Evasori reali e surreali nel fantasioso mondo dell’orripilante centrodestra nostrano e nazionale

10 Agosto 2013 Off Di Pantaleo Gianfreda
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BerlusconiL’11 aprile scorso ho chiesto al Comune, come fanno tanti cittadini in difficoltà, di rateizzare il pagamento della Tarsu degli anni precedenti per un importo complessivo di € 1.825. Con delibera n. 64 del 16.4.2013, la Giunta ha approvato la rateizzazione. La richiesta è stata frutto di una mia libera (e doverosa) scelta e non conseguente ad alcun “controllo”, come qualcuno insinua e scrive.

Il Comune è da tempo debitore nei miei confronti di una cifra lorda di € 7.530 (e di altrettante nei confronti di due ex amministratori), passibile di aumentare a causa di scelte politiche scellerate e ritorsive da parte di Menozzi & C. Il debito è stato certificato dagli Uffici comunali competenti (Segreteria e Ragioneria), dal Revisore dei Conti (eletto dal centrodestra) e dall’Ancitel nazionale.

Nel rapporto “dare-avere” tra me ed il Comune, risulta, pertanto, un attivo notevole a mio favore che supera di gran lunga il mio debito. Eppure, io ho scelto di onorare, rateizzandolo, il debito nei confronti del Comune, anche per evitare ulteriori oneri Equitalia. I consiglieri di centrodestra, invece, nonostante i pareri positivi degli Uffici e identici diritti richiesti e riconosciuti nel passato ad alcuni di loro, hanno deciso, per ritorsione e vendetta, di non autorizzare gli uffici alla liquidazione del mio credito, comunque acclarato. In tal modo, l’Istituzione pubblica viene mortificata da rappresentanti incoerenti e disonesti, che pensano di “mettere a tacere” con questi “mezzucci” delinquenziali una voce dell’opposizione per loro scomoda… salvo, però, rimborsare all’assessore Felline (formalmente alla moglie) ben € 4.173,98 di oneri di urbanizzazione per la sua casa in costruzione in via Pascoli con un atto amministrativo del 20 maggio scorso. C’è chi aspetta anni per ottenere dal Comune quanto gli spetta. C’è, invece, chi riesce ad ottenerlo “in quattro e quattrotto”!

Queste incontestabili verità, oltre a dimostrare la “gestione allegra” e discrezionale dell’Amministrazione Menozzi, rivelano, altresì, che l’”evasore” non sono io che chiedo di pagare a rate il mio debito (l’amico, commercialista ed ex sindaco Vito Perrone, che ringrazio per le sue chiare prese di posizione, è stato esauriente al riguardo). “Evasori” sono amministratori che rifiutano di riconoscere senza fondamento giuridico e per pura ritorsione politica quanto dovuto per legge, gravando di ulteriori oneri il Comune, a causa della conseguente procedura giudiziaria avviata da parte degli altri due ex amministratori.

Recentemente, con sei delibere consecutive (nn. 130-135), la Giunta comunale ha approvato la richiesta di dilazione di pagamento della Tarsu a favore di ben sei cittadini collepassesi, uno dei quali ha chiesto di rateizzare la somma di € 1.449. Le sei recenti rateizzazioni vanno ad aggiungersi ad altre decine di rateizzazioni, approvate nel corso del 2013 dalla Giunta comunale.

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Per rispetto della privacy e della dignità dei soggetti beneficiari, i nomi di tali cittadini sono “oscurati” nella pubblicazione delle relative delibere pubblicate all’Albo Pretorio on line. I consiglieri comunali, però, possono avere la copia originale di tali delibere e conoscere i nomi. A differenza di qualche amministratore fedigrafo, io non renderò pubblico alcuno di questi nomi. Garantisco, però, che certi nomi sono sorprendenti e testimoniano un fatto inequivocabile: anche a Collepasso la crisi tocca tutti gli strati sociali della popolazione, persino le fasce medie. Di fronte alle difficoltà economiche e sociali, ogni cittadino dovrebbe dimostrare umanità, comprensione e, possibilmente, solidarietà. Speculare e farsi beffe di chi è in difficoltà non solo è disumano ed incivile, ma è dimostrazione di barbarie e malvagità.

FellineSecondo il ragionamento di Felline, infatti, chi, trovandosi in difficoltà economiche, non rifiuta di pagare quanto dovuto, ma chiede di rateizzare, è un “evasore”. Quindi, secondo tale “logica”, lo stesso Felline, che ha approvato le rateizzazioni, è complice di “evasori” e si è reso responsabile di vari reati: quale pubblico ufficiale non ha denunciato alle Autorità competenti gli “evasori” e ha permesso con il suo voto la “consumazione” di un grave reato. A meno che Felline abbia scritto, come è evidente, falsità e diffamazioni!

Si pensi che il suo leader Berlusconi è oggi ufficialmente un pregiudicato, condannato definitivamente a quattro anni di galera per aver sottratto al fisco circa 270 milioni di euro: 500 miliardi delle vecchie lire! Una cifra enorme e spaventosa! Su questo “dettaglio”, però, Felline è evasivo e latitante…

Certo, trovo curioso che egli abbia deciso di “mettere alla gogna” il sottoscritto a distanza di  due mesi dall’approvazione della delibera di rateizzazione. Trovo anche incoerente che egli non abbia reso noti i nomi degli altri cittadini che hanno ottenuto uguale rateizzazione. Così come trovo strano che un assessore alle Attività produttive non denunci certe evasioni così a lui vicine e familiari.

L’intento diffamatorio nei miei confronti è evidente e dimostra l’estrema barbarie del soggetto, la sua inaffidabilità e inadeguatezza di pubblico amministratore. Dopo un fatto così devastante avrebbe dovuto sentire il dovere di dimettersi. Oppure Menozzi avrebbe dovuto dimissionarlo. Ma chi avrebbe, poi, dimissionato Menozzi per le sue “evasioni”?!?

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“Mettere alla gogna” chi si trova in difficoltà economiche è immorale e canagliesco. Lo ha riconosciuto persino qualche amministratore di centrodestra, che mi ha personalmente espresso solidarietà, esternando tutta la sua indignazione per l’atto barbarico ed incivile del suo collega. A dimostrazione che anche nel centrodestra collepassese c’è qualche, seppur raro, galantuomo. L’essere stato messo sotto accusa per un atto così devastante e incredibile all’interno della sua stessa maggioranza, dimostra che gli atti inconsulti di Felline turbano persino alcuni dei suoi stessi amici. Così come ringrazio i tanti cittadini (per tutti Pier Giuseppe Errico), che  mi hanno espresso vicinanza e solidarietà e condannato il turpe gesto felliniano.

Per questo sto riflettendo ancora se presentare o meno, nei termini previsti e considerato che vi ricorrono tutti gli estremi, denuncia contro Felline e gli autori di commenti altrettanto ignobili, basati su falsità enormi e considerazioni canagliesche, ispirate all’odio che il centrodestra ha fomentato, oggi come amministratori di maggioranza e ieri dall’opposizione, nei miei confronti, cercando in tutti i modi e con tutti i mezzi di crearmi difficoltà e mettermi a tacere. Stiano tranquilli: nonostante il disgusto che mi provocano e sino a quando il buon Dio mi darà salute e forza, non ce la faranno! La mia onestà e moralità sono in grado di superare anche questa prova. In quaranta anni di attività politica non mi sono arricchito né ho approfittato dei miei diversi ruoli politici e sindacali locali e provinciali per trarre vantaggi personali e familiari. In questo mio comportamento riconosco, anzi, di essere stato troppo rigido. Se guardo indietro, mi rendo conto che avrei potuto tranquillamente, senza venir meno ai miei principi, pensare un po’ più a me stesso e alla mia famiglia. Non l’ho fatto. Me ne pento e ho il dovere di chiedere scusa alla mia famiglia e solo ad essa.

Permettetemi, infine, alcune considerazioni sin troppo ovvie, che l’inconsapevole assessore mi offre freudianamente “su un piatto d’argento”, sulle “vere verità” che hanno “sconvolto” Felline e i suoi sodali.

Dopo aver per anni insinuato le cose più aberranti ed inverosimili sulla mia persona, dopo aver scritto e sparso veleni su chissà quali “affari” o interessi economici da parte mia, oggi costoro scoprono che io sono…  povero! Questa “scoperta” per loro è stata sconvolgente! Contraddice e smentisce anni ed anni di dicerie, di insinuazioni, di fango che hanno buttato a piene mani nei miei confronti. Altrettanto sconvolgente la loro reazione. Non poter più insinuare su miei ipotetici “affarismi”, li porta oggi a speculare rabbiosamente ed in modo incivile sulla mia difficile situazione economica. Per costoro è inconcepibile la sola idea che un uomo impegnato per tanti decenni in politica non si sia arricchito né abbia mai approfittato (come fanno loro). Potevano comportarsi in modo dignitoso e tacere. Hanno reagito nel modo peggiore. Da persone incivili, amministratori fedigrafi, miserabili mestatori di professione. Per loro evasore non è un delinquente straricco come Berlusconi, un pregiudicato condannato alla galera e sotto inchiesta per altre vergognose vicende. Per loro “evasore” è solo un avversario politico povero, che, nonostante un credito vantato nei confronti del Comune, pur di pagare il suo debito è costretto a fare outing, cioè a palesare le sue difficoltà economiche e chiedere di dilazionare la Tarsu.  

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Non mi vergogno della mia povertà e auguro a me stesso e alle tante famiglie in difficoltà tempi migliori. Nonostante tutto, mi sento “ricco” di valori e di idee. La povertà non è una vergogna. Anche perché, senza volerlo, con il suo articolo Felline ha inconsciamente “gridato” a tutti la mia onestà… ma mi vergogno ugualmente di amministratori “miserabili” (“abili”, cioè, nelle “miserie”) come lui.

Ti perdono, povero Felline! Perché il vero “povero” sei proprio tu! I tuoi antichi e recenti ruzzoloni di sciocco superman fanno di te solo un “poveraccio”, di cui avere pietà e compassione!!!

berlusconi-condannatoMi dispiace solo che questo nostro sfortunato paese debba essere amministrato da soggetti simili! Mi dispiace, soprattutto, per tutti coloro che non sanno riconoscere e condannare i veri e macroscopici evasori né prendere atto delle drammatiche verità di un’Italia da vent’anni sotto il giogo di un grande criminale e corruttore, quale è stato provato essere Berlusconi, che ha pensato solo ai suoi grandi interessi economici, “modello” di vita e di politica per tanti micropoliticanti locali e tanti cittadini… certo, se “tanto mi da’ tanto”, mi pare che tanti, nel loro piccolo, non siano certamente diversi, almeno mentalmente, da un pregiudicato, che, nonostante una condanna a quattro anni di galera per evasione fiscale, non sente nemmeno il dovere di dimettersi, come avverrebbe, per molto meno, in qualsiasi altro Paese civile del mondo…


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Pantaleo Gianfreda