Ieri la “grammatica (italiana) impazzita” del padre geometra… oggi la “grammatica (istituzionale) impazzita” del figlio architetto padano
19 Gennaio 2025È apparso ieri sera su facebook un lungo post-“papocchio” a firma di un tecnico residente nella Padania, ma originario te Culupazzu, pubblicato su “Sei di Collepasso se…”, gestito da un Sindaco della provincia di Milano, totalmente “perso” per la Sindaca di Collepasso, che si diverte, dalla sua residenza di Rescaldina, a “rescaldare” i terrùn collepassesi.
L’illustre tecnico, trasferitosi da decenni nella grassa ed accogliente provincia mantovana di virgiliana memoria, viene da tempo acclamato da altolocati personaggi che sguazzano nei bassifondi politici locali come erede del grande archistar Renzo Piano, tanto che gli è stato affidato il core business (diremmo oggi) della progettazione di opere pubbliche, tra cui la nuova mensa scolastica, ritenendolo un “mago” nel settore.
Alcuni terrùn te Culupazzu, in verità, ricordando le sue origini natali, hanno da tempo coniato un simpatico identificativo per far capire chi è, dal momento che è poco noto a Collepasso… un nick name, diremmo oggi… lu ‘Ronzinu te la via te menzu… ‘u fiju te lu Carminucciu Crassu…!
Ho ricordato questa nomèa dialettale perché ieri sera ero a Parabita alla presentazione della nuova e bella opera vernacolare di Ortensio Seclì, “Sette Cunti per sette Proverbi”, quando il mio whatsapp è stato “bombardato” da messaggi contenenti le “pappardelle al sugo” dell’“arcangelo” Raffaele alias arch. Grasso.
Non riporto il post perché debordante ed eccessivamente lungo e barboso, ma vi invito ad andare a leggerlo sul gruppo facebook “Sei di Collepasso se…” … cioè, “se sei devoto di Santa Laura” (e leggere anche la “benedizione” e condivisione di quest’ultima, “sindaca per caso”)!
Vi confesso che dopo l’iniziale sbigottimento mi è venuto spontaneo sorridere…
L’iniziale sbigottimento era dovuto al fatto che il post è inusuale ed irrituale per un tecnico che riceve incarichi da un Comune… solo un “ignorantone” delle basilari regole istituzionali può scrivere parole così boriose ed arroganti, offensive e manipolatrici, per attaccare così brutalmente e con tanta supponenza un consigliere comunale
Ho sorriso perché, leggendo il lungo “papocchio”, mi è balenato nella mente il celebre personaggio di ‘o Marchese nella famosa scena descritta da Totò nella superba poesia “’A livella”.
“… Tutto a ‘nu tratto, che veco ‘a luntano? Ddoje ombre avvicenarse ‘a parte mia… Penzaje; stu fatto a me mme pare strano…Stongo scetato … dormo, o è fantasia? Ate che’ fantasia; era ‘o Marchese: c’o’ tubbo, ‘a caramella e c’ ‘o pastrano … Da voi vorrei saper, vile carogna, con quale ardire e come avete osato di farvi seppellir, per mia vergogna, accanto a me che sono un blasonato?! La casta è casta e va, si, rispettata, ma voi perdeste il senso e la misura; … e cosa aspetti, oh turpe macreato, che 1’ira mia raggiunga 1’eccedenza? Se io non fossi stato un titolato avrei già dato piglio alla violenza!…”
Perdoni, pertanto, il nostro ‘o Marchese te Mantova (già Marchesino te la Via te menzu) se qualcuno ha avuto l’“ardire” di “accostarsi” involontariamente a così alto “blasonato …titolato”!
Giusto … “la casta è casta e va sì rispettata”!
Ho sorriso, poi, perché mi sono venute in mente le ironiche definizioni, alcune molto simpatiche, “affibbiate” nel 1985 a sindaco, assessori e consiglieri comunali da un giornale, “Paese nuovo”, che veniva pubblicato all’epoca dalla sezione del Partito Comunista di Collepasso in talune occasioni, soprattutto in vista delle elezioni amministrative. Nell’aprile 1985, in occasione delle imminenti Amministrative, il giornale pubblicò una simpatica rubrichetta dal titolo “Miniflash sui 20 consiglieri comunali uscenti”, in cui si “pittavane” tutti i consiglieri comunali dell’epoca, sia della maggioranza democristiana che dell’opposizione di destra e di sinistra. Oggi, probabilmente, solo pochi riusciranno a capire il senso di quelle “etichette”, che vanno contestualizzate all’epoca della travagliata Amministrazione monocolore democristiana del quinquennio 1980-85 (ndr: per leggere bene e interamente l’immagine a fianco che riporta integralmente la rubrica, cliccare sulla stessa).
Tra queste, “grammatica impazzita…”, “affibbiata” allo scomparso consigliere geom. Carmine Grasso.
All’epoca eravamo entrambi consiglieri comunali.
Lu Carminucciu Grasso, che tanti ricordano, era un personaggio con il quale, “nel bene o nel male”, avevo sostanzialmente un buon e corretto rapporto. All’epoca eravamo stati entrambi all’opposizione in Consiglio e nella vita ci hanno accomunato anche altre esperienze: entrambi negli Organismi dirigenti del Consorzio “Ugento e Li Foggi” e di un’associazione provinciale/interprovinciale degli Olivicoltori, che ci permise anche viaggi all’estero cui partecipammo (Grecia, Spagna e, mi pare, Germania).
Carmine, però, aveva un “vizietto” (in comune con un altro illustre personaggio del Consorzio di Bonifica)… le rare volte che parlava in pubblico non riusciva quasi mai ad esprimere una frase compiuta senza che la lingua “inciampasse” sulla grammatica italiana, provocando spesso sorrisetti maliziosi tra gli astanti.
Da qui quel “grammatica impazzita…” che toccò al consigliere Grasso, che ne sorrise, come tutti noi!
Sia ben chiaro, Carminucciu, sebbene “furbetto” e un po’ “arrampicatore” politico e sociale, era alla fin fine ‘nu bonu cristianu e ha dato un contributo non secondario alla nostra comunità (ha presieduto per decenni, tra l’altro, la coop. “Oleificio Rinascita Agricola”, cui, dopo la sua morte, subentrò per un breve periodo anche il figlio padano che, a differenza del padre, non ha lasciato traccia alcuna nella cooperativa).
Oltretutto, Carmine era una persona umile, conosceva i propri limiti e in politica (e anche negli altri settori) preferiva essere riservato, non si esponeva più di tanto (salvo che nei sotterranei “giochi” politici) e, pertanto, sapeva stare al proprio posto e svolgere i suoi ruoli pubblici senza eccessivi esibizionismi o protagonismi.
Sarà stato anche “grammatica impazzita…”, ma era indubbiamente una persona che “sapeva fare e stare” nella società. Non travalicava né si sostituiva mai a ruoli altrui.
Si può dire altrettanto del figlio?!? Assolutamente no.
A differenza del padre, l’arch. Grasso ha dimostrato di violare le basi ben più importanti della “grammatica istituzionale”, che tra le sue regole inderogabili prevede che un tecnico che riceve incarichi da un Comune non possa sostituirsi, all’interno dello stesso, al ruolo politico di esclusiva competenza di sindaco, assessori e consiglieri e non possa, pertanto, (anche per deontologia professionale) attaccare in modo osceno un consigliere comunale.
Altro che Renzo Piano! Lo spocchioso ‘Ronzinu te la via te menzu non può permettersi il lusso di scrivere post, considerazioni e apprezzamenti fuori luogo e inverecondi. Come libero cittadino può certamente farlo, ma avendo prima la “decenza” e la dignità di rinunciare all’incarico ottenuto.
Con la sua “crassa” albagia il Grasso-“gradasso” ha dimostrato di non conoscere basilari regole della Pubblica Amministrazione e probabilmente di aver persino violato il Codice deontologico del suo Ordine professionale, vista l’inaudita arroganza nell’attaccare politicamente e veementemente un consigliere di opposizione, con la pretesa di essere al contempo tecnico e politico. Perché “politiche” sono le sue obbrobriose considerazioni, che spero siano solo “farina del suo sacco” e non siano state ispirate da altri.
La sua è solo tragica espressione di una “grammatica istituzionale impazzita…”!
Quel che indigna maggiormente è che né sindaco né presidente del Consiglio comunale abbiano sentito il dovere di alzare una doverosa voce in difesa del ruolo e della dignità di una consigliera comunale così barbaramente attaccata da un tecnico che ha tratto e trae “utilità” dal Comune di Collepasso, di cui Eliana Vantaggiato è consigliera, e che ha trasferito queste sue “utilità”, cioè le pingui competenze economiche ricevute dal Comune, nella lontana Padania dove risiede e paga le tasse. Anzi, la Manta, indegnamente “sindaca”, su facebook ha condiviso e plaudito i turpi attacchi dell’arch. Grasso, dimostrando di non aver alcuna dignità né ritegno istituzionali.
Pochi giorni fa, di fronte agli attacchi vergognosi di Elon Musk contro i giudici italiani, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha “fulminato” l’invadente magnate americano con una frase semplice e secca: “L’Italia sa badare a se stessa”.
La Manta non è certamente Mattarella, di cui “non ha nemmeno un’unghia” (al più, è solo un po’, se non tutta, “mattarella te capu”), né “sa badare a se stessa” e a Collepasso, se permette simili “invasioni di campo”.
Ho il sospetto che sia lei che il tecnico devono essere proprio terrorizzati dal sempre maggiore consenso che la consigliera Eliana Vantaggiato acquisisce nella nostra comunità. Probabilmente sono atterriti dalla sola idea che l’ascesa politica di questa donna coraggiosa e forte possa interdire loro in futuro i lauti guadagni che ambedue traggono dal Comune di Collepasso: la Manta ci costa oltre 4mila euro mensili per il suo incarico di sindaco e per l’architetto “è tutto grasso che cola” le decine di migliaia di euro che riceve per ogni incarico.
Al momento mi fermo a questo semplice “aperitivo”. Nei prossimi giorni, quando avrò tempo, mi premurerò di offrire una “lauta cena” al “tecnico” arch. Grasso e al “politico” Raffaele (… sarà stato “preso in fitto” dalla sindaca e dai suoi “scagnozzi”?!?) ed entrerò nel merito delle sue “grassate”.
Certo, “ci vuole tanta pazienza per sopportare tutte le offese” che l’ineffabile Manta e tutti “i nani e ballerine” di craxiana memoria di cui si circonda rivolgono “quotidianamente” non solo alla consigliera Vantaggiato, alla quale esprimo totale solidarietà, ma a tutti coloro che osano esprimere un pensiero libero e critico e, soprattutto, a tutta la comunità, offesa e vilipesa da certi inammissibili comportamenti.
A rivederci presto, Architetto!
Pantaleo Gianfreda