Il “sublime” nella poesia di Salvatore Tommasi: il 9 dicembre, Auditorium parrocchiale Cristo Re, presentazione di “Spes Messis”

Il “sublime” nella poesia di Salvatore Tommasi: il 9 dicembre, Auditorium parrocchiale Cristo Re, presentazione di “Spes Messis”

7 Dicembre 2024 Off Di Pantaleo Gianfreda

Lunedì 9 dicembre, alle ore 18.30, presso l’Auditorium della Parrocchia Cristo Re, si terrà la presentazione di “Spes messis. Storia in versi di una vocazione religiosa” di Salvatore Tommasi, già docente di Filosofia, scrittore, poeta e autorevole studioso del griko, di cui, tra le tante opere, ha pubblicato anche un vocabolario.

Proprio un anno fa, il 18 dicembre, il libro veniva presentato per la prima volta presso l’Aula magna del Seminario di Otranto alla presenza di un folto e attento pubblico, di autorevoli relatori e dell’arcivescovo P. Francesco Neri (cliccare su articolo).

All’evento del 9 dicembre, introdotto e coordinato dal vostro cronista, interverranno il parroco Don Antonio Tondi; Umberta Colella Tommasi, autrice della “Nota introduttiva” al libro e, tra l’altro, protagonista del bellissimo romanzo di Salvatore Tommasi “Semi d’anguria. Una storia vera” (storia di Umberta bambina e delle sue sorelle, orfane in breve tempo dei genitori all’inizio degli anni ‘50); Cristiano Manta, un giovane seminarista di Collepasso; Antonio Corina, Medico ed ex seminarista; Salvatore Tommasi, Autore del libro.

Le letture di alcuni testi poetici saranno affidare a Maria Lucia Antonaci, Giuseppe Diso e Debora De Prezzo.

La serata verrà, inoltre, impreziosita dalla proiezioni di alcuni brevi e suggestivi video e dagli intermezzi musicali del violino del Maestro Enrik Michopulo. Non a caso ho voluto inserire nella serata le note musicali del mio vecchio amico Enrik, violinista e liutaio, musicologo diplomatosi all’Accademia di Belle arti di Tirana e specializzatosi negli anni ’60 in Cina presso l’Accademia per la costruzione di Pianoforti, una notevole attività concertistica alle spalle, ormai da alcuni decenni nostro conterraneo residente a Parabita.

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Le belle, profonde e sensibili poesie di Salvatore appaiono, infatti, note di violino che sfiorano, riaffiorano e/o affondano nell’animo, in particolare di chi ha vissuto l’esperienza infantile/adolescenziale/giovanile del seminario negli anni ’50-’60 e ‘70 del secolo scorso.

“Spes Messis” è, infatti, come scrive Leo Luceri, un “libro speciale”, che “sembra scritto in altri tempi e che ad altri tempi fa riferimento. È, infatti, difficile ai nostri giorni avere l’opportunità di leggere un’opera in versi che abbia una tale profondità, che rimandi a vicende vissute negli anni ’60 e offra uno sguardo su un mondo tanto specifico, su un’esperienza di vita perfino per quei tempi non molto comune” (cliccare su recensione).

Salvatore Tommasi

È lo stesso autore, con un certo pudore, come nel suo carattere, a confessare: “Ho conservato nel cassetto, per più di trent’anni, il racconto in versi di un’adolescenza (la mia) vissuta in seminario. Il carattere intimo e personale della storia e il suo contenuto prevalentemente religioso mi avevano indotto finora a non pubblicarla. La decisione alla fine di farlo credo sia un cedimento al senile bisogno di confessione e di testimonianza. In realtà, tutta la mia vita è stata segnata da quegli anni, nei quali ho seguito una (presunta) vocazione religiosa, poi abbandonata. Dedico lo scritto (piuttosto insolito e, forse, inattuale) ai compagni con cui ho condiviso la stessa, lontana, esperienza e lo affido alla sensibilità e comprensione dell’eventuale lettore”. … “Hanno scavato nella mia vita un solco, tutti quegli anni, profondo profondo…”, così apre in una delle prime poesie, “Il solco”.

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Umberta Colella Tommasi, nella “Nota introduttiva” al libro, scrive: “I versi di Spes Messis sono complessi e di ardua interpretazione. In essi c’è un sapere non facilmente accessibile a chi da quell’Hortus Conclusus, in cui giovani fanciulli si preparano ad essere tramite del divino sulla terra, si sente culturalmente lontano, come è il caso di chi scrive queste note. Ma in questi versi c’è molto di più. A me profana giungono suggestioni intense, a volte sublimi. Versi a tratti incomprensibili nel loro significato letterale, ma che penetrano nella mia anima e rovistano nel mio cuore e nella mia mente. Avverto nell’attraversamento esistenziale dell’autore, nei suoi conflitti, nei suoi dubbi, nei suoi sensi di colpa, nel suo sperimentare il dramma del peccato, sia pure veniale, nel suo andirivieni tra sacro e profano, la crisi di tutti noi uomini e donne di questo tempo. Un tempo in cui sembra smarrita la straordinaria capacità di percepire il Sacro che c’è in ogni essere vivente, a qualsiasi specie appartenga. Un tempo in cui si rifugge dal dubbio, si cerca l’assoluto non nell’aspirazione al divino, ma nel “qui ed ora””.

Le testimonianze dell’Autore e dei relatori, le letture di brani poetici, i brevi e significativi video-poesie (“Prologo”, “Attendite et videte”, “Trafficanti di cieli”, “Padre nostro”), le note del violino di Enrik… tutto fa presagire una bella serata di cultura e di amicizia, per la quale ringrazio sin d’ora chi vorrà essere presente, Don Antonio Tondi, sempre disponibile e sensibile ad ogni “contaminazione” e confronto culturali, e Tony Aluisi, generoso “mecenate” di eventi culturali (e non solo) nel nostro paese.

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Pantaleo Gianfreda

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