziani uccidono figli disabili adulti e se stessi, figli anziani che uccidono genitori malati, anziani che uccidono il coniuge malato.

Non è consentito a familiari accudenti ammalarsi o addirittura morire, come di vivere una vita normale. Quando un elemento della famiglia ha delle necessità speciali, tutta la famiglia ne è coinvolta e condizionata.

Nel migliore dei casi le famiglie (quando ci sono) e/o gli stessi interessati lasciati da soli sono vittime e preda di organizzazioni che sfruttano straniere/i a cui richiedere lavori sottopagati, non qualificati e in nero, o malviventi che li raggirano per derubarli.

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Spesso persone in difficoltà preferiscono morire nell’indigenza assoluta perché vogliono, ricattandoli e ricattati, destinare i propri averi ad eredi che aspettano solo di ereditare.

Le famiglie non supportate dai servizi territoriali sono sole nel fornire assistenza, l’INPS non dà la possibilità di regolarizzare il lavoro dei familiari che si ritrovano dopo anni di prestazioni gratuite a non poter usufruire della disoccupazione e di un nuova formazione e inserimento lavorativo, anche quando per necessità rivestono (gratuitamente) il ruolo di Amministratore di Sostegno, sono persone non qualificate e private dei diritti di lavoratori.

Negli anni la sanità ha subito continui tagli e gli enti locali non hanno avuto trattamento migliore con il blocco del turnover e l’assenza di concorsi; i servizi territoriali di prossimità trasformati in esclusivi punti di erogazione di ridotte e parcellizzate erogazioni delle rare e centellinate prestazioni che le varie amministrazioni possono (e/o vogliono) erogare nelle pieghe dei loro bilanci e programmi politici.

In questo disastroso quadro sembra quasi impossibile mantenere le basi per una convivenza civile, la rivoluzione digitale, culturale e antropologica in atto sta modificando anche geneticamente le persone che attraverso i social vivono vite parallele e la realtà sembra una sovrastruttura indecifrabile.

La realtà è sempre fatta da persone e dalle loro fragilità, dal loro bisogno di relazioni umane, di sguardi, di abbracci, di condivisioni, di COMUNITÀ, di LEGALITÀ, di LIBERTÀ.

Dalla notte dei tempi, condizioni climatiche o rivoluzionarie non hanno annullato i bisogni primari delle persone, anzi l’umanità si è sempre prodigata a trovare il modo per soddisfare necessità e bisogni con nuovi strumenti.

Le persone hanno bisogno soprattutto di punti di riferimento qualificati che le aiuti a risolvere i problemi; occorrono mediatori e traduttori dei linguaggi burocratici di adattamento delle regole istituzionali incomprensibili e ricreare con azioni concrete di solidarietà, accoglienza, buon vicinato una comunità solidale e felice.

In una buona Amministrazione tutti dovrebbero sapere chi e cosa fare e la collaborazione tra i vari enti, professionalità, competenze specifiche e servizi sono la condizione per il raggiungimento dei migliori risultati.

La cittadinanza ha il diritto di pretendere professionalità e competenze specifiche garantite. Un Assistente Sociale Professionista è in grado di valutare complessivamente lo stato di bisogno e attivare le soluzioni personalizzate adeguate alla risoluzione dei problemi con la ricerca e creazioni di reti sociali protettive.

I servizi di colf e badanti, ma anche “assistenza domiciliare integrata”, sono superati da organizzazioni familiari mononucleari e sempre più abituati all’isolamento; servono nuove figure professionali che prendano in considerazione nuove forme di domiciliarità, ma anche iniziative che formino le nuove professionalità, cooperative, associazioni di volontariato e una nuova forma di protezione civile atte a conoscere e capire l’evoluzione delle nuove forme dell’abitare e della convivenza civile.

I servizi alla persona non devono essere una risposta standardizzata  in base alle esigenze organizzative di chi li offre, ma studiati e personalizzati. Solo questo ridurrà le spese e genererà nuove risorse umane e materiali più sostenibili.

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La formazione degli operatori e i servizi sociosanitari assistenziali, attualmente sono impostati ancora su ritmi e organizzazione ospedaliera, mentre il territorio e il domicilio delle persone hanno altre necessità e risorse curative da attivare.

Anche la scuola e il mondo dell’istruzione ha una impostazione ottocentesca con aule, lezioni frontali, programmi ministeriali da rispettare e genera dispersione scolastica, analfabetismo non solo di ritorno e ignoranza dilagante.

Occorre la formazione di nuove professionalità e una seria indagine conoscitiva per la conoscenza più approfondita del territorio e la rilevazione dei bisogni.

Il Servizio Sociale Professionale con gli strumenti professionali propri come colloqui, visite domiciliari, ricerca, insieme ad altri operatori qualificati come Educatori e Assistenti Domiciliari, presenti costantemente sul territorio con progetti assistenziali personalizzati, incentivano l’occupazione e il benessere collettivo.

Proprio in questi giorni è stata data notizia dai media locali dell’approvazione del “V Piano Sociale che interessa i territori di Casarano, Collepasso, Matino, Parabita, Ruffano, Supersano e Taurisano coordinato dalla dottoressa Gigliola Totisco.

Il Piano nazionale degli interventi e dei servizi sociali su diverse aree strategiche per disabili, minori, famiglie e anziani con il relativo piano regionale delle politiche sociali, nonché gli interventi da finanziare nell’ambito del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr), fanno da cornice all’attuazione del Piano Sociale di Zona dell’Ambito Territoriale.

Con il via libera al V Piano sociale di zona si consolida un sistema di welfare fondato sui livelli essenziali delle prestazioni sociali, garantito dall’impegno dei rappresentanti politici, degli operatori dei servizi dei Comuni e dell’Asl, dei referenti del terzo settore e di tutti gli attori, chiamati, ognuno nell’ambito delle rispettive competenze, ad essere parte propositiva e attiva dello stesso”.

Auspico per Collepasso l’istituzione di un qualificato Servizio Sociale Professionale che, con gli strumenti tecnici propri, possa studiare soluzioni adeguate, andare oltre l’offerta delle “prestazioni sociali” e proporre ad amministratori attenti (che i cittadini scelgono con il proprio voto e sostengono economicamente con le tasse), le strategie migliori per l’attuazione di buone Politiche Sociali.

La nostra Costituzione è lo strumento rivoluzionario a cui aggrapparci per ri-costruire una nuova comunità consapevole e civile; abbiamo il diritto di chiedere servizi di prossimità, ma anche il dovere di partecipare attivamente e sostenere iniziative atte a migliorare le condizioni e la qualità della nostra vita che passa dalla cura di sé e degli altri, contro una cultura capitalistica che impone corpi immortali e prestanti.

Un mondo che rispetta le persone in quanto esseri preziosi, come lo sono le persone fragili da proteggere e maneggiare con cura, è un mondo umano e per tutti.

Rosalba Malerba

Assistente sociale


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