Il “caso Cotardo”: un’ampia e acuta riflessione dell’arch. Francesco Longo, ex sindaco di Taviano

Il “caso Cotardo”: un’ampia e acuta riflessione dell’arch. Francesco Longo, ex sindaco di Taviano

6 Aprile 2024 Off Di Francesco Longo
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Ricevo e pubblico un’ampia e articolata riflessione dell’arch. Francesco Longo, già sindaco di centrosinistra del Comune di Taviano, urbanista e consulente tecnico, già Dirigente di Uffici Tecnici comunali, tra cui quello del Comune di Casarano. Ringrazio l’amico Francesco per le ampie e acute riflessioni. (p.g.)

Pantaleo, buongiorno.

Ho letto i tuoi ultimi articoli su Infocollepasso ed in particolare la notizia circa una diffida a Te inviata per un pezzo pubblicato circa venti giorni fa.

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Ho riletto il Tuo scritto e credo che la diffida abbia soltanto rappresentato una doglianza soggettiva e non altro, cosa comprensibile forse ma di qui ad arrivare a profili diffamatori non credo.

Ma io non sono né un giurista né un giureconsulto.

Però ho avuto a che fare con queste problematica un po’ di anni fa, quando ero sindaco nel mio Comune.

Sono stato pubblicamente attaccato con manifesti e sui social, indicato su FB con la mia foto a mo’ di un wanted, di un “ricercato”.

Non ho fatto ricorso a diffide o ai giudici.

Semplicemente ho spiegato il perché ed il percome della infondatezza di quanto mi veniva impropriamente attribuito.

Io sono della Prima Repubblica, allora quella era la politica!

Era una sfida continua per superare ciò che un Comune non ricco nel profondo Salento doveva risolvere.

Tu sai bene cosa ho sempre pensato.

Dobbiamo vincerla la sfida, perché le persone, i cittadini e le cittadine quando li fai soffrire per le mancate risposte non urlano. Ma ti archiviano.

Si allontanano piano piano, per poi non tornare più indietro. Continuano ad esserci, ma senza fidarsi.

E non si fideranno più di nessuno delle Istituzioni.

E nel vuoto del pensiero si inserisce il mal di vivere.

E non andranno più a esercitare il diritto di voto, e così oggi quasi la metà degli aventi diritto… non va a votare!

Forse alcuni associano il governo locale e il poter deliberare in Comune… al potere “di fare” tout court.

Io l’associo a una enorme responsabilità civile, etica e sociale.

E quindi non mai al potere … per il potere!

Poiché vi è una cosa che si chiama chiarezza nella dignità del fare e della coerenza. Significa dignità nella serietà.

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Che significa “prendere posizione”.

Non c’è una strada, un valico, un ponte che indichino apertamente l’intangibilità della vita e dei valori di una politica produttiva e positiva per la Comunità.

Il percorso lo si deve trovare… da soli!

L’economia incolla etichette e toglie dignità alle persone, la mercificazione non ha il senso del limite, ognuno ha la propria ossessione, il proprio fantasma da esorcizzare.

La convivialità culturale è l’opposto del familismo amorale e spesso… immorale.

In un’Italia in cui non mancano i “bamboccioni” e in cui emerge una tendenza ad “ereditare” anche gli incarichi pubblici, ora tornano in auge le riflessioni sull’eccessivo potere assegnato alla famiglia nella sfera pubblica.

Ed è proprio ad un familismo che avrebbe ormai assunto i caratteri dell’amoralità – se non dell’iniquità – viene imputato il mancato radicamento dell’etica pubblica nel nostro paese Italia.

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E con tutto ciò ognuno deve sempre fare i conti, specie se soggetto politico, e li deve fare per l’uomo e per la donna nella Comunità, per le giovani generazioni e per i più grandi di età.

Vale a dire che deve fare i conti con tutti quelli che a volte si sentono figli di un altro dio, o di nessun dio, anche con quelli che Ti aspettano all’uscita dei supermercati per raccattare pochi spiccioli, il resto di una spesa più o meno opulenta!

Molto spesso è la funzione a determinare la struttura, non viceversa.

Ora non c’è davvero più tempo da perdere.

E non possiamo fare finta di niente.

Anzi, c’è da ripartire da quel moto popolare ed ecumenico che denota un profondo desiderio di ancora maggiore cambiamento, in un percorso quasi… sinodale.

A Taviano, come credo a Collepasso, non è mai prevalsa l’indifferenza e, considerando come sono andate le cose in altri Comuni, per me… è quasi… un mezzo miracolo.

Per questo ancora sostengo che le città in Salento devono essere pensate, riprogettate e vissute in base alle esigenze emergenti di chi le abita e alla tutela principe del paesaggio e dell’ambiente.

Avere un buon rapporto con l’urbanistica e l’architettura riguarda proprio questo aspetto: non stai pensando solo un luogo, devi anche renderlo “attrattivo” perché è ciò che lo farà vivere meglio.

Ed è questa la responsabilità dell’Amministratore pubblico e dei Funzionari pubblici come degli ingegneri, dei geometri e degli architetti, questi ultimi che, come gli artisti, non vanno mai a riposo o in pensione!

Ora, ad esempio, si fa poca pianificazione territoriale per mancanza di fiducia nei cartigli e nella burocrazia e per assenza di coperture finanziarie, si, poiché la pianificazione… costa, e non poco.

Solo circa 40 Comuni su 280 in Puglia hanno il PUG!

E nemmeno si riescono a “pianificare le deroghe”, che pure in alcune situazioni – come nei Parchi Naturali retrocostieri rispetto al mare – … servono, anzi, quasi… occorrono!

Ma “fare” buona politica locale non significa rallentare, sclerotizzare, irrigidire, paralizzare, quasi… imprigionare.

Significa invece porre rimedio, aggiustare, sempre più “rammendare” il tessuto sociale della Comunità.

Certamente il vissuto ch’è forte non s’aggrinza, le radici profonde non gelano. Nulla di più o di meno.

C’è in giro l’aria di una utopia regressiva in chi promuove una specie di escalation di pace/guerra, una specie di concentrato di patafisica, aneddotica e dissipazione di parole.

Un coacervo di tante e sole… chiacchiere!

Che sono la “non risposta” della Pubblica Amministrazione alle domande arrembanti della Comunità!

È un metodo, questo, che va contro la logica scientifica, sulla cui scia tento di preservare la mia personale biografia intellettuale, coltivando pur sempre la virtù del dubbio e del limite.

Ma a parte ciò, trovo sempre singolare dover sentire da per dove e anche dalle Istituzioni una serie infinita di verbi coniugati al futuro – faremo, vedremo, lavoreremo, solleciteremo… – senza mai assumersi la responsabilità di una decisione concreta e fattuale.

Ora permane in me la consapevolezza di aver provato a pianificare e costruire a Taviano un pezzo, una parte di una cittadina desiderata moderna, forte ed efficiente, e al tempo stesso solidale, umana e non cinica.

Lo stesso tentativo che ritengo abbia fatto Tu per Collepasso.

Dice un antico proverbio che “… come il vento spinge le nuvole in cielo, così le passioni spingono gli uomini in terra…”.

In politica nei Comuni è proprio così. Difficile dirlo meglio!

Qui non stiamo parlando di una passione astratta fatta di ideologia e, alla fine, magari solo… di discorsi e di parole.

Parlo di passione a tutto tondo e in tutto: infatti io desidero le più lievi cose perdutamente, come le più grandi.

E in questo non mi dò mai tregua.

Ed è l’incessante passione per la mia terra la ragione interna di questo mio agire, dire, fare, scrivere, molto volto ad un ricercato e sperato miglioramento in generale delle condizioni di vita delle nostre Comunità.

Mi riferisco cioè ad un forte “sentire” per un ideale di città/società urbana, che è quello di dare agli abitanti ciò che da soli non riescono a raggiungere e di alleggerirli laddove possano correre da soli.

Gli amministratori ed i funzionari comunali, tutti costoro… non possono vivere in una bolla astratta – a volte… astretta! – perché il senso della politica e della gestione burocratica è vedere anche il futuro del vivere sociale, anticipare i bisogni umani, e per questo occorre essere molto inclusivi, aperti, attenti al domani.

Certo, poi c’è il piano o progetto delle scelte, che è un momento solitario, quasi… crudele.

Bisogna infatti arrivare ad una forma compiuta, unica, che sia una casa, una città, un servizio o una sedia. Una forma unica e sola.

Sono questi esami ineludibili.

E quando un pubblico amministratore insieme ai funzionari progetta “le scelte”, cioè decide di “disegnare” un solo futuro, così in tal modo sa di oscillare tra l’apertura al mondo e la chiusura nel suo mondo.

Si tratta di dare alla società dove si vive una nuova strada, un parco, una scuola, una piazza, un servizio pubblico, un mercatino, un negozio, una chiesa, oltre che… una casa!

Ma sempre… uno, uno solo di futuro!

Ed un possibile sotteso “pensiero” insieme ad una “visione!

Si chiama la “solitudine dell’amministrare”.

Che deve poter diventare pluralità consapevole di “uomini e donne”!

Ora che comincio a misurare l’agenda dei miei ricordi in decenni, ora che mi capita di avere più confidenza con la tristezza delle perdite e delle assenze, ora sento più forte la voce che ci dice di rallegrarci sempre di più, di rimanere sé stessi, noi medesimi, di volere e saper scorgere il profilo dell’aurora ambientale anche quando ci si senta sprofondati nel buio degli abissi e delle incertezze.

Servono anime belle… che continuino a dare coraggio, fiducia, luce e calore.

Servono a me ed a tanti come me e diversi da me.

Servono a noi tutti e tutte per coltivare speranza.

Anzi… le speranze!

Le diffide, le denunce penali, le polemiche non sono mai produttive. Si, a volte sono non evitabili, ma vanno subito ridotte ad episodio… passato!

In tal modo sulla Collepasso che ambisce a nuovi traguardi per Te sarà possibile poggiare tante speranze!

Ti conosco non poco, e sono sicuro che, al di là di incidenti di percorso estemporanei che si potrebbero ben evitare, Ti adopererai sempre e comunque con le Tue capacità personali nel dare una mano al servizio della Tua Comunità.

Auguri a Te e buona vita a Collepasso tutta!

Da Taviano, Città dei fiori addì 6 aprile 2024

Francesco Longo


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